Costi di produzione alle stelle tengono l’agricoltura in stallo

costi di produzione
Le maggiori tensioni si registrano nell’approvvigionamento degli input tecnici dall’estero, soprattutto fertilizzanti, che per il 62% sono extra-Ue. I dati del rapporto Nomisma presentato in occasione della conferenza economica degli Agricoltori Italiani

Agricoltori afflitti dall’aumento dei costi di produzione a causa della guerra e consumatori in crisi per l’inflazione. È questa la fotografia dello studio Nomisma “Le nuove sfide per l’agricoltura italiana”, realizzato per Cia in occasione della sua IX conferenza economica.

L’Italia, riporta lo studio presentato da Denis Pantini, è più in sofferenza rispetto alla media Ue, con il 51% dei cittadini in difficoltà economiche contro il 45% del resto d’Europa.

Denis Pantini

E dopo la spinta nel post Covid, anche l’agricoltura italiana si trova ora in fase di stallo, pur confermandosi fra le principali dell’Ue (72,4 miliardi di valore della produzione).

Commodity schizzate nel 2022

Le commodity, già cresciute nel 2021, sono schizzate nel 2022: riso (+69%), soia (+12%), frumento (+42%), mais (+39%). L’inflazione pesa su tutto il settore food (+13,1% annuo) con picchi per pasta (+20%), prodotti lattiero-caseari (+17,4%) e olio (+16,2%). Allo stesso tempo, tutti i settori agricoli sono stretti dall’aumento generale dei costi di produzione (+22%), guidati dal +55% della voce energia. Le maggiori tensioni si registrano nell’approvvigionamento degli input tecnici dall’estero, soprattutto fertilizzanti, che per il 62% sono extra-Ue.

Anche la crescita dell’export agroalimentare (+16% sul ’21) è in parte legata all’inflazione. Parallelamente, l’aumento dell’import porta al netto peggioramento del saldo attivo della bilancia commerciale (da 4,9 miliardi del 2021 a soli 300 milioni per il 2022). La filiera ha, dunque, retto, di fronte alle difficoltà, ma potrebbe pericolosamente vacillare se la situazione si protrae per tutto il 2023.

Stop a beni voluttuari e di maggior costo per il 46% dei consumatori

Secondo l’indagine Nomisma Il 98% degli italiani è preoccupato per la crescita dei prezzi alimentari. L’84% dei consumatori ha, infatti, modificato la spesa alimentare, con lo stop al superfluo per il 46% e la rinuncia ai beni voluttuari e di maggior costo: carni rosse tagliate (-14%), pesce (-9%), salumi (-8%) e vino (-6%). Lo testimoniano anche i canali retail che vedono un +12% dei discount.

Novel food, i nuovi trend

Tra i nuovi trend, quello dei novel food, con la produzione di insetti per alimenti in Ue in crescita di 180 volte dal 2019 al 2025, passando da 500 a 90.000 tonnellate. Appena sdoganata dalla Commissione Ue l’immissione sul mercato di farina di grillo, si registrerà, secondo Nomisma, nel giro di poco tempo, un maggior impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari.

Anche gli investimenti globali sulla carne in vitro aumentano in modo considerevole: da 6 milioni di dollari del 2016 a 1,3 miliardi attuali. E si prospetta al 2030 un incremento di produzione di carne sintetica fino a 2,1 milioni di tonnellate.

Cristiano Fini

«La carne sintetica – ha affermato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali. Inoltre, si tratta di una produzione artificiale che finisce per costare di più in termini di sostenibilità ambientale e non garantisce migliore salute e nutrizione per i cittadini. Al momento – ha concluso – c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori».

Agricoltura digitale stenta. Italia 18esima in Ue

Pesa ancora il gap cronico di servizi e infrastrutture tra città e aree interne, dove sale al 28% il rischio di esclusione sociale per i giovani. L’Italia si distingue per un ampio digital divide, posizionandosi solo al 18° posto in Ue, dietro anche a Slovenia, Lituania e Lettonia, per le difficoltà che registra su questo fronte soprattutto in termini di capitale umano e servizi pubblici digitali.

Anche sulla connettività, le aree rurali garantiscono l’accesso a internet con smartphone solo al 74% della popolazione, contro l’81% delle grandi città. Per quanto concerne le infrastrutture di trasporto, ancora grande disomogeneità che rende alcune parti del Paese vicine agli standard Ue e altre profondamente penalizzate.

Agriturismi valgono oltre cinque miliardi, ma divario tra Nord e Sud

C’è, invece, un’Italia agricola che è leader in Europa per le attività connesse, come gli agriturismi, la prima trasformazione, le fattorie sociali e le agroenergie. Valgono 5,3 miliardi e incidono sulla produzione agricola per il 10% (in Ue solo il 4%) e si confermano elemento importante per preservare il capitale umano nelle aree rurali.

Si registrano tuttavia due velocità, con il Centro-Nord del Paese che è molto più avanti in fase di integrazione della multifunzionalità (Nord-Ovest 12%, Nord-Est 10%, Centro 9%) rispetto al Sud (solo il 2%), che potrebbe invece potenziare proprio gli agriturismi, nelle regioni a forte vocazione turistica.

Agricoltura emette il 9% di gas serra e ne riassorbe il 10%

L’Italia agricola è in corsa per il Green Deal con la riduzione del 55% delle emissioni di gas effetto serra entro il 2030 per arrestare il riscaldamento globale. A fronte di una crescita del 67% delle emissioni globali del pianeta nel 2021, in Europa si è conseguita una riduzione del 27%. L'Italia è in linea, con una contrazione del 26%.

Il rapporto Nomisma evidenzia, peraltro, che il 9% delle emissioni di gas serra arriva dall’agricoltura (il 6% dalla zootecnia) che però riassorbe il 10% di tali emissioni grazie a foreste, pascoli e colture permanenti.

Energie rinnovabili sono il 20% del fabbisogno nazionale

Il Paese, che sconta fortemente gli effetti del conflitto con il caro-energia, sta progressivamente diversificando le sue fonti di approvvigionamento, riducendo l’import di gas dalla Russia dal 40% del 2021 al 19% del 2022, grazie pure alla quota del 20% di rinnovabili, in cui conquistano posizioni biomasse e agrovoltaico.

Il nodo fitofarmaci

Con la proposta di nuovo Regolamento sull’Uso sostenibile (Sur) l’Europa chiede all’Italia di ridurre del 62% l’uso dei fitosanitari e del 45% quelli più pericolosi. In assenza di difesa, però, i dati Nomisma prospettano un calo del 70% per le rese di grano duro, del 62% per l’olio, dell’81% per il pomodoro da salsa, dell’84% per il riso e dell’87% per il mais, indispensabile alla zootecnia da cui dipende il nostro made in Italy.

L’agricoltura tricolore, intanto, ha già avviato il percorso di riduzione dei fitofarmaci (-38%), impiega per il 45% prodotti ammessi nel bio e può centrare il target del 25% di superfici biologiche al 2030, con 2,2 milioni di ettari già convertiti e uno scarto di altri 900mila ettari per giungere all’obiettivo finale di 3,1 milioni di ettari.

 

 

Costi di produzione alle stelle tengono l’agricoltura in stallo - Ultima modifica: 2023-02-08T15:12:33+01:00 da Laura Saggio

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