In calo le tariffe, ma crolla anche il prezzo del silicio per oversupply di moduli

Impianti fotovoltaici su edifici. Come cambia il reddito netto

Conveniente anche nei prossimi anni. A confronto tre casi di studio con diversa data di avvio. Grid parity entro metà decennio

Le recenti novità apportate dal quarto conto energia, contenute nel Dm 5/5/2011, sono entrate in vigore dal 1° giugno 2011.
Alla luce della progressiva diminuzione delle tariffe incentivanti sancita dal suddetto decreto (Terra e Vita n. 25/2011) è quanto mai utile effettuare un’analisi economica che possa stabilire la convenienza dell’investimento per un imprenditore agricolo. A tale scopo verranno confrontate le analisi riguardanti tre impianti fotovoltaici, realizzati su edificio ai sensi del Dm 5/5/2011, entranti in esercizio in tre periodi diversi:
– secondo semestre 2012;
– secondo semestre 2013;
– secondo semestre 2014.
Tale confronto permetterà di osservare la variazione del reddito netto annuo, che dipenderà naturalmente dall’entità dei costi e dei ricavi, i quali cambiano periodicamente in funzione della diminuzione delle tariffe incentivanti, ma anche dell’evoluzione del costo dei pannelli fotovoltaici.
Infatti, le recenti dinamiche del mercato dei componenti fotovoltaici su scala nazionale e mondiale registrano attualmente un crollo dei prezzi del silicio di grado solare che si trasmette lungo tutta la filiera (produttori di celle e moduli, distributori, installatori); ciò è conseguenza di un oversupply di moduli dovuto alla riduzione degli investimenti, causata dalla diminuzione degli incentivi a livello globale. Sebbene al momento regni l’incertezza sulle dinamiche future del mercato, è plausibile prevedere che nei prossimi anni il costo d’installazione degli impianti continuerà a scendere, in maniera graduale, grazie all’affermazione di economie di scala nel settore fotovoltaico: tale diminuzione comporterà, secondo molti analisti del settore, il raggiungimento della grid parity fotovoltaica (coincidenza del costo del kWh fotovoltaico con il costo del kWh prodotto da fonti energetiche convenzionali) entro la metà di questo decennio.
I ricavi, invece, saranno costituiti:
– fino al 31/12/2012, dalla tariffa incentivante in conto energia (feed-in premium) e, in aggiunta, dagli introiti derivanti dalla vendita o dall’autoconsumo dell’energia elettrica prodotta (ritiro dedicato o scambio sul posto);
– dal 1/1/2013 al 31/12/2016, dalla tariffa omnicomprensiva (feed-in tariff) – che comprende il premio per l’energia prodotta (incentivo vero) e il prezzo dell’energia elettrica venduta – o dalla tariffa autoconsumo qualora l’energia venga appunto autoconsumata. 
 

 

COSTI D’INVESTIMENTO
Le aziende agricole dispongono generalmente di superfici idonee per l’installazione di un impianto fotovoltaico su edifici rurali (stalle, fabbricati rurali, capannoni, ricoveri). Nel caso analizzato nel seguente lavoro, l’impianto, costituito da moduli fotovoltaici poggiati sulla copertura o in sostituzione della stessa, occupa una superficie pari a circa 500 metri quadri (tabella 1).
La producibilità annua di un impianto (espressa in kWh/kW o in ore equivalenti) dipende dalla tipologia di pannelli acquistati (Si-policristallino, Si-monocristallino, Si-amorfo), dalla loro qualità, dall’esposizione e dall’inclinazione dei pannelli (espresse, rispettivamente, dall’angolo di azimut e dall’angolo di tilt), oltre che dall’eventuale ombreggiamento causato dalla presenza di possibili ostacoli.
Le caratteristiche dell’impianto oggetto dell’analisi economica sono tali da garantire una producibilità media annua pari, nell’arco di un ventennio, a 1.200 ore equivalenti; si noti che annualmente la producibilità subisce un decremento pari allo 0,8% a causa della diminuzione del rendimento dell’impianto. 
 

 

COSTI E RICAVI
Il seguente lavoro, incentrato sull’analisi economica di costi e ricavi, riferiti a tre casi studio, è finalizzato alla determinazione del reddito medio annuo e di alcuni importanti parametri di valutazione degli investimenti (Van, Tir e Trc).
Il costo d’investimento (Iva esclusa) è determinato dal prezzo medio di un impianto fotovoltaico ‘chiavi in mano’, ottenuto confrontando le previsioni dell’Epia (European photovoltaic industry association - fig. 1) con i dati forniti da produttori e installatori di moduli fotovoltaici italiani. Per gli anni 2013 e 2014 si è ipotizzata una riduzione dei prezzi pari, rispettivamente, al 10% e al 15% rispetto al prezzo previsto nel 2012.
Visto il costo relativamente elevato dell’investimento, generalmente superiore alla normale disponibilità finanziaria di un imprenditore agricolo, si prevede che esso sia interamente finanziato da un mutuo bancario quindicennale al tasso del 6%.
I costi d’esercizio sono rappresentati da:
– manutenzione ordinaria impianto e assicurazione, pari all’1% del costo d’investimento;
– spese generali, pari allo 0,5% del costo d’investimento;
– corrispettivo ritiro dedicato pari allo 0,5% del ricavo proveniente dal ritiro dedicato dell’energia prodotta (solo nel primo caso di studio);
– interessi passivi medi annui (oneri finanziari) generati da un mutuo di 15 anni con tasso d’interesse al 6%, d’importo pari al costo di investimento;
– ammortamento ventennale dell’impianto.
I ricavi, invece, derivano da:
– tariffa conto energia + introito ritiro dedicato nel primo caso di studio;
– tariffa omnicomprensiva negli altri due casi di studio.
Dall’analisi dei flussi di cassa – considerando un saggio di sconto del 6% – si ottengono, infine, i valori dei principali parametri di valutazione degli investimenti:
– ilVan (valore attuale netto) che misura i profitti netti attualizzati che l’investimento è in grado di fornire;
– il Tir (tasso interno di rendimento) che indica il saggio di sconto che annulla il Van;
– il Trc (tempo di recupero del capitale o payback period) che indica il periodo di tempo necessario per recuperare il capitale investito. 
 

