Le Regioni al governo: la nuova Pac slitti di un anno

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In Conferenza Stato-Regioni presentato un documento unitario per chiedere all'esecutivo Draghi di prendere una serie di decisioni urgenti per far fronte all'emergenza venutasi a creare sull'approvvigionamento di commodity e sui costi dell'energia

Cinque cartelle fitte fitte. All’interno, organizzate in sei punti, le richieste e le proposte che nella seduta del 16 marzo sono state formulate in Conferenza Stato-Regioni per compensare gli effetti sul comparto agricolo e agroalimentare italiano, della crisi internazionale provocata dal conflitto in Ucraina. Nel documento elaborato in maniera unitaria, Regioni e Province autonome chiedono al governo Draghi di intraprendere iniziative sia in campo nazionale che in sede Ue, dove com’è noto, si decide il destino dell’agricoltura europea.

1. Psn congelato per un anno

Al primo punto c’è la revisione della Pac 2022 e del Psn 2023-27. Per quest’ultimo viene chiesto anche di farne slittare l’entrata in vigore al 2024. Nel frattempo dovrebbe essere confermato il sistema attuale, anche se con alcune modifiche volte a incrementare la produttività agricola così da sopperire ai fabbisogni interni.

2. Seminativi, cosa cambiare

Per disporre già entro aprile di maggiori superfici da destinare alle semine primaverili delle preziose commodity che vengono importate dall’Ucraina, la proposta è quella di “svincolare” le superfici a riposo nell’ambito delle Efa (Ecological Focus Area) e di disapplicare gli obblighi di avvicendamento e diversificazione colturale.

A questo dovrebbero poi aggiungersi incentivi per i secondi raccolti e il ripristino a coltura delle aree protette. Da valutare anche la conversione di alcune tipologie di prati permanenti.

3. Riflettori su Psr e aiuti di Stato

Tutti d’accordo sull’integrazione dei Programmi di Sviluppo Rurale con una misura di sostegno analoga alla Misura 21 attuata per gli effetti dell’emergenza Covid-19. Per finanziarla però servirà un nuovo e specifico strumento europeo, analogo all'European Recovery Instrument. Le Regioni puntano inoltre sulla maggiore flessibilità di spesa per la programmazione 2014-2022. Preoccupa, infatti, sempre di più la possibilità che gli obiettivi (N+3) non possano essere raggiunti per la mancata realizzazione degli interventi dovuta a carenza e a costi maggiorati delle materie prime.

4. Prorogare gli aiuti Covid

Tra le richieste delle Regioni spicca anche la deroga alla disciplina degli aiuti di Stato. Necessario, si legge nel documento, che il Quadro temporaneo per le misure di aiuto Covid-19 venga prorogato a tutto il 2023, assicurando contemporaneamente l’incremento di budget. Ma questo non basta. Viene, infatti, sollecitata la definizione di un nuovo Quadro temporaneo specifico per l’emergenza provocata dal conflitto Russia-Ucraina che tenga in debita considerazione anche il settore agricolo e agroalimentare.

In pratica, scrivono le Regioni, servono “speciali aiuti in compensazione dei maggiori costi di lavorazione e trasformazione sostenuti dalle organizzazioni dei produttori anche attraverso nuove misure di gestione del rischio” e “la possibilità di riconoscere gli aiuti di fiscalità sugli oneri previdenziali per le aziende che operano in zona svantaggiata”.

5. Sos liquidità

L’emergenza rende necessario favorire la liquidità per le imprese. Per questo le Regioni mettono in fila una serie di proposte che vanno dallo sblocco di tutti i pagamenti arretrati e sospesi a favore degli agricoltori (le cosiddette “domande campagne pregresse”) all’anticipazione strutturale dell’erogazione della domanda unica; dall’attivazione di specifiche misure nazionali di sostegno diretto (sul modello della misura 21 del Psr) a interventi per favorire l’accesso al credito agevolato da parte delle imprese tramite Ismea; da interventi specifici per la ristrutturazione dei debiti delle imprese agricole e agroalimentari alla moratoria dei mutui.

A questo si aggiunge la cumulabilità delle misure del Feasr e Feaga con il credito d’imposta e la sospensione di nuovi regimi sanzionatori. Il riferimento è a quelli previsti dalle nuove disposizioni per le dichiarazioni obbligatorie nei settori del latte bovino e di quello ovi-caprino, e delle misure di recupero delle multe pregresse sulle “quote latte” messe in campo dall’Agenzia delle Entrate e delle Riscossioni.

6. Energia, costi alle stelle

Nel documento sottoscritto dalle Regioni un capitolo a sé riguarda gli interventi sui costi energetici. E tra le prime richieste c’è, ovviamente, quella di ridurre Iva e accise sul carburante. Per gas ed energia elettrica, le Regioni chiedono la “sterilizzazione” degli oneri di sistema e l’azzeramento della componente imposte per le imprese agricole, per le imprese agroalimentari, per i Consorzi di bonifica e per gli enti irrigui.

Da rivedere anche il meccanismo di regolazione dell’energia elettrica autoprodotta, rendendo almeno paritetico lo scambio tra energia immessa in rete ed energia prelevata. Viene poi sollecitata la tempestiva attivazione degli interventi del Pnrr volti alla produzione di energie rinnovabili da parte delle imprese agricole.
Attenzione anche alla filiera legno, con particolare riferimento alla produzione di energia. Allo scopo di contenere e ridurre gli import di materiale dai paesi dell'Est per gli scopi energetici (pellet, cippato) e per impieghi strutturali, le Regioni suggeriscono di incentivare e sostenere la gestione sostenibile delle superfici forestali.

7. Il nodo fertilizzanti

In relazione all’approvvigionamento di fertilizzanti, tra le misure da adottare per fare fronte alle difficoltà provocate dal conflitto le Regioni propongono l’introduzione di una “definizione apprezzabile di biodigestato equiparato”. La novità, scrivono le Regioni, è fortemente voluta dal mondo agricolo: servirebbe a equiparare il digestato ai fertilizzanti di origine chimica e costituirebbe un importante vantaggio anche per sopperire ai blocchi imposti all’importazione.

8. Deroghe per le zone vulnerabili ai nitrati

Sempre e solo per via dell’emergenza le Regioni chiedono la deroga al limite dei 170 kg/ha di azoto nelle zone vulnerabili ai nitrati, sino al massimo assorbimento delle colture in campo, e di posticipare l’entrata in vigore delle misure contenute nella Strategia Farm to fork. Pertanto, la riduzione del 50% dei presidi fitosanitari potrebbe non avvenire entro il 2030. Nel frattempo le Regioni avvertono: “La mancanza di presidi per la protezione delle piante sta già comportando e avrà un effetto sulla riduzione delle produzioni di pieno campo e su quelle ortofrutticole”. Insomma, per l‘avvio del Green Deal, probabilmente, bisognerà aspettare tempi migliori.

 

Le Regioni al governo: la nuova Pac slitti di un anno - Ultima modifica: 2022-03-16T16:40:29+01:00 da Simone Martarello

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