Sull’etichetta di origine occasione persa della Commissione Ue

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«Il parere positivo sul carattere volontario dell'indicazione di origine lascia spazio a margini di incertezza interpretativa costituendo l’occasione per promuovere molteplici contenziosi e ridurre le aspettative di trasparenza dei consumatori» afferma Coldiretti.

Secondo la Coldiretti «la Commissione europea ha perso l’occasione per combattere il fake a tavola con un'etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l’origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti come chiede la stragrande maggioranza dei cittadini europei e l’82% degli italiani, secondo la consultazione online del ministero delle Politiche Agricole». La Commissione, infatti, ha espresso parere positivo sull'etichettatura d'origine volontaria, rimessa, di fatto, all’arbitraria decisione degli operatori alimentari.

«Ancora una volta - afferma Coldiretti - la Commissione ha scelto un compromesso al ribasso che favorisce gli inganni e impedisce scelte di acquisto consapevoli per i consumatori europei. In sostanza, la scelta volontaria di etichettatura lascia spazio a margini di incertezza interpretativa costituendo l’occasione per promuovere molteplici contenziosi e ridurre le aspettative di trasparenza dei consumatori. Grazie all'azione di Coldiretti l’Italia si è dotata di una legislazione nazionale di avanguardia che sarà peraltro rafforzata a partire dal 9 maggio dal nuovo decreto legislativo sulle sanzioni che prevede multe da 2mila a 16mila euro in caso di mancata indicazione dell’origine. Le norme italiane, che prevedono l’obbligo di indicare l’origine in etichetta dei derivati del latte, del grano nella pasta, riso e nei derivati pomodoro, si aggiungono a quelle europee dove  – continua la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, al primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Un percorso scelto anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania e per ultimo anche dalla Spagna che, come l'Italia, hanno adottato norme nazionali per garantire la trasparenza dell'informazione in etichetta».

Nei due anni che mancano all’entrata in vigore del nuovo regolamento comunitario (Reg. UE n. 1169/2011, che entrerà in vigore nell’aprile 2020) «la Coldiretti si impegna a dare battaglia con l’avvio di una mobilitazione popolare nei confronti dell’Ue per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. La raccolta di firme è stata avviata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in ogni farmers’ market d’Italia e online sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it ma sono previste anche iniziative lungo tutta la Penisola».

Sull’etichetta di origine occasione persa della Commissione Ue - Ultima modifica: 2018-04-17T10:31:22+02:00 da Redazione Terra e Vita

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