 

L’ANALISI ECONOMICA
Il primo caso analizzato riguarda un impianto che entra in esercizio nel secondo semestre 2012, beneficiando dell’incentivazione in conto energia pari a 214 €/MWh (tabella 2). Inoltre, esso potrà usufruire dei ricavi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica (ritiro dedicato) oppure dei ricavi impliciti (mancati costi) derivanti dall’autoconsumo dell’energia (scambio sul posto, per impianti fino a 200 kW); in questo caso si ipotizza che l’impianto in questione venda tutta l’energia prodotta.
L’elevato valore del reddito netto medio annuo (6.102 €) indica che, nonostante la diminuzione degli incentivi sancita dal quarto conto energia, rimane elevata la profittabilità dell’investimento, per lo meno fino a tutto il 2012. Il Van ha un valore ampiamente positivo, a dimostrazione della convenienza economica dell’investimento. Il tempo di ritorno del capitale (payback period) è di 8 anni; infine il tasso di rendimento interno (10,9%) è largamente superiore ai rendimenti di investimenti in agricoltura.
Il secondo caso di studio riguarda un impianto che entra in esercizio nel secondo semestre 2013, beneficiando della tariffa omnicomprensiva di 272 €/MWh (tab. 2).
Infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2013, le tariffe assumeranno un valore omnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico; in pratica, la tariffa comprenderà sia il premio per l’energia prodotta (incentivo vero) che il prezzo dell’energia elettrica venduta. Contestualmente, dal primo semestre 2013 cesserà il meccanismo del ritiro dedicato per la ‘vendita indiretta’ dell’energia prodotta.
I risultati della seconda analisi mostrano che il passaggio dall’incentivazione feed-in premium all’incentivazione feed-in tariff, sancita dall’entrata in vigore della tariffa omnicomprensiva, comporta una lieve diminuzione della profittabilità dell’investimento (reddito netto medio annuo pari a 4.700 €/ anno). Il Van continua ad assumere un valore ampiamente positivo, a dimostrazione della convenienza economica dell’investimento. Il tempo di ritorno del capitale è di 9 anni; il tasso di rendimento interno è ancora largamente superiore ai rendimenti di investimenti in agricoltura.
Il terzo ed ultimo caso analizzato riguarda un impianto fotovoltaico che entra in esercizio nel secondo semestre 2014, beneficiando di una tariffa omnicomprensiva pari a 206 €/MWh (tabella 2). Tale importo si ottiene applicando le riduzioni percentuali programmate dal Dm 5/5/2011. A tal proposito, occorre però precisare che, dal 2013, scatta il cap (tetto) anche per i piccoli impianti (per i grandi impianti il cap è già in vigore dal 1° giugno 2011). Qualora il costo imputabile agli impianti entrati in esercizio nel semestre precedente sia superiore al cap (tetto) stabilito all’articolo 4, comma 4 del Dm 5/5/2011, le tariffe di ciascun semestre potrebbero essere ridotte.
I valori del Van e del Tir indicano chiaramente una sensibile riduzione della redditività dell’investimento.
La causa principale è rappresentata dal diverso andamento dei costi della tecnologia fotovoltaica (previsione EPIA 2011, figura 1) rispetto alla diminuzione della tariffazione omnicomprensiva.
Tale mismatch fra costi e ricavi determina un crollo dei redditi medi annui.
 

 

FATTORE CHIAVE, IL PREZZO DEI COMPONENTI
L’analisi condotta su tre impianti fotovoltaici di medio-piccola potenza, realizzati su edifici in periodi diversi e la cui energia viene interamente immessa in rete, ha permesso di comprendere che il fattore chiave, in grado di determinare il mantenimento della convenienza economica dell’investimento nel fotovoltaico, è costituito dal prezzo dei componenti degli impianti (moduli fotovoltaici in primis).
In particolare, risulta evidente la necessità di una futura diminuzione dei costi di investimento capace di contenere l’effetto negativo dovuto alla riduzione dell’incentivazione.
L’attuale tendenza del mercato mondiale del fotovoltaico vede i prezzi degli impianti in continua diminuzione, ma questo potrebbe non bastare.
A questo punto è necessaria una precisazione. I casi analizzati prevedono la vendita totale dell’energia elettrica. Diverso è il caso dell’autoconsumo, che richiede un’apposita analisi: in questo caso, a parità di potenza installata, i ricavi potrebbero determinare una maggiore profittabilità dell’investimento rispetto agli impianti analizzati la cui energia è interamente immessa in rete.
In definitiva, il fotovoltaico su edifici aziendali è conveniente anche nei prossimi anni; tuttavia occorrerà seguire attentamente l’evoluzione dei prezzi degli impianti fotovoltaici sul mercato nazionale e globale per aggiornare costantemente la valutazione economico-finanziaria. 
 

 

 

(*) Univ.di Perugia

Impianti fotovoltaici su edifici. Come cambia il reddito netto - Ultima modifica: 2011-08-01T15:34:25+02:00 da Redazione Terra e Vita

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