Ue sempre più “verde”, fra 10 anni il 25% dei terreni potrebbe essere bio

biologico
Gli ambiziosi progetti contenuti nel “Green Deal” erano già stati anticipati nelle linee Demeter dell’agricoltura biodinamica, varate alla fine degli anni 20, e che già ispirarono i regolamenti Ue sul biologico varati nel 1991

La Commissione Europea ha varato la strategia “Farm to Fork”, la nuova strategia agroalimentare europea, che vuole unire gli interessi del produttore e del consumatore. L'obiettivo più eclatante del Green Deal europeo è portare in 10 anni l’agricoltura biologica ad almeno 25% dei campi, ossia a triplicarsi dall’attuale 7,5%.

Più che una strategia produttiva un salto di paradigma, che fa balzare però l’Italia in una posizione di vantaggio strategico, grazie al suo attuale 15% e al suo primato mondiale nelle esportazioni di prodotti biologici e biodinamici (un mercato interno annuo di 3,5 miliardi e un export di 2).

Ricerca osteggiata

sementiLa domanda internazionale di alimenti bio è da anni in continua crescita e gli ultimi due mesi di preoccupazioni per la salute hanno visto addirittura un’impennata, con punte che superano il 25% d’incremento. Ma attenzione, non sono poche le insidie per il settore.

A differenza di quanto sta accadendo nel resto dell’europa, in Italia è attiva una reazione contro il bio. Alcune parti del mondo accademico infatti stanno tenendo ferme formazione e ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, che all’estero vedono invece attive da decenni le più importanti università.

Legge da sbloccare

L’Italia è anche priva di una legge di settore, non gradita da tutti e ferma al Senato da 18 mesi, col rischio di un suo sostanziale depotenziamento, nonostante  sia stata approvata alla Camera pressoché all’unanimità e goda dell’appoggio delle principali organizzazioni agricole.

Inoltre l’applicazione italiana della Pac, la politica agricola Ue, che rappresenta, col 38%, la prima voce di bilancio, rischia di sprecare l’occasione del potenziamento agroecologico (20 miliardi di incentivi ue), perdendosi in mille rivoli e interessi in direzione confusa e opposta al bio e ai mercati.

Produzioni di qualità

Sempre in tema di interesse dell’agricoltura italiana occorre valutare con circospezione un secondo obbiettivo del F2F, quello sacrosanto della dieta sana contro l’obesità e le più diffuse malattie, che però vede l’adozione di etichette “salutistiche”, che stranamente rischiano di segnalare come pericolosi per la salute proprio alcuni prodotti tipici della dieta mediterranea, olio extravergine e formaggi tipici. Bisogna invece che diventino un’opportunità per le produzioni italiane di qualità.

Gli altri obiettivi F2F confermano la direzione bio come punto di arrivo Ue: ridurre del 50% l’uso e l’impatto degli agrofarmaci al 2030 e arrivare addirittura ad eliminarli per il 2050, bloccare l’uso pericoloso di antibiotici negli allevamenti, che induce resistenza sui più pericolosi batteri, abbandonare i concimi sintetici e produrre in azienda i fertilizzanti col riciclo dei residui colturali.

I cinque obbiettivi vanno letti insieme all’altra strategia varata dalla Commissione, quella della Biodiversità, che punta ad almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette e ad almeno il 10% dei suoli agricoli destinati alla biodiversità.

Un lungo processo scientifico

bioLa strategia Ue che intende armonizzare la Pac col nuovo Gren Deal e indirizza verso il bio, è il frutto di un lungo processo scientifico dei principali centri di ricerca europei del Core Organic, degli studi sulle legislazioni in materia di benessere animale, che vedono il biologico capofila, dei risultati dell’Istituto Europeo dell’Innovazione in Agricoltura istituito dall’Ue nel 2008 con decine di enti scientifici e università, dei report della Commissione e del Consiglio europei sui pesticidi e dei regolamenti Ue sulla definizione dei profili nutrizionali e salutari degli alimenti. La Commissione ha anche consultato i principali attori economici e culturali d’Europa, operazione che in Italia ha visto l’impegno della Coalizione Cambiamoagricoltura.

Linee Demeter

A ben vedere le linee guida che contengono con grande preveggenza e rigore, esattamente questi indirizzi esistono già. Sono le linee Demeter dell’agricoltura biodinamica, varate già alla fine degli anni venti del novecento e che già ispirarono i regolamenti ue sul biologico varati nel 1991.

Esse prevedono esattamente quelli che oggi sono gli obbiettivi della Commissione: assenza di agrofarmaci di sintesi e di antibiotici, massima cura al valore nutrizionale dei prodotti, destinazione alla biodiversità di almeno il 10% della superficie aziendale, obbligo di uso dei concimi da sostanze naturali provenienti dall’economia circolare dell’azienda stessa.

Un potenziale da valorizzare

giovani agricoltoriOggi proprio la presa in considerazione degli standard biodinamici, l’introduzione di corsi di laurea e istituti di ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, il varo della legge di settore, la destinazione chiara della Pac al potenziamento del lavoro agricolo nel Green Deal, sarebbero le carte per rivendicare la leadership italiana sull’agricoltura europea.

Ed è questo potenziale nazionale che rischia di essere frenato, come appare evidente dalla risposta delle più tradizionali accademie delle scienze europee al F2F, che ha opposto ad agroecologia e biodiversità la via dei nuovi brevetti Ogm e di una omologazione in poche varietà standard del patrimonio genetico agricolo, già oggi in mano a pochi gruppi d’interesse.

Una partita che vede l’Italia in un ruolo chiave e che può essere vinta con la coesione tra gli agricoltori, la qualità del tessuto agricolo e la scelta dei cittadini verso il biologico.

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*L'Autore dll'articolo è vicepresidente Federbio e presidente di Assobiodinamica

Ue sempre più “verde”, fra 10 anni il 25% dei terreni potrebbe essere bio - Ultima modifica: 2020-06-16T09:52:41+02:00 da Alessandro Maresca

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