Credito, ecco come convincere le banche a concederlo

credito agricolo
Ecco i parametri con cui gli istituti di credito valutano le aziende agricole per decidere se concedere o meno linee di credito e gli errori da evitare nella gestione economica

Presentarsi in banca per chiedere un prestito assomiglia un po’ al primo appuntamento tra due persone che flirtano. Euforia e speranza si mischiano all’ansia di non piacere. Per cercare di sedurre l’altra metà si indossa il vestito migliore, si cura in modo particolare l’igiene e magari si prepara una lista di argomenti da trattare e altrettanti da evitare. Quando ci si trova uno di fronte all’altra, guardandosi negli occhi, chi non ha mai detto tra sé e sé: vorrei entrare nella tua testa per sapere cosa stai pensando di me.

Se leggere nella mente delle persone è impossibile, in queste righe vi spieghiamo cosa un’azienda agricola dovrebbe fare e anche i passi falsi da evitare per risultare attraente agli occhi degli istituti di credito. Cioè, fuor di metafora, quali carte possono giocarsi gli agricoltori per aumentare le probabilità di ottenere un prestito.

Perché tanta diffidenza

Negli ultimi anni per le imprese agricole il rapporto con le banche è diventato molto problematico. Difficile trovare i capitali necessari per gli investimenti anche quando sono supportati da consistenti contributi in conto capitale. Secondo i dati Ismea-Banca d’Italia aggiornati a giugno 2018 il credito agricolo è calato del 2,7% rispetto al 2017, attestandosi poco sotto i 42 miliardi di euro. Per capire cos’è successo e cosa può fare l’imprenditore, cerchiamo di capire cos’è oggi una banca.

È una Società per azioni che intermedia finanza: raccoglie denaro dai risparmiatori o sul mercato e lo impiega prestandolo a privati e imprese. Le finalità di una Spa sono essenzialmente due: fare utili e distribuirli agli azionisti. Gli amministratori vengono scelti e sono pagati in funzione della loro efficacia nel conseguire questi obiettivi. L’attività delle banche si volge in un quadro giuridico e normativo ben definito da leggi nazionali e comunitarie e sotto il controllo degli istituti di vigilanza nazionali ed europei.

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Crisi economica e nuove regole

Il quadro economico degli ultimi anni è stato caratterizzato da una crisi finanziaria che ha costretto la Banca centrale europea a una politica di tassi bassi. Ciò ha reso meno remunerativo per le banche concedere prestiti e le ha portate ad alzare al massimo l’asticella della selettività per concederli. Per le imprese di tutti i settori produttivi ottenere denaro è diventato come scalare una montagna.

Inoltre, con il regolamento “Basilea 2” il sistema finanziario (banche, organi di vigilanza e legislatore), ha stabilito che, per prevenire rischi per tutto il sistema, le banche devono accantonare somme a fronte dei finanziamenti erogati (cifre che rappresentano un’immobilizzazione e dunque un costo per le banche) e che queste somme siano parametrate sulla Pd (probabilità di default) del debitore.

La Pd è un dato numerico espresso in percentuale che esprime la probabilità che l’azienda fallisca. È calcolato da un algoritmo verificato con anni di rilevazione dei dati da casi concreti approvato dalla Banca d’Italia. La Pd è il dato fondamentale che determina il rating dell’azienda (cioè il voto che viene dato all’impresa) e influisce sulla decisione di concedere o meno il credito e il suo costo (più alto è il rischio più alto sarà il tasso d’interesse applicato). È dunque indispensabile per l’imprenditore conoscere quali sono le logiche che stanno dietro alla sua determinazione.

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Credito, cosa chiedono le banche

Il primo documento analizzato dagli istituti di credito per valutare un’impresa è il bilancio ufficiale depositato tra la Camera di Commercio e valido anche a fini fiscali. Sulla base dei dati in esso contenuti le banche elaborano indici che alimentano l’algoritmo di calcolo della Pd. Ovviamente i dati di bilancio servono anche a capire se esiste la “capacità di esdebitamento” cioè le probabilità di restituire il finanziamento.

Dal bilancio si possono trarre alcuni dati fondamentali dell’attività di impresa: fatturato, magazzino, indebitamento, tempi di pagamento dei fornitori e di incasso, ecc., che servono al calcolo della Pd. Altro documento considerato per valutare la capacità di restituzione è la dichiarazione dei redditi dei titolari e/o dei soci dell’impresa. La dichiarazione Iva è un altro documento ufficiale per supportare l’analisi. Anche le banche dati di sistema vengono considerate, perché documentano la regolarità degli eventuali affidamenti già in essere con altre banche (Centrale dei Rischi Banca d’Italia in primis).

