Grano duro, frumento tenero e mais. Che prezzo farà?

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L'analisi di Areté per interpretare le dinamiche di mercato nel breve, medio e lungo termine e aiutare gli imprenditori agricoli a definire con maggior efficacia le strategie di semina e vendita

Il 2021 è un anno caratterizzato da una fortissima volatilità sui mercati delle materie prime agroindustriali. In un contesto caratterizzato dalle persistenti restrizioni all’offerta legate al Covid-19 e la ripartenza dei consumi, soprattutto in Asia, fenomeni meteorologici di natura eccezionale hanno portato i prezzi a livelli record in quasi tutti i comparti. Ma cosa devono aspettarsi gli agricoltori per il 2022 riguardo ai prezzi di grano duro, grano tenero e mais?

Una risposta per interpretare le dinamiche di mercato nel breve, medio e lungo termine e aiutare gli imprenditori agricoli a definire con maggior efficacia le strategie di semina o di vendita arriva da Commodity Agricole, l’evento organizzato da Unione Italiana Food e Areté – The Agri-food Intelligence Company, sulle prospettive dei mercati delle materie prime agroindustriali, giunto quest'anno all'undicesima edizione. Ecco le schede per le principali produzioni italiane.

1. Grano duro, variabile meteo determinante

Il mercato internazionale del frumento duro è fortemente dipendente dalla parte Nordamericana per la produzione. Il disastro produttivo in Usa e Canada nel 2021 ha generato un calo dell'offerta e quindi un notevole rialzo dei prezzi. Anche il raccolto australiano, in arrivo a fine anno, non cambierà lo scenario.

In Canada il meteo avverso (siccità e alte temperature) ha provocato un crollo delle rese del 46% rispetto al 2020, con un livello di stock ai minimi. Evidente la ripercussione sulla disponibilità all'export. Molto simile la situazione negli Usa con un calo delle rese del 41%. «In annate medie i due paesi producono tra i 7,5 e gli 8 milioni di tonnellate, quest'anno si arriverà a fatica a 4,5 – ha fatto notare il senior market analyst di Areté Filippo Bertuzzi – sono numeri che da soli bastano per descrivere bene la situazione mondiale».

In Europa la produzione è in aumento e prevista a circa 7,5 milioni di tonnellate. Anche il Nordafrica c'è un aumento produttivo dovuto al grande recupero del Marocco che però venia da due anni molto scarsi. A livello globale la campagna 2021/2022 comincia con scorte in calo per il secondo anno consecutivo, una produzione minore e un arretramento del 2% dei consumi. Per il terzo anno consecutivo, però, gli utilizzi sono superiori alla produzione e le scorte sono al minimo storico.

I prezzi correnti del grano duro hanno già superato i record del 2007/2008. Lo spread rispetto agli altri cereali è altissimo. Per la prossima campagna saranno determinanti le scelte di semina e il clima.

2. Grano tenero, raccolto record ma stock in calo

Nell'emisfero Nord sono in corso le semine invernali e si avvicinano le raccolte di Australia e Argentina. A livello mondiale la situazione è definita dagli analisti di Areté "abbastanza complessa". La campagna 2021/2022 si apre con una previsione di produzione record del frumento tenero a livello mondiale con un aumento di un milione di tonnellate rispetto allo scorso anno. Nonostante ciò, il mercato è previsto in deficit, perché l'aumento dei consumi sarà superiore all'incremento dei volumi. Ci sarà quindi un calo degli stock.

Negli Stati Uniti la produzione 2021/2022 è stimata in calo del 10% rispetto al 2020/2021 e sarà la più bassa degli ultimi vent'anni. L'Unione europea è il principale produttore ed esportatore di grano tenero. La campagna 2021/2022 ha visto un rimbalzo del raccolto, in particolare in Francia (+10%), primo produttore del Vecchio Continente. Ma il frumento tenero transalpino deve fare i conti con la scarsa qualità per problemi con il peso specifico. La Germania, secondo produttore, ha avuto raccolti in linea con quelli di dodici mesi fa. In Italia, invece, la produzione è leggermente calata. L'Ucraina si avvia a un raccolto record: +30%. In forte calo la produzione russa (-15%), dopo il boom del 2020. Le esportazioni europee sono previste in aumento del 20%.

I prezzi medi attuali sono i più alti delle ultime otto campagne. La domanda internazionale resta molto forte e il prodotto russo è reso meno appetibile dai dazi. Le semine invernali in Europa sono previste in linea con quelle dello scorso anno. Negli Usa c'è ancora un problema di siccità che potrebbe complicare le prospettive del frumento primaverile. Quindi le quotazioni dovrebbero restare alte.

3. Mais, dopo quattro anni la produzione supera i consumi

La raccolta nell'emisfero Nord volge al termine, mentre nell'emisfero Sud si sta seminando il mais di primo raccolto. A livello mondiale, dopo quattro annate consecutive di deficit, nelle quali i consumi hanno superato i raccolti, la campagna 2021/2022, è prevista con un surplus di produzione. «Negli Stati Uniti si prevedono rese record e un importante calo delle esportazioni, quindi gli stock aumenteranno dopo due anni di deficit – ha spiegato la market intelligence analyst di Areté Annachiara Saguatti –. Ci sarà anche un aumento dei consumi per via delle politiche ambientali sostenute dall'amministrazione Biden».

La domanda per il mais statunitense è stata molto elevata negli ultimi mesi, a causa della scarsa produzione brasiliana (-16%), che è il secondo esportatore mondiale. Ma per la campagna 2021/22 la produzione brasiliana è prevista in aumento del 37% grazie a un aumento delle superfici e delle rese.

La Cina è la prima importatrice mondiale di mais e negli ultimi sette anni ha avuto un costante aumento degli utilizzi, mentre la produzione è rimasta stabile. Questo ha provocato un aumento delle importazioni e quindi tensione sui listini. Ma per la prossima campagna gli analisti di Areté prevedono un aumento della produzione cinese e questo porterebbe a un calo del 7% (pari a due milioni di tonnellate), delle importazioni.

L'Europa è importatrice netta di mais. La produzione per la campagna 2020/2021 è prevista in aumento del 3%. L'Italia ha prodotto piuttosto male nel 2021 (con un calo intorno al 10%). L'Ucraina è la principale fonte di approvvigionamento di mais per l'Europa e l'Italia. Ma Kiev nel 2021 ha visto un calo della produzione (-16%) e di una disponibilità per l'export. Ma nel 2022 la produzione è prevista in forte aumento (+25% sul 2021), tale da raggiungere il livello record di 38 milioni di tonnellate e quindi aumenterà la disponibilità per l'export.

In sintesi, nella campagna 2021/22 si prevede un surplus di produzione rispetto al 2020/2021. Stati Uniti (+6%), Brasile (+37%), Ucraina (+25%). Ma il ritardo della raccolta in Francia e Ucraina crea tensione sul mercato italiano e i prezzi sono a livelli record. Nei prossimi mesi si teme per le incognite climatiche (La Nina potrebbe portare siccità in Sudamerica). L'export Usa è più indietro rispetto alla precedente campagna, ma i contratti firmati sono superiori del 2%.

Grano duro, frumento tenero e mais. Che prezzo farà? - Ultima modifica: 2021-10-27T17:50:17+02:00 da Simone Martarello

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