L’imprenditore agricolo di fronte a una strada nuova

Covid19, mercati, clima: triplice livello d'incertezza per il futuro delle aziende del comparto primario. La risposta non può venire dall'aumento degli interventi e dei contributi pubblici, le storie di successo di molti imprenditori dimostrano che l'unica ricetta per migliorare la propria condizione è l'attitudine al cambiamento

In questi tempi molti imprenditori agricoli e agroalimentari lamentano grandi incertezze e difficoltà connesse all’emergenza Covid 19, ai mercati e al clima.

Le criticità sono ben evidenti.

In particolare “scotta” le crisi nel florovivaismo, nell’agriturismo, nel settore lattiero-caseario, delle carni suine e bovine e tutte le conseguenze del coronavirus. Ma anche i gravi danni delle gelate, soprattutto in Romagna, e della siccità in altre regioni italiane.

L’agricoltore è abituato alle crisi, ma poi spera in un ritorno alla normalità. Ma quale normalità?

Quale normalità

Meglio non illudersi.

Oggi, si rende necessaria una nuova consapevolezza: le incertezze sono strutturali; le

Angelo Frascarelli, Università di Perugia e membro del Comitato scientifico di Terra e Vita

mutazioni del mercato sono strutturali; le avversità del clima sono strutturali ed espongono l’agricoltura a rischi enormi.

L’imprenditore agricolo deve essere costantemente predisposto al cambiamento, deve avere un’attitudine e una predisposizione al cambiamento.

Il coraggio di cambiare strada

Il cambiamento non è il miglioramento.

L’imprenditore agricolo è normalmente predisposto al miglioramento. Cerca sempre di migliorarsi e migliorare tutto: l’efficienza delle tecniche, l’aumento delle rese produttive, la riduzione dei costi, l’introduzione di nuove macchine e di nuovi processi, la qualificazione della manodopera, l’ottimizzazione delle tecniche di vendita e dei rapporti di mercato.

Il miglioramento non basta più in uno scenario dove le incertezze sono enormi e strutturali.

Ci vuole il cambiamento. E qui è il problema da affrontare.

Il cambiamento significa strade inesplorate, che non si conoscono, che non si possono predefinire.

Significa trovare la strada in una foresta inesplorata o trovare un futuro per la propria impresa vitivinicola dopo che tutti i ristoranti hanno chiuso.

Noi concepiamo il nostro cambiamento secondo l’immagine che respiriamo attorno a noi, che ci creiamo noi, cioè come incremento delle nostre capacità, miglioramento delle nostre performance. Non è questo il cambiamento!

A cosa serve la ricerca

Anche la ricerca universitaria può aiutare al miglioramento, ma più difficilmente può aiutare al cambiamento. Ma allora, se non si può misurare, in che cosa consiste il cambiamento? È virtuale il cambiamento? Qual è il vero cambiamento?

L’esperienza del cambiamento è determinata, anzitutto, dal riconoscimento che c’è una strada nuova, anche se non la conosciamo.

Vedo e conosco imprenditori agricoli e agroalimentari che hanno affrontato con successo le crisi con precorsi produttivi, commerciali e organizzativi diversi dal passato, strade che non avrebbero mai immaginato.

Come hanno fatto? Non c’è una ricetta, c’è un’attitudine al cambiamento.

Il cambiamento richiede una fede. Per cambiare rispetto alle attività solite occorre la speranza.

Dice Stefano Zamagni: «È sbagliato pensare che perché qualcosa possa realizzarsi sia necessario intervenire solamente sul lato delle opportunità, cioè delle risorse e degli incentivi. Occorre piuttosto insistere sull’elemento della speranza, che non è mai utopia».

Il cambiamento e la speranza si alimentano con la creatività dell’intelligenza e con la purezza della passione.

«La speranza non è per nulla uguale all’ottimismo. Non è la convinzione che una cosa andrà a finire bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso indipendentemente da come andrà a finire» (Václav Havel).

Solo questa posizione di apertura al cambiamento può farci affrontare le conseguenze dello sconvolgimento del coronavirus e le tante incertezze del nostro lavoro.

Articolo pubblicato su Terra e Vita n. 16 
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L’imprenditore agricolo di fronte a una strada nuova - Ultima modifica: 2020-05-26T20:25:59+02:00 da K4

3 Commenti

  1. Articolo molto interessante che mette a fuoco l’esigenza di ogni uomo: che ogni circostanza abbia un senso e che ogni cambiamento sia una possibilità di bene per sé e per tutta la collettività. Sperare non è quindi un’utopia, ma la certezza di un futuro buono in forza di un bene di cui già ora si può fare esperienza.

  2. L’articolo del prof.frascarelli tocca una realtà del mondo produttivo agricolo di grande attualità, premoritore di un
    futuro a cui è necessario impostare linee politico-economiche volte ad accompagnare i nuovi indirizzi produttivi,
    sociali, ambientali e di sostegno per ottenere nel breve periodo un mondo agricolo che soddisfi le necessità della
    società moderna.

  3. La veritá è esattamente il contrario. Qualunque cosa si faccia in agricoltura alla fine il mercato riporta i guadagni a valori sempre uguali o quasi. Le idee geniali sono una rarità che conta come il due a briscola. L’agricoltura ha bisogno di prezzi alti e remunerativi e non di lavorare per comparti di nicchia

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