«Il grande cambiamento dell’agricoltura è iniziato»

Gian Marco Centinaio
Il Ministro dell’Agricoltura Centinaio si confessa. Il bilancio di sette mesi di governo, la reazione alle critiche e tutte le prossime mosse. 

Ministro Centinaio, qual è il suo giudizio sulla manovra per le misure riguardanti l’agricoltura?

Sono convinto che, come sempre accade, sicuramente qualcosa si poteva fare di più. Parlando con gli altri colleghi - anche perché ognuno chiedeva molto per il proprio settore di competenza - abbiamo riscontrato che sono state fatte scelte prioritarie di carattere politico-programmatico e di governo. Mi riferisco a quota 100 e reddito di cittadinanza che hanno un costo abbastanza elevato, ma per l’agricoltura italiana sono stati comunque fatti molti passi in avanti.

Ha qualche rimpianto?

Se proprio devo rimproverarmi una cosa riguarda il turismo. Mi rimprovero in particolare di non esser riuscito a far approvare le detrazioni per le ristrutturazioni degli alberghi. Sull’agricoltura invece quello che avevamo in programma l’abbiamo praticamente tutto portato a casa. È normale che qualcosa sia stato lasciato per strada ma è nella logica delle cose in un provvedimento complesso come la manovra di fine anno. Ci sta.

Come risponde alle critiche di chi dice che si tratta di micro provvedimenti non strutturali e non in grado di incidere sul futuro del settore primario?

Dico l’opposto. Il grande cambiamento è iniziato. Abbiamo dato delle risposte a settori dell’agricoltura che in passato non erano tenuti in considerazione. Faccio questo ragionamento: io sono il ministro dell’agricoltura a 360 gradi e volevo proprio dare risposte a settori sempre considerati marginali. E’ stata una strategia che ha premiato perché non vediamo cifre enormi da 100-200 milioni di euro, ma le vediamo distribuite e indirizzate.

Qualche esempio?

Penso al miele, alla birra, al pane, ai fondi per i controlli. Sembrano stupidaggini ma in realtà abbiamo dato un indirizzo  politico preciso.

Dopo la manovra cos’altro possiamo attenderci a livello legislativo?

Nel Dl Semplificazione inseriremo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per tutelare maggiormente il Made in Italy. Siamo stati sollecitati dai produttori e da molte associazioni, in particolare la Coldiretti, e in questo modo – oltre a sostenere la produzione italiana - tuteleremo anche i consumatori che potranno acquistare in modo più consapevole.

Certo è che le risorse sono scarse e le prospettive per quanto riguarda la crescita economica sono negative. Sarà difficile trovare molti fondi per sostenere il settore e ci sarà da fare delle scelte anche in futuro..

Sarà così, non illudiamoci. La mia scelta è quella di dare una mano ai settori che stanno crescendo e sostenere chi non riesce a crescere da solo.  Penso alle filiere del grano, a quella degli agrumi a quella dell’olio.. La priorità va a questi settori in crisi quando bisogna scegliere come distribuire i fondi.

A proposito dell’olio. Che effetto le ha fatto trovarsi sotto il suo ministero i produttori della Coldiretti che protestavano?

La cosa che ho subito notato parlando con i vertici di Coldiretti e con gli agricoltori che erano in piazza è che non è stata un’azione di protesta ma – al contrario - di supporto e di stimolo. Sono stato mezz’ora insieme a loro a parlare di progetti e futuro e un’ora  e mezza con la delegazione di Coldiretti, il tutto   in un clima serenissimo. Ringrazio Coldiretti perché ha fatto vedere per la prima volta che in piazza si può andare in maniera costruttiva con proposte concrete condivise con il ministero. E’ stato un momento molto bello.

E con tutti gli altri? Con Agrinsieme?

Anche con loro c’è stato un confronto, anche se in qualche momento è stato anche teso. Gli ho fatto diverse promesse, il 31 gennaio sarò in Puglia a parlare con gli agricoltori. Le manterrò, così come cerco di fare sempre.

