Drenaggio, un impianto indispensabile

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L’azienda Fossolo prima del drenaggio tubolare (in verde la rete delle scoline).
L’esperienza di Luca Colombarini di Fossolo (Ra) nella regimazione delle acque di scolo. Una scelta praticamente obbligata perché i cambiamenti climatici hanno rimescolato potentemente le carte delle precipitazioni piovose

Completa assenza di ristagni d’acqua in campo, ottima praticabilità dei terreni, grande facilità di lavorazione del terreno, migliore crescita delle piante, risparmio di carburante grazie ai terreni che non sono mai saturi di acqua e compattati. Sono alcuni dei vantaggi che garantisce il drenaggio sotterraneo dei terreni, secondo Luca Colombarini, il quale a Fossolo, frazione di Faenza (Ra), nel 2012 ha realizzato un impianto di drenaggio su 180 ha, un unico corpo fondiario che coltiva a patata, mais da seme, pisello fresco, fagiolo borlotto e noce.

Luca Colombarini
Luca Colombarini

«Il drenaggio sotterraneo è una tecnica consolidata in Romagna da oltre 30 anni. All’inizio, per ragioni di capacità di spesa, sono state le aziende agricole molto grandi, soprattutto le grosse cooperative, a saggiarne l’opportunità e ad apprezzarne i risultati. Ma da qualche tempo, grazie all’utilizzo di macchine molto efficienti e produttive, anche le aziende meno grandi riescono a sopportare i costi necessari e stanno adottando questa tecnica con successo».

L’azienda di Colombarini si estende nella pianura romagnola, costeggiando il fiume Lamone. Il terreno è quasi ovunque sciolto, permeabile, adatto alla coltivazione delle patate. Eppure negli ultimi tempi, prima della sistemazione idraulica, era abbastanza facile che, alla prima pioggia sostanziosa, si inzuppasse d’acqua e soffrisse di dannosi ristagni idrici.

Uno scolo insufficiente

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L’azienda Fossolo prima del drenaggio tubolare (in verde la rete delle scoline).

«Quando ho comprato questo terreno, mi sono accorto subito che la rete di scolo delle acque era insufficiente. Essa era costituita non da fossi a sponde rigide, come si usa nel Ferrarese, da dove provengo, ma da solchi aperti, ogni anno disfatti e ricostituiti. Non so se questa fosse una tecnica propria dell’azienda, per la sua precedente gestione, o lo sia di questo territorio, ma di certo non va bene. Le conoscenze di idraulica agraria si sono così tanto evolute dagli anni ‘80 del secolo scorso in poi, che rimanere alla tecnica dei solchi aperti sarebbe stato anacronistico! Perciò ho applicato in azienda la sistemazione idraulica già adottata in altre mie aziende ferraresi».

E d’altra parte la scelta di Colombarini è stata pressoché «obbligata, perché i cambiamenti climatici hanno rimescolato potentemente le carte delle precipitazioni piovose, costringendo gli agricoltori a opzioni tecnico-idrauliche prima impensabili. Come evidenziano le serie storiche climatiche, prima in questo areale cadevano ogni anno circa 600 mm, distribuiti soprattutto in autunno e in primavera: pioveva poco e spesso e il terreno assorbiva l’acqua e la sgrondava in falda abbastanza facilmente. Poi, da circa dieci anni, hanno cominciato ad alternarsi lunghi periodi di siccità con altri di piogge concentrate in poco tempo, spesso acquazzoni più o meno brevi e violenti, a volte vere e proprie bombe d’acqua capaci di scaricare 70-80 e persino 100-150 mm di acqua nel giro di poche ore».

Inceppatosi il “meccanismo” delle precipitazioni piovose, per Colombarini era inconcepibile procedere secondo la consuetudine aziendale, accontentandosi di una rete di scolo costituita da fossi mal fatti.

Un’adeguata regimazione

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Con il drenaggio tubolare l’azienda Fossolo ha cambiato fisionomia.

«Era improcrastinabile una moderna sistemazione agraria. Ho provveduto a eliminare definitivamente i fossi, a far livellare i terreni e a realizzare un impianto di drenaggio sotterraneo adeguato a smaltire le acque meteoriche in eccesso in funzione della tessitura dei terreni. I dreni tubolari vengono sistemati a file con interasse di 8, 10, 12 o 15 m: nella mia azienda, dove abbondano i terreni sciolti, li ho posti a 12 m, tranne in alcune zone dove la notevole presenza di argilla, notoriamente poco permeabile, e la giacitura dei terreni mi hanno indotto a non andare oltre i 10 m; e tutti, dovunque, alla profondità di 80-90 cm, in modo da non intralciare in seguito, in alcun modo, le varie operazioni colturali».

Con l’introduzione del drenaggio tubolare sotterraneo, Colombarini ha risolto il problema dello smaltimento dell’eccesso di acque meteoriche. Ma ha ricavato altri vantaggi «anche dall’eliminazione dei fossi: lavorazioni del terreno più veloci, minore bisogno di trattamenti insetticidi e diserbanti, perché i fossi sono ricettacolo di insetti e di erbe infestanti, minore utilizzo di concimi, che non vengono più persi nei fossi. Inoltre non ho necessità di rifare ogni anno i fossi, mentre l’impianto di drenaggio è “eterno”».

Importante, chiude infine Colombarini con un suggerimento, è realizzare l’impianto di drenaggio sotterraneo in estate, «poiché i terreni devono essere ben asciutti, facilmente praticabili, per lo scavo dei fossi collettori che ospiteranno la fitta rete dei dreni tubolari. Suggerisco altresì di rivolgersi a un’azienda specializzata nel settore, capace di realizzare l’impianto su misura per ogni azienda».

 

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Posizionamento dei dreni all’interno dell’azienda Colombarini.

 

COSTO SOPPORTABILE E AMMORTIZZABILE IN POCHI ANNI

Per Luca Colombarini l’impianto di drenaggio sotterraneo che ha realizzato nell’azienda di Fossolo è «non solo utile ma anche conveniente sotto il profilo economico. Esso è praticamente indispensabile e ha una durata da conteggiare in decine di anni. E i costi di realizzazione sono sicuramente inferiori alla somma delle perdite di produzione per ristagni e delle spese da sopportare per il recupero delle corrette condizioni di porosità».

Costi, quindi, convenienti, che Leo Gatti, tecnico esperto di impianti di drenaggio che ha realizzato quello nell’azienda di Colombarini, così ulteriormente motiva: «Con un interasse di 12 m, in un ettaro vengono posizionati, teoricamente, 833 metri lineari di dreni tubolari, ma, praticamente, tenendo conto delle capezzagne, ecc., 820 m. Un tubo del diametro di 65 mm, non rivestito, costa 1,50-1,70 €/metro lineare, costo che comprende fornitura e posa. Pertanto l’impianto di drenaggio per una superficie di un ettaro costa circa 1.300 €. È un costo che viene ammortizzato in 5-6 anni, ma questi impianti durano tantissimo, perché la plastica, di ottima qualità, sotto terra non si degrada. Basta dire che oltre il 95% degli impianti realizzati in Romagna e altrove ben 40 anni fa sono ancora perfettamente efficienti e funzionanti!».

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Assieme al drenaggio l’azienda ha realizzato tre funzionali impianti irrigui.

 

Leggi l’articolo su Terra e Vita 21/2017 L’Edicola di Terra e Vita

Drenaggio, un impianto indispensabile - Ultima modifica: 2017-07-07T08:02:36+02:00 da Barbara Gamberini

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