Grano duro, non si placa la protesta dei ceralicoltori

Crisi del grano duro: ancora sit-in alla Granaria del capoluogo della Daunia. Salta la seduta della commissione rilevazione prezzi. Michele Ferrandino e Silvana Roberto (Cia Capitanata): «Chiediamo la classificazione della semola 100% italiana, così come si fa per il grano italiano e relativa pasta, i consumatori devono sapere quello che comprano e mangiano»

Crisi grano duro, i cerealicoltori tornano a presidiare la Camera di commercio di Foggia.

Questa mattina, al fine di vedersi garantita la dignità al proprio lavoro, gli agricoltori si sono radunati davanti alla Camera di commercio, dove ogni mercoledì, a mezzogiorno, si riunisce la Commissione rilevazione prezzi.

Lo fanno sapere i componenti della commissione prezzi, in quota CIA agricoltori italiana della Capitana, Michele Ferrandino, presidente e Silvana Roberto, vicepresidente.

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Il primo blocco una settimana fa

Esattamente una settimana fa, infatti, le organizzazioni agricole si sono viste costrette ad abbandonare la Commissione prezzi in segno di protesta contro l’ulteriore richiesta di abbassare ulteriormente il valore del cereale (si trattava di altri due euro alla tonnellata).

Nonostante il prezzo sia rimasto invariato, alla luce della pesante siccità e della gelata che ha determinato il crollo della produzione, i ricavi sono così bassi da non coprire i costi di produzione sostenuti dalle aziende.

«Quotare anche la semola ad origine italiana garantita»

Nell’occasione, il mondo agricolo ha chiesto agli industriali di classificare la semola e la

Michele Ferrandino e Silvana Roberto

semola 100 % italiana, così come si fa per il grano italiano e relativa pasta prodotta.

Tutto ciò per salvaguardare il made in Italy attuale e futuro e non penalizzare i produttori agricoli che, a fronte di importanti investimenti, si ritrovano ogni anno a fare i conti con i bilanci in rosso.

Il grano duro italiano non può sempre essere in balia della crisi. «Occorre spiegare - insiste Michele Ferrandino  - la grande differenza tra grano nazionale (italiano) rispetto a quello nazionalizzato che può creare molta confusione tra i consumatori, i quali vogliono sapere quello che comprano e mangiano». «Lo stesso discorso - ribadisce Silvana Roberto - deve valere per la semola».

La qualità va pagata

Restano, però - concludono i rappresentanti dei produttori-, ancora altre questioni da affrontare, come la necessità di riconsiderare il prezzo quando il valore delle proteine è superiore alla quota standard, ma non solo.

grano duro

Grano duro, non si placa la protesta dei ceralicoltori - Ultima modifica: 2020-09-30T16:48:40+02:00 da Redazione Terra e Vita

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