Come già anticipato su Terra e Vita n. 6/2018, dopo un 2016 caratterizzato da rese tra le più alte degli ultimi 15 anni, nel 2017 le prove del Crea Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo hanno registrato una produzione media del mais di soli 128,9 q/ha di media, in calo del 13,7% rispetto al 2016, in pratica ai livelli delle annate 2015 e 2013 decisamente negative. Si è innescato quindi un trend da “montagne russe”, con annate positive alternate a stagioni decisamente negative. E il motivo è come sempre da individuare nell’andamento climatico, particolarmente penalizzante.

Vero è che il meteo aveva fatto temere davvero il peggio e che alla fine sia in termini di rese sia dal punto di vista sanitario la situazione si è rivelata meno tragica e i cali in alcuni areali sono stati contenuti (soprattutto nelle regioni dove si è riusciti a intervenire con irrigazioni tempestive), così come la contaminazione da aflatossine non è risultata particolarmente grave.

Anche quest’anno il Crea ha valutato in totale 45 ibridi, testati in 9 località diverse, i cui risultati produttivi e qualitativi sono riportati nelle tabelle di questo articolo.

Stabilità e risposta ambientale degli ibridi in prova

Il grafico illustra gli ibridi in funzione della produzione media ottenuta e del coefficiente di regressione (b) ottenuto secondo il modello di Eberhart e Russel, che prevede appunto una regressione tra i valori produttivi ottenuti da ciascuna varietà nelle diverse località ed un indice ambientale, dato dalla differenza tra le medie di ciascuna località e la media generale. Un coefficiente di regressione alto sta a significare che la performance di quella varietà tende ad aumentare con la fertilità ambientale, per cui è particolarmente adatta ad essere coltivata in ambienti ricchi e ad alti input agronomici; per contro negli ambienti difficili e stressati, la sua performance tende ad essere molto bassa. Al contrario una varietà con coefficiente di regressione basso è quella più stabile in assoluto, che quindi tende a mantenere più o meno costante il suo livello produttivo indipendentemente dalla fertilità ambientale e rispondendo in maniera limitata agli input agronomici. Agronomicamente e dal punto di vista della raccomandazione varietale e dell’affidabilità produttiva la situazione miglio-re è quella di avere un b ~ 1 (giusto compromesso tra stabilità e reazione ambientale) e una produzione maggiore della media: gli ibridi che soddisfano queste condizioni sono quelli che ricadono all’interno dell’ovale.

tab. 1 Ibridi utilizzati nelle prove del 2017