In Emilia-Romagna l’emergenza Covid non ferma la caccia al cinghiale

caccia al cinghiale
Nonostante le restrizioni agli spostamenti imposte dalla pandemia potrà proseguire l'attività venatoria svolta dai cacciatori di selezione e dai gruppi composti da un minimo di 15 a un massimo di 40 persone che eseguono la braccata

Le restrizioni imposte dalla pandemia stanno creando problemi nella gestione, già complicata in tempi normali, della fauna selvatica. Nelle Regioni "rosse" e "arancioni", dove sono più severi i limiti agli spostamenti delle persone, si stanno levando le grida disperate degli agricoltori che chiedono a governo e amministratori locali di consentire le battute di caccia al cinghiale. Il nemico numero uno dei campi coltivati. Inoltre, negli ultimi mesi, ai soliti problemi creati dal suide si è aggiunto quello della possibile diffusione della peste suina africana.

Un appello che in Emilia-Romagna è stato raccolto tempestivamente dall'assessore regionale all'Agricoltura Alessio Mammi, che ha chiesto alla Prefettura un chiarimento sull’interpretazione delle disposizioni che riguardano l’attività venatoria contenute nel Dpcm del 3 novembre scorso. Le precisazioni sono arrivate e danno il via libera alla caccia al cinghiale.

Caccia al cinghiale, ecco le regole

Può proseguire l’attività venatoria rivolta alla caccia al cinghiale svolta, precisa la Prefettura, “non solo dai cacciatori di selezione, che agiscono singolarmente, ma soprattutto dai cacciatori in braccata, che agiscono in gruppi composti da un minimo di 15 ad un massimo di 40 persone, oltre ai cani limieri usati per la caccia al cinghiale, con nominativi di cacciatori e zone di competenza individuati da ciascun Atc e approvati dall’Amministrazione regionale Servizi territoriali agricoltura, caccia e pesca competenti per ciascuna Provincia (Stacp)”.

In questo caso sono consentiti gli spostamenti dei cacciatori dal territorio di un Comune all’altro, anche se si trovano in Regioni diverse, “tenuto conto della funzione che quest’attività venatoria mira a realizzare in termini di prevenzione e controllo sanitario della diffusione della Peste suina africana, unitamente alla tutela dell’agricoltura e della prevenzione degli incidenti stradali”. Tutto ciò, ovviamente purché l’attività sia dimostrata in modo adeguato e nel rispetto delle misure di distanziamento sociale contenute nel Dpcm del 3 novembre e nell’ordinanza regionale del 12 novembre.

Il parere espresso dalla Prefettura di Bologna dà via libera anche all’attività di controllo faunistico svolta dai coadiutori sotto il coordinamento delle Polizie Provinciali purché autorizzati da ciascuna Polizia provinciale e sempre nel rispetto delle misure di distanziamento sociale.

caccia al cinghialeLe professionali agricole esultano

Soddisfatte per il via libera alla caccia al cinghiale le tre principali organizzazioni professionali agricole, Coldiretti, Confagricoltura e Cia.

«La Regione Emilia-Romagna diventa apripista nella gestione della fauna selvatica – dichiara il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna Marcello Bonvicini – per prima ha chiesto al Governo una deroga al limite comunale per gli spostamenti, almeno per la caccia al cinghiale e per dare la possibilità alle squadre di attivarsi».

«Più che mai in questo periodo è necessario contenere il numero dei cinghiali per via dei danni alle colture, ma soprattutto per il potenziale pericolo di trasmissione della peste suina – sottolinea il presidente di Cia Emilia-Romagna Cristiano Fini – una minaccia in agguato visti i focolai segnalati in Europa. Questa attività venatoria contribuisce a prevenire infezioni e contribuisce a tutelare gli allevamenti suinicoli oltre a contrastare i danni all’agricoltura. Ottima quindi l’azione di concertazione svolta dall’assessorato all’Agricoltura per raggiungere questo importante obiettivo».

“Accogliamo positivamente la decisione della Regione che, prima in Italia, ha ridato il via libera all’attività venatoria per chi svolge attività di controllo faunistico, sotto il coordinamento delle Polizie Provinciali – commenta Coldiretti Emilia-Romagna – ciò consente ai cacciatori di selezione a e quelli individuati dagli Atc di ricominciare la caccia ai selvatici, in particolar modo agli ungulati, che, complice anche lo stop dovuto alle misure anti covid, stanno causando numerosissimi danni alle colture degli imprenditori agricoli, ma si rivelano anche un grave pericolo per l’incolumità dei cittadini".

 

In Emilia-Romagna l’emergenza Covid non ferma la caccia al cinghiale - Ultima modifica: 2020-11-19T17:00:28+01:00 da Simone Martarello

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