Agricoltura protagonista della transizione verso un futuro più sostenibile

La transizione ecologica al centro di Next generation farming, evento di Agri Lab Sda Bocconi in collaborazione con Anga e Giovani di Federalimentare

Vitaliano Fiorillo, direttore di Agri Lab - Romeo ed Enrica Invernizzi Agribusiness research initiative di Sda Bocconi School of management
Produttività e sostenibilità coestistono grazie all'agricoltura rigenerativa e al carbon farming, ossia il sequestro di carbonio nel suolo, che rappresentano nuove opportunità per l'azienda del futuro.

Come rendere più sostenibile il food system?

La risposta è in una maggiore flessibilità, ma anche nella ricerca e nell’innovazione, in un nuovo modello agricolo e agroalimentare pronto a superare tante sfide per ridurre l’impatto ambientale e cominciare ad avviare questa transizione. Una di queste sfide passa attraverso il carbon farming, ossia il sequestro di carbonio nel suolo, che assieme all’agricoltura rigenerativa rappresentano le nuove opportunità dell’agricoltura sostenibile e nella lotta ai cambiamenti climatici.

Sono i temi focalizzati da Vitaliano Fiorillo, direttore di Agri Lab - Romeo ed Enrica Invernizzi Agribusiness research initiative di Sda Bocconi School of management che il 30 novembre scorso ha organizzato la seconda edizione di Next generation farming, in collaborazione con Anga, Giovani di Confagricoltura e Giovani Imprenditori di Federalimentare coinvolgendo alcuni dei protagonisti della filiera agroalimentare.

Lenzi, Ceja: «Tu, agricoltore, devi fare la tua parte»

Diana Lenzi presidente del Ceja

La prima richiesta di un’opinione pubblica sempre più sensibile, e sensibilizzata, verso le tematiche ambientali riguarda l’agricoltura: deve produrre di più consumando meno, una necessità che non coinvolge solo il primo anello, ma tutta la filiera agroalimentare in questo percorso virtuoso.

«La Pac è una sfida e ci impone di fare: tu agricoltore devi fare la tua parte, devi rivedere la tua azienda ed essere parte della soluzione - ha sottolineato  Diana Lenzi, presidente del Ceja, (European council of  young farmers) . E’ arrivato il momento di farlo avviando un percorso virtuoso di riduzione dell’impatto ambientale».

«Sappiamo che la nuova Pac  - ha continuato Lenzi - avrà un budget ridotto e una riallocazione delle risorse. Anche se siamo in attesa di avere più certezze su criteri e modalità di applicazione della programmazione 2021-2027, la strada è già tracciata dall’Ue con il Green deal e la strategia Farm to fork.  Una ricetta  imperfetta perché non si sa veramente ancora come verrà applicata la sostenibilità. Dobbiamo però armarci di tutti gli strumenti tecnologici che arrivano dalla ricerca e innovazione per affrontare questa transizione ecologica.  Avremo vinto la sfida quando tutti i fondi messi a disposizione dalla Pac verranno spesi per rendere le aziende agricole più resilienti e competitive».

E se le imprese agricole sono pronte a cambiare attraverso i progetti di carbon farming e le pratiche dell’agricoltura sostenibile, come ha affermato Lenzi, l’impatto che avrà la transizione sull’azienda agricola non è da vedere come un onere, ma come un investimento sul futuro.

Fiorillo, Agrilab: «Transizione non un problema, ma parte della soluzione»

D’accordo con quest’approccio, che considera la transizione ecologica, non un problema, ma  parte della soluzione, anche Fiorillo che ha sottolineato il problema della pessima comunicazione pessima che si fa sull’agricoltura: si comunica  solo il lato negativo, ad esempio con il problema delle emissioni di CO2, quindi se ne fa un problema di sostenibilità, o si fa una comunicazione di parte come settore da difendere a tutti i costi. Si può però migliorare partendo da questo tema del «Next generation farming», un modello di agricoltura innovativa aperto alle opportunità del progresso tecnologico. Un obiettivo per Agrilab che in questi tre anni di vita ha avviato iniziative interessanti per contribuire alla formazione dei giovani imprenditori dell’agribusiness».

Dall’agricoltura inputs-based all’agricoltura ecosystem- based

Oggi non è più possibile, come ha ricordato sempre Fiorillo, produrre cibo a qualsiasi costo, ci sono costi da riassorbire e da ridurre. «L’agricoltura rigenerativa ci dice di passare da agricoltura inputs-based a un’agricoltura ecosystem- based. La soluzione è quella di lavorare con l’ecosistema per produrre intervenendo il meno possibile».

Agri Lab sta studiando modelli di produzione sostenibili in grado di cogliere opportunità nelle sfide che le aziende dovranno affrontare nei prossimi anni. Sono l’agricoltura rigenerativa, un insieme di pratiche volte alla rigenerazione dei suoli, e il carbon farming, un modello di business incentrato sulla cattura e conservazione dell’anidride carbonica presente in atmosfera sotto forma di biomassa. Promosso dalla Commissione Europea come nuova fonte di reddito per le imprese del settore, il carbon farming si profila come un’attività particolarmente promettente, anche se esistono incertezze sulle modalità di applicazione, investimenti richiesti ed effetti.

