Sì al green deal, ma solo se è equo e inclusivo

L'Europa con la strategia Farm To Fork punta a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari e biodiversità, ma che impatto avrà questa politica su realtà strutturate e con un forte legame territoriale come quella del Parmigiano Reggiano? Per il presidente Bertinelli per raccogliere questa opportunità occorre un legame più solido e convergente tra tutti gli attori della filiera

Il vicepresidente esecutivo della Commissione Frans Timmermans ha affermato che «la strategia sulla biodiversità e la strategia Dal produttore al consumatore sono il fulcro dell’iniziativa Green Deal e puntano a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari e biodiversità».

Editoriale di Terra e Vita 11/2021

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Un'opportunità, ad alcune condizioni

Il Green Deal rappresenta un’opportunità unica per realizzare la transizione verso un’economia pulita e circolare, il ripristino della biodiversità e la riduzione dell’inquinamento. A patto però che i produttori lo abbraccino con convinzione – cogliendone i vantaggi concreti – e che il processo sia equo e inclusivo per tutti.

Il prodotto non basta più

Uno dei grandi insegnamenti che ci sta lasciando questo periodo, con tutta la sua complessità e le sue sfide, è che le caratteristiche del prodotto finito non bastano più a soddisfare le esigenze del consumatore evoluto, quello attento anche a tutto ciò che avviene “prima”: prima della messa in vendita, prima della produzione, prima ancora dell’origine della materia prima che nel caso del Parmigiano Reggiano è il latte.

Perché oggi non basta avere un prodotto buono, deve essere “buono” anche il modo in cui lo si fa. E non si tratta solo di una questione morale o ideologica, è doveroso tenere presente che sfera etica ed economica sono due facce della stessa medaglia quando si parla di Green Deal.

La sensibilità dei mercati

Ora, una quota importante del Parmigiano Reggiano dop viene esportata in Paesi – e penso in particolare al Nord Europa – molto sensibili al tema della sostenibilità, tanto da inserirlo in alcuni capitolati di fornitura di grandi insegne della gdo.

Ma ancor prima delle richieste “di mercato” abbiamo la consapevolezza che le risorse della filiera Parmigiano Reggiano dop non sono infinite e vanno preservate per soddisfare le esigenze attuali e future.

Biodiversità e sostenibilità sociale

L’attenzione è rivolta al mantenimento della peculiare biodiversità preservando quindi specie vegetali e razze autoctone.

C’è poi un importante risvolto sociale che riguarda la nostra comunità: la filiera del Parmigiano Reggiano genera localmente un indotto che, in particolare nelle aree rurali svantaggiate a rischio spopolamento, contribuisce a mantenere la popolazione sul territorio.

Ricordiamo che la filiera produttiva del Parmigiano Reggiano impegna circa 50 mila persone. I caseifici sono 321 mentre gli allevamenti che conferiscono il latte per la produzione sono 2.609 per circa 267mila bovine.

Il Parmigiano Reggiano, da semplice formaggio della tradizione italiana, è diventato il simbolo di una marca con la M maiuscola, un brand vero e proprio, che ingloba non solo il suo aspetto fisiologico, organolettico, gustativo e nutrizionale, ma tutto il mondo che lo circonda, il territorio e la cultura che lo permeano.

Per trasformare il Green Deal in un pilastro che genera valore per Parmigiano Reggiano – non solo valore economico ma anche in termini di capacità distintiva sulla concorrenza – servirà un legame più solido e convergente tra gli attori della filiera.

Solo così il Parmigiano Reggiano potrà cogliere l’opportunità di rinnovamento offerta dal Green Deal e realizzare la sua vocazione in termini di leadership ambientale ed economica. Ed è proprio in questa prospettiva che la prossima revisione della Pac sarà un’occasione da non perdere.


Nicola Bertinelli

presidente del Consorzio di tutela
formaggio Parmigiano Reggiano
bertinelli@parmigianoreggiano.it

Sì al green deal, ma solo se è equo e inclusivo - Ultima modifica: 2021-04-26T19:03:43+02:00 da K4

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