Spesso il mondo dell’agricoltura viene criticato perché si dice che parli con tante voci diverse e spesso contradditorie. Non le crea problemi?

Per me non è un problema. E’ indifferente se le varie Confederazioni vengono a parlare con il ministro divise o tutte insieme. Se vengono in dieci delegazioni diverse io le incontro e discuto con tutte. La cosa davvero importante è che, seppur con modi  e toni diversi, alla fine arrivino tutti alle stesse soluzioni. È un mondo che può sembrare diviso ma alla fine l’unità la trova quasi sempre..

La Lega e il governo sostengono che gli investimenti in infrastrutture vadano scorporati dal deficit. E l’agricoltura ha un enorme bisogno di infrastrutture. Le vedremo mai?

Io sono convinto che questa battaglia debba essere combattuta e vinta. L’Italia ha un enorme bisogno di infrastrutture. In particolare penso alle opere irrigue che servono al mondo agricolo, servono a migliorare l’ambiente e servono a far crescere il Paese. Ma in attesa delle risposte dell’Ue qualcosa possiamo farlo anche da soli. È fondamentale lavorare al meglio con i consorzi di bonifica che in qualche caso hanno soldi a disposizione ma non sono in grado di spenderli. A tale scopo voglio lanciare una Task Force per garantire che tutti i fondi vengano spesi, magari con l’aiuto dei consorzi di bonifica efficienti che - mettendo a disposizione le professionalità che hanno al loro interno - potrebbero aiutare quelli più indietro. Già sarebbe un enorme passo in avanti.

In questi primi mesi da Ministro dell’Agricoltura, quale provvedimento l’ha reso più orgoglioso? I dazi sul riso, un suo cavallo di battaglia?

Non è stato provvedimento specifico a rendermi orgoglioso ma l’insieme delle cose fatte. Penso di aver ridato voce al mondo dell’agricoltura e accelerato tante situazioni che erano chiuse nel cassetto: penso alla lotta alla Xilella, ai dazi sul riso, alla riconquistata autorevolezza con gli altri paesi europei, penso poi anche alle tutele garantite ai produttori di vino. E poi ancora all’Agea che ha iniziato a pagare i fondi di sostegno all’agricoltura recuperando buona parte del ritardo che aveva. Non sono piccole cose ma una serie di importanti risposte che il nostro settore aspettava da tempo.

Quali sono gli obiettivi che Centinaio si è prefissato per il 2019?

Sono due in particolare. Messa a regime e avviata la macchina del ministero, voglio programmare e arrivare a fine anno con un progetto per la nostra agricoltura a medio lungo termine. Insieme ai due sottosegretari Pesce e Manzato, stiamo sviluppando l’idea di tavoli di lavoro divisi per filiere. Coinvolgeremo il mondo agricolo, quello accademico e le varie associazioni di categoria dove - tutti insieme - stabiliremo le priorità a medio e lungo termine per ognuna di queste filiere. Il tutto in grande concertazione. Ognuno potrà esprimere la sua visione per lo sviluppo del settore primario. Poi tireremo le somme e adotteremo i provvedimenti conseguenti.

E il secondo obiettivo?

Far partire al più presto il contenimento della fauna selvatica, un grosso problema e un grave danno economico per gli agricoltori ancora senza risposta.

Infine, cosa ha deluso di più Gianmarco Centinaio da quando è diventato ministro?

Io vengo dal privato e prima ancora di essere un politico mi ritengo un uomo del fare. La cosa che mi ha deluso di più è stata la macchina burocratica dello stato perché me l’aspettavo molto più efficiente. Invece in questo momento la burocrazia è ancora troppo invasiva e frena non solo i privati ma anche quei ministri che  - come me - vogliono accelerare su riforme e cambiamento. E’ un grosso problema.

«Il grande cambiamento dell’agricoltura è iniziato» - Ultima modifica: 2019-01-22T01:53:11+01:00 da Lorenzo Tosi

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