«Più forza al modello Italia»

Agroalimentare e territorio, con Expo la tipicità italiana è diventata il modello di riferimento. Per Luca Bianchi (Mipaaf) la kermesse milanese ha assicurato un guadagno di immagine, un accresciuto credito da giocare sui tavoli internazionali, ma anche sostanziale. Dando più forza ai progetti di valorizzazione come la rete del lavoro agricolo di qualità e all’impegno di semplificazione burocratica di “Campolibero”

Sei mesi di grandi energie e risorse attorno alla sfida della produzione sostenibile e poi stop, titoli di coda sull’Expo milanese. Un grande successo d’immagine per l’agricoltura italiana (I numeri di Expo 2015) ma quali sono i risultati concreti raccolti dal nostro sistema produttivo?

«Il successo registrato dalla manifestazione milanese non è legato (solo) ai record di presenze, ma al fatto che il messaggio sia passato». Luca Bianchi (qui un breve identikit) è da poco più di un anno e mezzo al vertice del dipartimento per le politiche competitive e la qualità agroalimentare del Mipaaf. L’articolazione che tra l’altro si occupa della partecipazione del ministero alle fiere: senza dubbio la più indaffarata fino al 31 ottobre, giorno di chiusura dell’Expo.

Luca Bianchi, capodipartimento DIQPI del Mipaaf
Luca Bianchi, capodipartimento DIQPI del Mipaaf

«All’inizio molti ritenevano impossibile poter parlare di cibo per sei mesi ogni giorno, oggi invece chi è andato ad Expo è consapevole di aver partecipato ad una grande festa tematica, il messaggio dell’obiettivo della sostenibilità della produzione agricola è decisamente recepito e l’Italia, con i suoi prodotti di qualità e il ”vizio” (o meglio: virtù) di mettere il comparto primario al centro dello sviluppo territoriale, è diventata il modello di riferimento».

Tipico e bio, eccellenze da difendere

Qual è quindi l’eredità della kermesse? «Momenti di confronto come quelli dedicati alle indicazioni geografiche (il 15 giugno si sono tenuti gli Stati generali delle Indicazioni geografiche italiane; il 12 ottobre l’Assemblea mondiale delle Ig) hanno consentito di ribadire l’impegno a tutelare l’identità territoriale del cibo. Sul piano pratico si è riusciti ad avviare un protocollo d’intesa con la Gdo che prevede l’avvio di campagne di promozione ad hoc e vendite su scaffali dedicati e, sul piano del confronto internazionale, si è accesa una maggiore attenzione sull’obiettivo del riconoscimento della proprietà intellettuale delle denominazioni d’origine nelle parallele schermaglie del trattato Usa-Ue sul commercio (Ttip). Le giornate sul biologico (la Festa del bio, la giornata dedicata all’agricoltura biologica, innovativa e sostenibile si è tenuta il 29 settembre, promossa dal Mipaaf con Expo Milano 2015 e il Parco della Biodiversità) non sono state solo l’occasione di celebrare la crescita di un settore strategico in cui l’Italia eccelle, ma anche di coagulare interesse rispetto alle nostre posizioni in vista della riforma europea di settore, in particolare riguardo al tema della reciprocità del regime di importazione. La logica che il ministero ha seguito non è stata però quella di portare ad Expo ogni giorno un prodotto o un settore diverso, bensì quello di  affermare le specificità del nostro sistema produttivo, incentrato su una qualità che fa leva su processi sostenibili ed equi».

La sostenibilità etica parte dal lavoro

La recente istituzione della “rete del lavoro agricolo di qualità”, con il suo pacchetto di misure contro le irregolarità nei rapporti di lavoro, mira proprio a questo.«Certo: a incentivare la sostenibilità sociale del sistema produttivo, anche in relazione alla crescita, in tutto il mondo, della domanda di certificazione etica, con una forte attenzione a questo tema sia da parte della distribuzione che dei consumatori. In questo senso gli interventi previsti contribuiscono anche, perchè no, ad una valorizzazione commerciale della produzione agricola. La forza della rete del lavoro agricolo di qualità è quella di mettere insieme molti soggetti: Mipaaf, ministero del Lavoro, Inps, sindacati, organizzazioni professionali agricole. La cabina di regia contro il caporalato è stata per fortuna istituita all’interno del pacchetto “Campolibero”, ben prima dei casi di cronaca di questa estate. L’intento è proprio quello di spostare l’attenzione da una concezione di qualità incentrata solo sul prodotto ad una che fa leva anche sulla virtuosità dei processi, con un approccio che mira, oltre a reprimere duramente gli illeciti, a premiare “chi fa bene”, anche attraverso la semplificazione dei controlli per chi aderisce volontariamente alla rete autocandidandosi a rappresentare la punta di diamante del comparto produttivo agricolo».

La strada giusta per stroncare il fenomeno del caporalato?

«Un ulteriore approccio fondamentale è l’attenzione al tema dei servizi, perchè è indiscutibile che il “caporale”, all’interno della nefanda attività che svolge, fornisce anche dei servizi. Per questo stiamo lavorando assieme alle Regioni e al ministero del Lavoro per strutturare valide alternative, strumenti avanzati in grado di fornire attività di aggregazione e trasporto della manodopera. Un’iniziativa che può responsabilizzare il comparto primario, eliminando qualsiasi alibi per chi è contiguo a fenomeni criminali di sopraffazione personale. Il successo delle adesioni alla rete del lavoro di qualità (LAVORO E GIOVANI: il dettaglio) ci spinge a considerare che strumenti come questo siano strategici per valorizzare aree come il Mezzogiorno, la cui vitalità cresce proprio in relazione al comparto primario. Lo rilevano i dati sull’occupazione e anche quelli sull’export, ma il riscontro arriva soprattutto dai giovani, con l’aumento degli iscritti nelle Facoltà di Agraria specialmente al Sud. È l’effetto positivo a cui ha contribuito anche il pacchetto di 10 misure predisposte dal ministero per favorire l’occupazione e l’imprenditorialità giovanile».

Malaburocrazia nel mirino

Frutto del rinnovato impegno ministeriale sul fronte della semplificazione e della lotta alla malaburocrazia. «Dematerializzazione e registro unico dei controlli sono tra gli interventi che si stanno rivelando più efficaci del decreto “Campolibero”, fortemente sostenuto dal ministro Maurizio Martina: semplificazione e informatizzazione portano più efficienza, con un effetto sul Pil agricolo stimato in oltre 3 milioni di euro».

Misure su cui pesa la difficoltà di accesso alle reti internet che si registra nelle zone agricole italiane.  «All’interno del progetto nazionale in favore della banda larga, finanziato tra l’altro anche tramite i Psr, il ministero ha dato il suo contributo sia in termini di risorse che di capacità progettuale. In vista dell’obiettivo 2020 possiamo aspettarci una significativa riduzione del digital divide, poi però occorre che le aziende siano pronte, dimostrando capacità a produrre contenuti e a vendere prodotti online».

«Più forza al modello Italia» - Ultima modifica: 2015-12-25T08:49:48+01:00 da Lorenzo Tosi

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