Vino, il climate change fa più danni della guerra

climate change
Mediterranean vineyard harvest farmer farming cabernet sauvignon grape field in Spain
Vendemmia 2017 sotto i 40 milioni di ettolitri. Le conseguenze tecniche ed economiche

Vendemmia anomala, turbata dal clima. Siccità, grandine e gelo tagliano le rese e anticipano le raccolte. Assoenologi ha lanciato l’allarme nelle prime previsioni 2017 elaborate alla fine di agosto (in Tab.). «La vendemmia – commenta Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi- registra dati negativi in tutte le regioni e la situazione è oggi ancora più pesante del -24% stimato: è un'annata povera anche sul piano qualitativo».

LE PRIME PREVISIONI ASSOENOLOGI
Regione Prod. 2017 (migliaia hl) Var. Su  2016 (%)
Piemonte 2.160 -15
Lombardia 1.100 -25
Trentino A.A. 1.090 -10
Veneto 8.610 -15
Friuli V.G. 1.570 -15
Emilia Romagna 6.270 -20
Toscana 2.110 -30
Marche 710 -25
Lazio Umbria 1.360 -40
Abruzzo 2.750 -30
Campania 1.350 5
Puglia 6.730 -30
Sicilia 3.910 -35
Sardegna 640 -20
Altre** 740 -30
Totale 41.100 -24
Fonte Associazione Enologi Enotecnici Italiani
** Valle d'Aosta, Liguria, Molise, Basilicata, Calabria

La peggiore dal 1947

In effetti le stime vengono effettuate ad occhio, valutando i volumi dei grappoli in un epoca in cui, nonostante il forte anticipo di quest’anno,  l’80% della produzione nazionale deve ancora essere staccata. I quintali però non si fanno coi volumi. E i riscontri in cantina delle settimane successive parlano di grappoli asciutti e leggeri, soprattutto quelli delle varietà internazionali più precoci (Merlot, Chardonnay e Cabernet). Se verrà confermato l’ulteriore calo rispetto ai 41 milioni di ettolitri ipotizzati, la vendemmia 2017 disputerà con l’annata 1947 (36,4 milioni di ettolitri) il ruolo di peggiore per resa in Italia. Come a dire che il climate change fa danni quasi come la seconda guerra mondiale. Occorre imparare a contrastarne l’effetto. Innanzitutto con la giusta tecnica agronomica: sfogliature, cimature spinte e inerbimento dell’interfilare non sono più dogmi da rispettare. Chi ha portato a casa il risultato nonostante i disastri climatici sono quei produttori che hanno saputo ben dosare la risorsa dell’irrigazione di soccorso. Oppure che hanno diradato al momento giusto, consentendo alla vite di superare gli effetti dello stress idrico nel periodo critico dell’invaiatura.

Meno slancio per l’export

L’Italia vinicola però non può illudersi di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Oppure, in termini più attuali, di avere le vendemmiatrici vuote e continuare a espandersi sui mercati internazionali. I nostri successi si basano infatti sulla capacità di governare un’offerta finora esuberante. Raccogliere poco penalizza le aziende, ma può penalizzare anche le denominazioni di punta. I fan del modello transalpino (contenere le produzioni per valorizzare la qualità) si devono ricredere. Meno offerta significa ad oggi più valore solo per il caso particolare della Glera: è l’unico vitigno che cresce nei listini delle Borse merci. Arrivato a 1,40 €/kg a Treviso per quanto riguarda la destinazione per la Doc. Significa più di 2 euro al litro. Una quotazione che restringerà sicuramente i margini della filiera, visto che questa nostra produzione di successo è arrivata ad essere venduta a poco più di 3,5 € alla bottiglia in una recente famosa operazione di marketing di una catena hard discount in Gran Bretagna. E gli altri vitigni? Per ora niente. Quotazioni bloccate al sud come al nord.

Qualità, forse non è così male

Riscontri positivi invece potrebbero arrivare sul fronte qualità. Immaginare la qualità di un’annata alla vendemmia è sempre un esercizio complicato e aleatorio. Quest’anno a maggior ragione. Le preoccupazioni di Cotarella sono giustificate, ma potrebbero non essere azzeccate ovunque. «Solitamente i raccolti magri – dice Mario Ronco, enologo di Cusumano riferendosi alla vendemmia siciliana- danno vini eccellenti. Quest’anno paiono essere nella media». Altrove invece desta speranza il fatto che, oltre al grado alcolico elevato, i riscontri di laboratorio mettano in evidenza anche buone acidità, in certe zone superiori a quelle dell’anno scorso. Indice che un minimo di escursione termica c’è stata. L’anticipo delle prime raccolte è un sicuro indice di scarso sincronismo tra maturazione tecnologica e fenolica. Ma le prime piogge di settembre lasciano aperta la porta della speranza. Se la vendemmia chiude bene potremmo avere produzioni interessanti anche nella tragica annata 2017.

 

Il primo piano di Terra e Vita 27/2017 pubblica un approfondimento tecnico ed economico sulla vendemmia 2017

Leggi gli articoli:

  • Vendemmia magra: meno offerta, più valore?
  • Vigneti spettinati, filari lavorati

Su L’Edicola di Terra e Vita

 

Vino, il climate change fa più danni della guerra - Ultima modifica: 2017-09-07T13:53:42+02:00 da Lorenzo Tosi

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