Il campo come asset produttivo e la produttività

Sostenibilità non vuol dire rinunciare alla produttività ma mantenerla con l’utilizzo dell’agricoltura rigenerativa. Lo ha sottolineato chiaramente Fiorillo con un concetto utilizzato nelle operations, l’Oee (Overall equipment effectiviness), un indicatore globale di efficienza delle risorse produttive che combina rendimento, qualità e utilizzo (ossia la produttività), e può essere applicato agli asset produttivi dell’agricoltura.

Come in un impianto industriale si valuta il reale utilizzo togliendo i tempi morti, quindi di mancato funzionamento, anche nel campo, che è l’asset produttivo dell'agricoltura, ocorre ridurre i tempi di inutilizzo. Il campo viene utilizzato per pochissimo tempo, ad esempio, durante le lavorazioni che sono questione di ore nell’arco di un anno.  Il tempo produttivo in agricoltura corrisponde, quindi, al tempo biologico della coltura. Vanno quindi ridotti i tempi non produttivi, ossia il tempo delle lavorazioni, il mancato utilizzo per le condizioni climatiche o per le condizioni del terreno.

Produttività e sostenibilità possono quindi coesistere, come ha spiegato Fiorillo, grazie all’agricoltura rigenerativa che offre il vantaggo di ridurre i tempi di mancato utilizzo per cause climatiche, ad esempio, grazie alla capacità dei terreni di trattenere l’acqua contro la siccità, o che  permette di anticipare le semine. L’agricoltura rigenerativa incide poi anche sulla riduzione dei costi.

L’asset produttivo che è il campo dovrebbe entrare, quindi, nel bilancio di un’azienda agricola: intervenendo sui tempo di utilizzo del campo con l’overall equipment effectiviness  caleranno le rese per un tempo limitato, ma aumenterà l’utilizzo del campo e la riduzione di rese sarà ampiamente compensata. Tra l’altro le rese nell’arco di alcuni cicli produttivi torneranno al livello iniziale. L’asset produttivo campo verrà prima o poi valutato per gli inputs che si devono apportare per renderlo produttivo. Ad esempio se si ha necessità di tanti inputs, perché ad esempio il costo dell’urea è alto, il campo vale meno.

Mastrandrea, Anga: . «Anche le Nbt puntano alla sostenibilità»

Secondo Francesco Mastrandrea, presidente di Anga - Giovani di Confagricoltura, «la sostenibilità va declinata in due parole: innovazione e formazione. Da questi due concetti discenderà l’agricoltura del futuro. «La sostenibilità passa quindi attraverso il Carbon farming, l’agricoltura rigenerativa, un ecosystem-based management che faccia perno sul rispetto del suolo attraverso la minima lavorazione, ma anche attraverso le Nbt, le Nuove tecniche di ingegneria genetica».

Francesco Mastrandea, presidente di Anga

Il Carbon farming ha dimostrato di poter migliorare la fertilità, la resistenza delle colture e ottimizzare il fabbisogno idrico, ma anche l’apertura alle Nbt  rappresenta uno strumento di valorizzazione delle colture sempre per garantirne la sostenibilità.

Entrando nel dettaglio del Carbon farming, il sostegno alla ricerca sui suoli, un supporto economico alle attività di monitoraggio e misurazione delle emissioni, la creazione di un mercato con regole semplici e prodotti credibili e la definizione di uno standard di certificazione sono ancora in fase di elaborazione, ma saranno indispensabili perché l’assorbimento della COdiventi il terzo business delle aziende agricole dopo il cibo e la biomassa.

Dalla soil health alla soil productivity

«Occorre spostare l'attenzione dalla Soil Health alla Soil Productivity»

L'auspicio con cui Mastrandrea ha concluso il suo intervento deriva dagli studi di Dwayne Back, professore di agronomia alla Sud Dakota State University, artefice con la sua attività negli Usa del recupero della fertilità di suoli compromessi da anni di pratiche agronomiche intense e che è solito mettere in evidenza come il concetto di salute del suolo possa risultare vago se non è messo in relazione alla produttività agricola che si può ricavare, anche negli anni a venire da quel suolo.

Nella gestione della Dakota Lakes Research Farm l'azienda agricola connessa al suo centro di ricerca, «non ha scelto di utilizzare tecniche di lavorazione ridotta a causa dei benefici di conservazione del suolo e dell'acqua; o per il fatto che la salute del suolo e il ciclo dei nutrienti sarebbero migliorati; o per i benefici della fauna selvatica; o per il potenziale di sequestro del carbonio; o uno qualsiasi degli altri benefici emersi negli ultimi 10-15 anni ma che non vengono remunerati ai produttori».

«La decisione è stata presa sulla base della redditività potenzialmente migliorata fornita dalle caratteristiche di conservazione dell'umidità e di distribuzione del carico di lavoro».

