Cereali e fertilizzanti, prorogato l’accordo per il transito sul Mar Nero

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Black Sea Grain Initiative propogata per altri quattro mesi. Italia quarta nella classifica dei Paesi importatori per quantità

Prorogato per altri 4 mesi (120 giorni) l'accordo internazionale sull'export di cereali e fertilizzanti russi e ucraini attreverso il Mar Nero in scadenza sabato 19 novembre. A dare la notizia è stata una fonte del governo turco, che ha mediato l'accordo per il prolungamento della "Black Sea Grain Initiative". Con il rinnovo dell'intesa è stato aggiunto come porto di partenza per le merci anche quello di Mykolaiv. I mercati internazionali già da qualche giorno puntavano decisamente sul rinnovo dell'accordo. Sul mercato europeo Euronext, i prezzi del grano tenero si sono attestati a 317 €/t, scendendo sui livelli di settembre. Analogo andamento per il mais che è tornato sulle quotazioni di agosto (306 €/t).

Italia quarto importatore di cereali ucraini

Con il 9% di prodotti agricoli importati dall'Ucraina in quattro mesi, l'Italia è tra i Paesi che più hanno beneficiato dell'accordo Onu che ha sbloccato i flussi commerciali dai porti del Mar Nero. Dal 23 luglio scorso a oggi sono arrivate 157mila tonnellate di grano tenero (5% sul totale partito dai porti ucraini), 624mila tonnellate di mais (14%) e 46mila di olio di girasole (7%). Lo afferma il Centro Studi Divulga, che traccia il primo bilancio dei dati delle rotte dei prodotti agricoli partiti dai porti di Chornomorsk (41,4% del totale), Yuzhny (32,8%) e Odessa (25,9%) in questi 120 giorni dell'accordo tra Russia e Ucraina siglato lo scorso 22 luglio.

L'Italia come import complessivo dall'Ucraina si posiziona dietro Spagna (19%), Turchia (13%) e Cina (11%), fa sapere Divulga, secondi cui il 41% del grano, in particolare frumento tenero, ha raggiunto l'area asiatica, il 33% l'Europa e il 26% i Paesi africani. Nello specifico, il 25% del grano ucraino ha raggiunto la Spagna, il 18% la Turchia, il 9% il Bangladesh, il 5% ciascuno per Italia, Tunisia, Algeria e Indonesia. I Paesi europei sono i principali beneficiari anche delle esportazioni ucraine di mais: su 4,4 milioni di tonnellate di prodotto all'Ue ne è stato destinato il 60%, il 30% ha raggiunto l'Asia e il 10% l'Africa.

Coldiretti: boccata d'ossigeno per gli allevatori italiani

La proroga dell’accordo significa per l’Italia il via libera all’arrivo dall’Ucraina di quasi 1,2 miliardi di chili l’anno di grano tenero, olio di girasole e mais indispensabile per l’alimentazione degli animali negli allevamenti - commenta Coldiretti. L’accordo è importante soprattutto – sottolinea la professionale agricola – per la forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% secondo il Crea mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali.

L’Ucraina infatti con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è – continua la Coldiretti – il secondo fornitore di mais dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle. L’Ucraina garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.

«L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – è importante intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per garantire in futuro la sovranità alimentare del Paese».

Confagricoltura: bene, ma resta il problema dei fertilizzanti

«Bene la proroga dell’accordo sulle esportazioni agroalimentari via mare dell’Ucraina per 120 giorni – ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – è una buona notizia per la stabilità dei mercati. Ora è importante che l’attenzione della comunità internazionale sia rivolta alla crisi dei fertilizzanti, in relazione ai prezzi e alla disponibilità che pesano sulle prospettive di breve e lungo periodo».

«Incassata la proroga dell’intesa, pesa sulle prospettive della sicurezza alimentare globale la crisi dei fertilizzanti. I prezzi – afferma Giansanti – hanno raggiunto livelli senza precedenti (150% in più nell’Unione europea in un anno) e le industrie hanno ridotto la produzione a causa delle eccessive quotazioni del gas».

Secondo un rapporto redatto dalla Fao e dall'Organizzazione mondiale del commercio per la recente riunione del G20 in Indonesia, la crisi proseguirà anche nel 2023. Dall'adeguato apporto di fertilizzanti dipendono la quantità e la qualità dei prossimi raccolti.

Cereali e fertilizzanti, prorogato l’accordo per il transito sul Mar Nero - Ultima modifica: 2022-11-17T09:56:10+01:00 da Simone Martarello

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