Fragola campana a residuo zero

fragole
Minimizzare la chimica e migliorare la tecnica colturale

Nel comparto fragolicolo campano cresce l’attenzione verso soluzioni tecniche a basso impatto ambientale rispettose dell’ambiente.

«La tecnica colturale – dice Teodoro Talento, tecnico della Cooperativa “Sole” che produce e commercializza ogni anno circa 80 mila quintali di fragole ottenuti in gran parte nella provincia di Caserta – punta a minimizzare gli apporti chimici sia di fertilizzanti ma soprattutto di prodotti fitosanitari».

La sfida della Cooperativa “Sole” è stata quella di avere un prodotto a residuo zero grazie all’impiego di molteplici mezzi biologici. Le avversità principali restano il ragnetto rosso e i tripidi (che quest’anno hanno provocato solo danni marginali) e l’oidio, per quanto concerne le crittogame.

«In particolare – spiega Talento – si utilizzano fitoseidi per il controllo del ragnetto rosso, l’Orius per la lotta al tripide, la crisopa contro gli afidi e la Beauveria bassiana per la difesa degli aleurodidi. Infine, il controllo delle nottue si pratica mediante l’impiego di virus e batteri, mentre l’oidio è combattuto con l’impiego dello zolfo».

Gli investimenti in lotta “biologica” della Cooperativa “Sole” si aggirano intorno ai 300 mila euro l’anno. E nelle aziende dei soci è diffuso l’impiego di insetti pronubi, api e bombi, per migliorare l’impollinazione e ridurre l’incidenza del deforme.

«Naturalmente - aggiunge il tecnico - in un’ottica di agricoltura integrata, anche le altre pratiche colturali sono gestite in modo da minimizzare l’impatto ambientale. A questo proposito l’irrigazione e la nutrizione sono gestite in maniera razionale mediante l’impiego di lisimetri e avvalendosi dell’analisi fogliare per determinare gli effettivi bisogni delle piante. Inoltre, in prossimità delle coltivazioni si tende a mantenere le aree incolte in modo da conservare l’adeguata biodiversità».

 

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Fragola campana a residuo zero - Ultima modifica: 2016-07-20T08:00:36+02:00 da Sandra Osti

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