C’è poi un dato che riveste particolare importanza per gli istituti di credito e, di solito, viene trascurato dalle imprese. È il cosiddetto andamentale cioè quantità e qualità dei movimenti registrati sul conto corrente. Questi dati forniscono elementi di valutazione quantitativa del rischio. Un rallentamento dell’andamentale, se non giustificato, può essere il segnale di una crisi di liquidità imminente.

Credito, agricoltori penalizzati

Se dal 2008 accedere al credito è diventato complicato per qualsiasi impresa, soprattutto media e piccola, per le imprese agricole questa difficoltà è ancora maggiore, per via di alcune caratteristiche strutturali. Ecco quali.

La maggior parte delle imprese agricole non è tenuta a presentare il bilancio. Ovviamente molti imprenditori redigono il bilancio della loro impresa ma perché questi dati divengano utili alla determinazione della Pd devono provenire da una fonte ufficiale (Camere di Commercio), non è sufficiente che i dati siano reali e che il bilancio sia redatto in modo conforme alle normative vigenti. La mancanza del bilancio genera un peggioramento della Pd.

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L’azienda agraria ha una produzione stagionalizzata e variabile per quantità e prezzo; incassi che variano anche di molto da un anno all’altro, concentrati in periodi ristretti e non sempre definiti nel tempo. L’andamentale sarà dunque costituito da una movimentazione scarsa e non distribuita in maniera uniforme, peggiorando la Pd. La dichiarazione dei redditi dell’imprenditore riporta cifre irrisorie, perché collegate a reddito dominicale e catastale, peggiorando la Pd.

È difficile stabilire il fatturato di un’impresa agricola: dato per scontato il concetto di Produzione Lorda Vendibile (Plv) sapere quanti quintali produrrà il prossimo anno un ettaro di meloni e che prezzo riusciranno a spuntare sul mercato non è semplice. Non aiuta neppure la serie dei dati di produzione degli ultimi anni, perché, come ben sa ogni imprenditore, l’agricoltura è un’industria senza tetto. Questa incertezza peggiora la Pd.

fondi Ue

Come ottenere liquidità

I sistemi di determinazione della Pd e del rating non sono modificabili se non con procedure complesse che coinvolgono gli organi di vigilanza e negli anni hanno dimostrato di funzionare discretamente in tutti i settori produttivi che non siano l’agricoltura. La correzione delle procedure è costosa ed economicamente poco conveniente per un solo settore che raggruppa meno di 500.000 imprese bancabili a livello nazionale, suddivise tra tutte le banche operanti sul mercato. Quindi in pratica cosa può fare un imprenditore agricolo per provare a parlare la stessa lingua delle banche o per lo meno trovare un codice per capirsi?

La risposta non è immediata e non è solo una: si possono adottare strategie diverse a seconda del tipo di finanziamento e dei motivi per cui si chiede. Intanto ecco alcune regole generali di comportamento che sono indispensabili per costruire il rating, cioè la reputazione di un’azienda agraria e per favorire una corretta lettura dell’impresa da parte delle banche.

- Mantenere regolare la centrale dei rischi evitando che figurino finanziamenti o rate scaduti e non pagati o fidi utilizzati oltre il consentito;
- Sincronizzare le scadenze dei finanziamenti con i momenti di incasso programmabili con relativa sicurezza, avendo l’accortezza di lasciare un lasso di tempo tra l’incasso e il pagamento e gestendo con cura entrate e uscite;
- Comunicare alla banca la maggior quantità di dati documentabili fornendo documentazione ufficiale e attendibile: il fascicolo aziendale, i contratti di vendita del prodotto, eventuali contratti di soccida;
- Fornire una quantificazione dei contributi attesi in domanda unica fatta dal Centro di assistenza agricola con una semplice dichiarazione informale;
- Fornire le fatture di vendita dei prodotti degli ultimi 2/3 anni;
- Utilizzare sempre il conto corrente attraverso bancomat e bonifici anche on line per ogni pagamento o riscossione, anche per piccoli importi, generando così un andamentale vivace che migliori il rating;
- Non utilizzare il fido per cassa se non per esigenze di pochi giorni perché i cicli economici dell’agricoltura sono lunghi e non comprimibili mentre le banche monitorano i dati giornalmente; un fido utilizzato ma non movimentato adeguatamente è un segnale negativo che peggiora Pd e rating.

Se queste “buone pratiche” vengono seguite con regolarità e con tutte le banche con cui l’azienda ha rapporti si genera una base dati positiva che permetterà di affrontare le future necessità con ragionevole certezza di poter contare su finanziamenti.

Credito, ecco come convincere le banche a concederlo - Ultima modifica: 2019-07-26T17:32:54+02:00 da K4

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