Decreto sui controlli nel bio, una rivoluzione a metà

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Federbio propone il nuovo Comando unità per la Tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri come autorità più qualificata per migliorare l’efficacia dei controlli sul biologico italiano. Perplessità sul testo preliminare anche da parte dall'Alleanza delle Cooperative

Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il testo del nuovo decreto che sostituirà il decreto legislativo n.220/95 in materia di controlli e certificazione del biologico. Il testo dovrà ora ottenere i pareri delle due Camere e delle Regioni; il Governo ha previsto di concluderne l’iter entro febbraio 2018. Le nuove disposizioni prendono spunto anche dalle criticità evidenziate dalla trasmissione Report andata in onda a ottobre del 2016, ma intervengono esclusivamente sugli organismi di certificazione e sugli operatori, introducendo per i primi norme per prevenire il conflitto d’interessi e un sistema sanzionatorio che, per la parte amministrativa, viene esteso anche agli operatori. Vengono invece confermati e rafforzati ruolo e potere dell’Ispettorato centrale repressione frodi del ministero, al cui operato negli anni più recenti va attribuita la responsabilità principale delle inefficienze e della burocrazia macchinosa del sistema di certificazione del biologico italiano.

La vigilanza dell'Ispettorato centrale si è rivelata infatti - secondo Federbio - costosa e a tratti inefficace. Non ha effettuato interventi adeguati sugli organismi di certificazione anche a fronte di denunce, e non ha sviluppato attività di coordinamento del sistema di certificazione (problema stigmatizzato anche dalla Commissione europea a conclusione dei suoi audit). Anche per questi motivi ci si sarebbe attesi, finalmente, un passaggio di consegne al nuovo Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, che mette assieme le competenze del Corpo Forestale dello Stato e del Nucleo Carabinieri Politiche Agricole.
Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri per di più ignora il Reg. Ue 625/17 - ricorda Federbio -, che è entrato in vigore a fine aprile scorso e riforma tutto il sistema dei controlli ufficiali di alimenti e mangimi.

«Chiediamo da anni una riforma radicale del sistema di certificazione di settore, a cui abbiamo lavorato concretamente in tutte le precedenti legislature - dichiara il presidente di FederBio Paolo Carnemolla -. Abbiamo denunciato, come Federazione che rappresenta tutte le componenti del biologico italiano, le inefficienze e i comportamenti scorretti di tutti i protagonisti del sistema di certificazione, anche quando si è trattato di organismi di certificazione soci di FederBio, come ci ha dato atto Milena Gabanelli nel corso della trasmissione Report del 10 ottobre scorso. Abbiamo dato piena disponibilità al ministro Martina a sostenere un provvedimento che intervenisse in maniera drastica su alcune degenerazioni del sistema di certificazione e quindi accogliamo di buon grado alcune novità introdotte dal testo approvato dal Consiglio dei Ministri».

«Non possiamo però accettare – continua Carnemolla -  che si intervenga in maniera drastica solo sulla parte privata del sistema, ovvero su organismi di certificazione e operatori, con evidenti impatti e oneri, lasciando all’Ispettorato centrale repressione frodi le medesime funzioni e responsabilità per le quali si è dimostrato negli anni recenti quanto meno inadeguato, attribuendogli un potere ancora maggiore attraverso un sistema di sanzioni amministrative pericolosamente discrezionale e autoreferenziale».

«Ci chiediamo – conclude Carnemolla -  che senso abbiano avuto la riforma del Corpo Forestale e la costituzione di un nuovo Comando presso l’arma dei Carabinieri, che comprende anche le competenze del Nucleo antifrodi operante presso il Mipaaf, se questa che è la più grande e qualificata forza di polizia ambientale e agroalimentare in Europa non viene utilizzata a tutela di un settore strategico per ambiente e agroalimentare come il biologico. Una scelta che agevolerebbe anche un maggiore coinvolgimento delle Regioni, altrimenti di fatto escluse dall’attività di vigilanza nel loro territorio».

«La normativa vigente nel nostro Paese è datata 1995 – spiega Andrea Bertoldi, Coordinatore del settore biologico dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari – ed è sicuramente positivo che il governo italiano abbia provveduto attraverso il decreto legislativo ad aggiornare le disposizioni in materia di controlli e sanzioni. Un intervento atteso e necessario, ma che appare come il risultato di una volontà di trovare in gran fretta e in maniera sommaria la soluzione a un problema reale, quale quello dei controlli sull’agricoltura biologica».

Decreto sui controlli nel bio, una rivoluzione a metà - Ultima modifica: 2017-06-21T09:00:38+02:00 da Alessandro Maresca

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