#Io sto con il Made in Italy, molto più di un hashtag

made in italy
La presentazione alla Camera dei Deputati del progetto Io sto con il Made in Italy
Tracciabilità digitale ed etichette per la lotta alla contraffazione sono i punti chiave del progetto a tutela del Made in Italy lanciato alla Camera dal presidente della Commissione agricoltura Filippo Gallinella

#ioStoconilMadeinItaly. È molto più di un hashtag. È una campagna già firmata da cento imprenditori che rappresentano altrettante eccellenze esportate in tutto il mondo. È una mobilitazione dell’intero sistema agroalimentare italiano che vuole impegnare le istituzioni della Penisola a fare rete tutti insieme  per convincere l’Europa ad approvare una legge che  difenda le nostre produzioni.

Il claim l’ha scelto il presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella che nella Sala conferenze della Camera il 5 marzo, con Klaus Davi, ha organizzato un convegno ad made in italyhoc e soprattutto è riuscito a ottenere l’impegno a testa bassa del governo.

Non solo quello del ministro Centinaio - da sempre in prima linea in queste battaglie - ma anche quello di Luigi Di Maio che ha inviato un messaggio in cui garantisce il suo totale impegno per la riconoscibilità e la valorizzazione del Made in Italy.

«Il nostro obiettivo - ha dichiarato il leader M5s - è quello di adottare un vero e proprio segno di riconoscimento dei prodotti italiani in grado di garantire tempestivamente sia la tutela del marchio per le nostre aziende che la qualità dei prodotti per i consumatori».

Etichette per tutti

Di fatto etichette non solo per Pasta, Riso e Pomodoro e altri prodotti Food ma per tutto il Made In Italy. Grazie alla tecnologia Blockchain (per la quale sono stati già stanziati in manovra 45 milioni) – secondo Di Maio – la tracciabilità sarebbe garantita e sarebbe un argine fondamentale all’Italian Sounding.

Un contributo molto importante per contrastare la concorrenza sleale e promuovere le produzioni della penisola  dovrebbe giungere  poi dalle Ambasciate italiane e dagli uffici per il commercio estero sparsi nel mondo.  Anche perché la contraffazione del Made in Italy – secondo stime recenti riportate anche dall’Ice - vale 90 miliardi di euro. Una cifra enorme che va a intaccare pesantemente il nostro export nonostante – ha ricordato Federalimentare - sia riuscito a mantenersi ad alti livelli nonostante la concorrenza sleale.

made in italy«Su 200 miliardi di fatturato dal settore agroalimentare – ha detto il presidente Ivano Vacondio – oltre 42 sono le esportazioni con una crescita dell’81% rispetto al 2007, il periodo pre-crisi». Livelli che però vanno ulteriormente incrementati anche perché, vista la recessione economica alle porte, la domanda e i consumi interni languono.

«Il saper fare italiano - ha spiegato il numero uno di Federalimentare - è diventato negli anni un vero e proprio brand e non è un caso se fuori dai nostri confini la locuzione Made in Italy viene associata a valori come bellezza, passione, creatività, lusso, cultura e qualità.  Per questo ci copiano, dovremmo esserne orgogliosi». Non c’è dubbio sia doveroso distinguere l’originale dalle imitazioni con etichette e tracciabilità.

Leader in trasparenza

Ne sono convinti tutti i partecipanti al convegno, compreso Luigi Scordamaglia presidente di Filiera Italia, la nuova organizzazione nata da Coldiretti e da 50 marchi della penisola. made in italy«L’Italia– secondo Scordamaglia – oltre che nella qualità deve diventare leader mondiale e modello nella trasparenza in etichetta rendendo consapevole il consumatore che scegliendo italiano si fa il bene del Paese.  Bisogna spiegare – ha aggiunto il rappresentante di Filiera Italia - la differenza di valore del prodotto. Dobbiamo favorire con contratti di filiera tra produttori e trasformatori l'aumento dell'efficienza produttiva e garantire le due parti da drammatiche oscillazioni di prezzo».

Certo c’è da considerare anche il fattore prezzo perché le etichette hanno un costo per la grande industria. Distinguere le diverse linee produttive, tra prodotti con materie prime Made In Italy oppure importate, avrà una ricaduta sui consumatori. In ogni caso – secondo Federalimentare – non dovrebbe trattarsi di aumenti molto sostanziosi sul costo finale. Un prezzo da pagare sopportabile per poter gustare le eccellenze della penisola e difenderle dall’Italian Sounding.

#Io sto con il Made in Italy, molto più di un hashtag - Ultima modifica: 2019-03-05T18:58:20+01:00 da Gianni Gnudi

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