Piano usi sostenibili, nuovi vincoli  in arrivo per gli agrofarmaci

Ape bottinatrice su fiore di pesco. Efsa sta rivedendo le linee guida per la valutazione del rischio degli agrofarmaci sui pronubi
La difesa fitosanitaria è sempre sotto aggiornamento normativo. Interferenti endocrini, tutela delle api, nuove sostanze e nuovo Pan: un quadro in continua evoluzione

Cinque anni passano in fretta e occorre adeguarsi ai tempi che cambiano. Perchè ciò che ieri appariva innovativo, oggi deve essere rinnovato. Vale anche per la difesa delle piante.

Il Piano d’azione nazionale (Pan), attuativo della Dir. 2009/128 sull’uso sostenibile dei pesticidi, ha infatti rappresentato una vera “rivoluzione” per la gestione della difesa. Una disciplina che ha inciso sulla fase di utilizzo degli agrofarmaci non solo nel nostro Paese, ma sull’intero territorio europeo. A un lustro dalla pubblicazione del Decreto Interministeriale 22 gennaio 2014 occorre però rimettere mano a questa disciplina. La bozza del nuovo Pan è stata pubblicata ed è attualmente in consultazione presso tutte le associazioni di riferimento (ne abbiamo parlato qui). Al recente  incontro di Bologna organizzato dalle Giornate fitopatologiche e da Aipp (vedi riquadro sotto) ci hanno pensato Pasquale Falzarano, del Mipaaft e Floriano Mazzini, del Servizio Fitosanitario dell’Emilia-Romagna a fare il punto sull’evoluzione in atto.

Articolo uscito sulla rubrica Informatore Fitopatologico di Terra e Vita 

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Siamo già in ritardo

«Poiché la durata prevista del Pan è di 5 anni – hanno detto –, il Piano è attualmente in fase di revisione e la pubblicazione della prima bozza da sottoporre agli stakeholder è attesa a breve (in realtà si sono già accumulati diversi mesi di ritardo rispetto al cronoprogramma stabilito)».

«Sulla base dell’esperienza maturata nel primo quinquennio, del mutato scenario normativo e delle rilevazioni effettuate dalla Commissione europea, il nuovo Pan dovrà avere un miglior sistema di quantificazione degli obiettivi che tengano conto degli indicatori di rischio proposti dalla Commissione».

Irroratrici, revisione così così

Trattamento in pieno campo con un’irroratrice “a cannone”. Pratica probabilmente vietata nel prossimo Pan

Il nuovo Pan dovrà anche prevedere misure più efficaci per completare il controllo delle irroratrici in uso (una percentuale eccessivamente alta opera ancora essenzialmente “fuori legge”) e migliorare il sistema di formazione, in particolare degli utilizzatori professionali (rilascio dei c.d. “patentini”).

Dovrebbero essere ulteriormente sviluppate e diffuse le modalità produttive a basso impatto, quali la produzione integrata e l’agricoltura biologica. A tal proposito per il prossimo quinquennio si dovrà tener conto della necessaria sinergia tra le misure del Pan e le azioni della futura Pac post 2020 (in particolare lo Sviluppo Rurale). E dovrà essere assicurato un maggiore coinvolgimento di tutti i soggetti responsabili dell’attuazione delle misure (Autorità di Gestione dei Psr, Enti gestori delle aree protette, Autorità dei distretti idrografici, enti locali, ecc.)

Più coinvolgimento istituzionale

In termini organizzativi, il Comitato tecnico scientifico dovrà fungere da volano rispetto ai rapporti con gli altri soggetti. Ma anche le Regioni dovranno organizzarsi in maniera da coinvolgere tutte le strutture che sono competenti nell’applicazione delle misure del Pan (es. dipartimenti con competenze in agricoltura, ambiente e salute). Il nuovo Pan dedicherà particolare attenzione alle azioni di ricerca e sperimentazione, promuovendo l’uso di nuove tecnologie e in particolare degli strumenti dall’agricoltura di precisione (precision farming). Il sistema dei controlli (e delle sanzioni) andrà integrato, assicurando un loro razionale coordinamento, sia a livello nazionale che regionale.

