I contratti di filiera con i fondi del Pnrr

Pnrr
Grazie a una divisione dedicata, il Gruppo BCC Iccrea vanta una solida esperienza nella gestione dei progetti di finanziamento

Per ampliare gli spazi produttivi, per acquistare macchinari nuovi e più innovativi, per aderire a sistemi di qualità e certificazione dei prodotti, per la promozione. Ma anche e soprattutto per abbattere i costi, costruendo impianti per produrre bioenergie e sviluppando l’economia circolare. Serviranno soprattutto a questo gli 1,2 miliardi di euro di fondi Pnrr destinati dal Mipaaf ai contratti di filiera attraverso il quinto bando della serie. I progetti potranno avere piani d’investimento compresi tra 4 e 50 milioni. Un’opportunità che le aziende agroindustriali e agricole possono cogliere grazie ai finanziamenti agevolati, di cui quasi la metà a fondo perduto.

Uno degli istituti di credito più attivi nella gestione di questi progetti è il Gruppo BCC Iccrea, grazie anche alla sua presenza capillare sul territorio di 122 banche di Credito cooperativo e alla sua esperienza nei bandi precedenti con quota di mercato superiore al 50% delle iniziative presentate. «Molte richieste le stiamo ricevendo grazie anche alle nostre due attività sui contratti di filiera – afferma il responsabile crediti agrari del Gruppo BCC Iccrea Marco Mancinelli –  un polo di valutazione del merito creditizio e uno d’eccellenza sul settore agevolativo. Due unità che lavorano in simbiosi. È il binomio vincente che ci ha permesso di raggiungere una posizione dominante in questa fetta di mercato e di gestire contratti anche molto complessi».

Quinto bando, a disposizione 1,2 miliardi

Dopo aver definito il protocollo d’intesa tra Mipaaf e Cassa Depositi e Prestiti che supporta le banche nell’attività di trasferimento al settore, si è aperto il quinto bando della serie. La finestra temporale per la presentazione delle domande si chiuderà alle 12 del 24 ottobre 2022. I soggetti “attori” sono sia aziende di trasformazione sia di produzione, che creano e sanciscono un vero e proprio “contratto”

sottoscritto con la supervisione del Mipaaf. Cassa Depositi e prestiti e banche supportano gli investimenti previsti dai contratti che possono arrivare fino a 50 milioni di euro. Possono essere investimenti strutturali per ampliare magazzini e locali produttivi, oppure per acquistare macchine e attrezzature.

«Negli ultimi tempi vediamo più aziende agroindustriali che prettamente agricole tra i sottoscrittori dei contratti – spiega Mancinelli –. Ci sono più cooperative o comunque raggruppamenti di imprese rispetto ad aziende agricole di base. E quelle che ci sono hanno una dimensione medio-grande, sono aziende molto strutturate. I contratti di filiera hanno tempi di erogazione dei contributi medio-lunghi. Gli agricoltori preferiscono utilizzare canali agevolativi più snelli e immediati come la Nuova Sabatini oppure le agevolazioni statali per ottenere liquidità. L’agroindustria, invece, sta cercando di fare massa critica per cogliere l’opportunità dei contratti di filiera».

Come funzionano i finanziamenti

Il programma d’investimento non può superare 50 milioni per ogni bando. Il 50% circa dei fondi viene erogato a fondo perduto. L’altra metà viene concessa con due modalità: il 50% (cioè il 25% del totale), è erogato da Cassa Depositi e Prestiti con un tasso agevolato fisso dello 0,5%, l’altra metà è erogata dalle banche con tassi di mercato. In alcuni casi intervengono anche le Regioni per finanziare a fondo perduto (fino a 10 milioni). I prestiti possono durare da un minimo di 4 anni fino a un massimo di 15, con un periodo di preammortamento proporzionato alla durata del finanziamento e comunque fino a un massimo di 4 anni.

Tipicamente i fondi vengono utilizzati per interventi strutturali. Ma con questo bando che sfrutta i fondi del Pnrr il sistema che attribuisce il punteggio ai progetti premia quelli che intendono incentivare l’economia circolare e la produzione di bioenergie. Il Mipaaf dunque assegna un punteggio ai progetti in base alla corrispondenza degli interventi proposti con le priorità stabilite nel bando, poi interviene il mondo bancario per valutare il merito creditizio e quindi stabilire se quei progetti sono finanziabili dagli istituti di credito. Una tipica sinergia pubblico-privato.

Alcuni esempi di progetti

Un esempio abbastanza tipico di contratto di filiera può essere quello sottoscritto tra un pastificio e le aziende agricole che coltivano il grano. Si prevede il rinnovo del parco macchine, quindi anche le mietitrebbie. Per quanto riguarda le infrastrutture, tipica è la richiesta di fondi per costruire impianti di stoccaggio del grano e migliorare la logistica. Oppure sulla IV Gamma. Capofila è l’azienda che processa il prodotto e lo imbusta, in filiera vanno le aziende agricole che producono gli ortaggi. Grazie a questo strumento possono rinnovare le serre e realizzare impianti di riscaldamento innovativi o di recupero delle acque piovane per l’irrigazione. Altri investimenti possono riguardare l’aumento della produzione o anche diversificarla. Nel bando precedente, Iccrea ha finanziato 15 progetti di filiera che hanno coinvolto quasi tutte le regioni italiane e i settori del primaio: cerealicolo, frutticolo, vitivinicolo, lattiero-caseario.

«Per compilare le domande molte aziende si stanno adoperando appoggiandosi ad associazioni di categoria o consulenti – racconta Mancinelli –. Dalle prime arrivate vediamo che predomina la richiesta di ampliamento delle strutture, efficientamento energetico e sviluppo dell’economia circolare, perché danno un punteggio più alto, ma anche per l’esigenza di abbattere i costi. In questo periodo l’obiettivo delle aziende non è aumentare il fatturato ma puntellarlo, tutelarlo, abbassando i costi – fa notare il manager di Iccrea –. È un cambio di punto di vista. Anche un agricoltore magari preferisce installare i pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici aziendali invece di sostituire un trattore».

I tempi sono abbastanza contingentati. Dopo la chiusura del bando, a inizio 2023 le banche inizieranno a valutare la finanziabilità e ad erogare. Perché, in base alle regole del Pnrr entro l’inizio del 2026 i progetti dovranno essere conclusi. «C’è il timore del rincaro dei costi – conclude Mancinelli – perciò le aziende che intendono presentare progetti aspettano l’ultimo momento per avere dai fornitori dei preventivi il più possibile aggiornati».

I contratti di filiera con i fondi del Pnrr - Ultima modifica: 2022-10-03T16:37:03+02:00 da Simone Martarello

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