«Il sistema di rotazione delle colture a bassissimo disturbo e diversificato che si è evoluto deve molto anche al desiderio di massimizzare l'efficienza di utilizzo della manodopera e delle risorse dei macchinari. Ha anche portato a un uso inferiore di pesticidi e a livelli di resa più elevati del previsto. Si ritiene che gran parte di ciò sia dovuto a una migliore comprensione dell'uso dei cicli naturali. È anche del tutto possibile che la salute del suolo e l'ecologia del suolo svolgano un ruolo molto maggiore di quanto non sia stato realizzato in passato».

La trasformazione responsabile sono di parte delle emissioni

Sebbene le attività di trasporto e trasformazione siano responsabili di una porzione relativamente ridotta di emissioni di CO2, come ha fatto notare Alessandro Squeri, presidente dei Giovani imprenditori di Federalimentare, se comparate ad agricoltura e deforestazione, gli operatori a valle della filiera sono chiamati a conoscere e a ridurre l’impatto dei propri prodotti lungo tutto il ciclo di vita, facendosi carico della sostenibilità dei propri partner a monte.

In tale scenario, il mercato dei crediti per la compensazione delle emissioni rappresenta una nuova opportunità di business per le aziende agricole e agroalimentari.

Paolo Barilla, Gruppo Barilla: «Per noi il prodotto deve essere buono, salutare e rispettoso dell’ambiente»

Paolo Barilla, vice-presidente del Gruppo Barilla, si è soffermato su tre obiettivi aziendali: «Il prodotto deve essere buono di gusto, deve proteggere la salute e rispettare l’ambiente. Questo ha portato, oltre all’attenzione per l’aspetto organolettico, alla riformulazione di prodotti già esistenti in termini di zuccheri e oli per renderli più salutari. Sulla pasta abbiamo inoltre sviluppato filiere di grano italiano al 100%, così anche per i prodotti da forno anche se questo non coincide con la superiorità qualitativa della materia prima nazionale su quella estera».

Paolo Barilla, vice-presidente del Gruppo Barilla

Barilla ha descritto il modello di innovazione virtuosa in termini di sostenibilità ossia il percorso avviato dalla Barilla foundation con la Doppia Piramide della Salute e del clima, per comunicare in modo semplice e diretto le caratteristiche di una dieta sana e sostenibile. Questo modello mira a incoraggiare l’adozione di stili alimentari che siano salutari per l'uomo e rispettosi del pianeta, riducendo l’impatto delle scelte alimentari sull’ambiente e sul cambiamento climatico.  Il Gruppo Barilla è impegnato su molti fronti nel campo della sostenibilità e, dal contatto con i consumatori, ha l’obiettivo di coinvolgere nel suo percorso tutti gli attori della filiera.

Wasa, un esempio virtuoso a emissioni zero

L’attenzione per la natura e il supporto a uno stile di vita sano sono da sempre al centro dell’offerta di Wasa, pensando non solo alle generazioni presenti, ma anche a quelle future. Wasa, che fa parte del Gruppo Barilla, è oggi un brand a zero emissioni nette di CO2.

Come ha spiegato Katarina Waak, Global marketing manager di Wasa, si tratta di un traguardo raggiuto  monitorando tutto il ciclo di vita dei prodotti e riducendo e compensando le emissioni generate. Per mantenere i propri risultati, l’azienda produce, ad esempio, elettricità da fonti rinnovabili, si serve di mezzi di trasporto sostenibili e svolge progetti di protezione delle foreste pluviali e di supporto all’adozione dell’energia solare nelle aree rurali dell’India.

Lo strumento dei crediti di carbonio per ridurre le emissioni

Nicholas Towle di Indigo, azienda statunitense che offre i servizi per l’agricoltura e  fa parte del Gruppo Hood Business Park, ha spiegato i vantaggi offerti dei carbon credit, i crediti per la compensazione delle emissioni considerati strumento fondamentale per le aziende interessate alla sostenibilità.  Attualmente opera in questo contesto in Germania e Svezia dove ha sede Wasa. Indigo Agriculture si propone di sostenere le aziende agricole  gli agricoltori nell’adozione di pratiche sostenibili offrendo un programma di calcolo, registrazione e vendita dei crediti.

Nicholas Towle di Indigo

Il requisito della sostenibilità nella valutazione di affidabilità dell’azienda agricola

 Una quota del credito di Crédit Agricole Italia, come ha spiegato Vittorio Ratto, il suo vice direttore generale, è dedicato alla transizione ecologica in agricoltura.

Conoscendo le difficoltà di accesso al credito delle aziende agricole che spesso non possono essere valutate solo in termini di bilanci e patrimonializzazione, l’istituto bancario si avvale un software che misura le prestazioni dell’azienda agricola al di fuori di questi parametri tradizionali bancari. Uno dei requisiti  è l’impegno per la sostenibilità. E’ in programma la creazione di un libro Bianco sullo stato dell’agricoltura italiana.

Agricoltura protagonista della transizione verso un futuro più sostenibile - Ultima modifica: 2021-12-01T17:44:55+01:00 da Francesca Baccino

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