Più attenzione alla popolazione

Un altro tema da sviluppare in maniera più efficace nel nuovo Pan è l’individuazione di misure per la riduzione dei rischi nelle aree frequentate dalla popolazione, sempre più attenta al tema dell’esposizione ai trattamenti fitosanitari. Insomma, tanti i punti da migliorare, in un percorso che dovrebbe coinvolgere anche le tante rappresentanze non agricole dei soggetti direttamente o indirettamente interessati all’uso sostenibile dei fitofarmaci.  In tal senso, la fase di consultazione pubblica della bozza di Piano, quando sarà disponibile, potrà essere una buona opportunità.

Interferenti endocrini nel mirino

Massima attenzione nell’evento di Bologna anche sulla classificazione del rischio di tossicità di alcune classi di sostanze chiave per la difesa delle colture. Maristella Rubbiani, della Commissione Europea, ha in particolare illustrato l’evoluzione dei criteri di valutazione degli interferenti endocrini, sostanze chimiche in grado di alterare il funzionamento del sistema ormonale con effetti negativi sulla salute degli animali, esseri umani compresi. Sono diverse le sostanze chimiche di sintesi accertate come interferenti endocrini e molte quelle sospettate di esserlo, direttamente o dopo degradazione. Tra queste, alcune sostanza attive di fitofarmaci largamente impiegati in agricoltura (a rischio sono soprattutto: ditiocarbammati, triazoli, fosforganici e alcuni piretroidi). Il problema è che la valutazione dell’interferenza endocrina non è semplice, perché richiede lo studio di effetti combinati e osservazioni a lungo termine e le metodiche per analizzare questo tipo di tossicità sono  relativamente recenti. Infatti, l’approccio classico per definire la tossicità delle sostanze chimiche si basa sulla relazione tra dose e risposta, mentre per gli interferenti endocrini serve anche il concetto di “modalità di azione”.

Negli ultimi anni sono state emanate al riguardo disposizioni specifiche a livello internazionale ed europeo. Nel caso dei fitofarmaci, una sostanza identificata come interferente endocrino non può essere approvata, con ristrette possibilità di deroghe. Resta la “spada di Damocle” pendente sulle sostanze attive di fitofarmaci attualmente in uso e che già hanno superato il primo, severo, processo di ri-registrazione europeo. Sulla base di nuove decisioni comunitarie sui criteri di valutazione degli interferenti endocrini, che si attendono per i prossimi mesi, l’arsenale dei fitofarmaci disponibili per la difesa delle colture potrebbe ridursi ulteriormente.

Nuovi criteri per il danno sulle api

Gli effetti tossici di alcuni insetticidi neonicotinoidi sulle api e sugli impollinatori in generale, sono stati chiaramente provati solo dopo diversi anni dall’autorizzazione al loro uso come fitofarmaci. Questo ha reso evidente l’insufficiente capacità di rilevare il reale rischio tossicologico sugli apoidei dei sistemi di valutazione previsti dalle norme sulla registrazione dei fitofarmaci. Pertanto l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) sta rivedendo le linee guida per la valutazione del rischio e a inizio luglio ne ha descritto le modalità. Sara Villa, dell’Università di Milano Bicocca, le ha descritte nel dettaglio.

«L’attuale modello europeo di valutazione del rischio per le api mellifere (aggiornato nel 2013) non tiene pienamente conto dei rischi derivanti dall’esposizione cronica o ripetuta ai pesticidi, né dei potenziali rischi per le larve. Le nuove linee guida dovrebbero colmare queste lacune, tenendo conto delle diverse possibilità di contaminazione (polline e nettare, acqua, esposizione cumulativa, effetti cronici su adulti e larve, effetti sinergici di miscele, ecc.) e aggiungendo l’osservazione dell’intero “sistema biologico” esposto, per una migliore valutazione su bombi e api solitarie». Il metodo proposto per valutare l’accettabilità del danno potenziale alle api causato dall’uso di un prodotto fitosanitario terrà conto degli effetti non solo su singoli individui ma sull’intera colonia.


Normativa fitosanitaria al centro

Ha registrato il tutto esaurito l’incontro “Aggiornamenti normativi sulla difesa fitosanitaria” organizzato lo scorso giugno a Bologna da Giornate fitopatologiche e dall’Aipp (Associazione italiana per la protezione delle piante). Segno che gli argomenti trattati sono di forte interesse per quanti, a diverso titolo, hanno a che fare con la gestione della difesa delle colture e con i prodotti fitosanitari.

Poche ma qualificate relazioni hanno illustrato il prossimo scenario normativo di un settore, quello fitoiatrico, in rapida evoluzione che vede, da un lato, sempre maggiori limitazioni all’uso dei prodotti fitosanitari per tutelare l’ambiente, la biodiversità e l’uomo, dall’altro, l’arrivo di nuove sostanze e nuovi sistemi di gestione della “salute” delle colture.

Interferenti endocrini, tutela delle api, sostanze di base e corroboranti, uso sostenibile dei fitofarmaci sono stati i temi affrontati dai relatori.


Sostanze di base e corroboranti

Mentre la legislazione europea sui prodotti fitosanitari è sempre più restrittiva, si allarga il numero di prodotti che si muovono in una “zona grigia” tra i fitofarmaci e i fertilizzanti e che hanno caratteristiche a volte ibride, a volte diverse da entrambe le categorie. Giorgio Zena, di IBMA (International biocontrol manufacturer association), ha presentato due tipologie di mezzi tecnici che non sono prodotti fitosanitari ma che, in maniera più o meno diretta, possono incidere nella difesa fitosanitaria delle piante: le “sostanze di base” e i “corroboranti”. Entrambi,  assieme ai microrganismi ed ai semiochimici, rientrano nei mezzi tecnici per la bioprotezione, cioè l’uso di agenti o prodotti naturali per la difesa integrata o biologica delle colture.

Le sostanze di base sono regolamentate da normativa europea (il Reg. CE 673/2016 le ha incluse tra le sostanze utilizzabili in agricoltura biologica) che ne individua le caratteristiche e le procedure di registrazione. In generale, sono principi attivi non utilizzati principalmente come prodotti fitosanitari, ma che possono essere utili per la protezione delle piante (ad es. il siero del latte, la birra, il chitosano, il bicarbonato, l’aceto, l’ortica e l’equiseto).

I corroboranti sono contemplati dalla normativa italiana che li inquadra come sostanze di origine naturale in grado di migliorare la resistenza delle piante agli organismi nocivi ed ai danni non parassitari. In generale, i corroboranti differiscono dai prodotti fitosanitari in quanto agiscono solamente sul vigore della pianta, senza esplicare effetti diretti contro i patogeni e i parassiti e differiscono dai fertilizzanti perché non svolgono principalmente funzione nutrizionale.

Esempi di corroboranti sono la propoli, la polvere di roccia, oli vegetali alimentari, gel di silice, bicarbonato, ecc.

Sussistono problemi sia per le sostanze di base sia per i corroboranti. Paradossalmente, una stessa sostanza può rientrare in entrambe le categorie con differenze nell’iter (e nei costi) di registrazione, ad esempio. Sarebbe auspicabile, infine, un  tavolo di confronto con i portatori di interessi collettivi ed  Ministeri competenti per definire aspetti irrisolti circa l’etichettatura, la commercializzazione e l’uso di queste sostanze.

Piano usi sostenibili, nuovi vincoli  in arrivo per gli agrofarmaci - Ultima modifica: 2019-08-13T09:01:19+02:00 da Lorenzo Tosi

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