Pandemia: l’agroalimentare si ridimensiona ma resiste

Lo studio di Nomisma al convegno promosso assieme a UniCredit e Slow Food a Terra Madre Salone del Gusto 2020 mette in luce gli effetti della pandemia.

Il fatturato dei consumi agroalimentari fuori-casa ha ceduto il 64% da aprile a giugno di quest'anno. La crisi morde il vino, soprattutto nell’export, ma la pandemia rilancia anche le spedizioni all’estero di pasta e derivati del pomodoro. Anche l’esplosione dell’e-commerce è un’eredità del Covid-19

L’agroalimentare italiano non è stato risparmiato dalla pandemia anche se si è dimostrato molto più resiliente di altri comparti del manifatturiero italiano. Sul food & beverage, che genera un  valore aggiunto di quasi 59 miliardi di euro considerando solo la fase produttiva (agricoltura e industria alimentare), hanno pesato la chiusura del canale ho.re.ca. e il crollo del turismo estero. A farne le spese, in particolare, un settore strategico del made in Italy come quello del vino.

Lo ha spiegato Denis Pantini, responsabile agricoltura e industria alimentare di Nomisma, durante il Forum on line delle Economie sulla filiera Agrifood promosso da UniCredit, Slow Food e Nomisma nell’ambito di Terra Madre Salone del Gusto 2020.

Il fatturato dell’agroalimentare mostra un andamento negativo a partire da aprile ed è previsto a fine anno un calo siginficativo nonostante la resilienza che il settore ha dimostrato rispetto ad altri comparti  manifatturieri italiani. In particolare il fatturato del canale ho.re.ca ha ceduto il 23% nel primo trimestre dell'anno e il 64% da aprile a giugno.

La crisi morde il vino, ma la pandemia rilancia pasta e derivati del pomodoro

A soffrire di più nell’agroalimentare, come ha spiegato sempre Pantini, è stato il comparto del vino  sul quale i consumi fuoricasa incidono per il 45% delle vendite (secondo dati del 2018). Nei primi sette mesi del 2020 l’export di vino è calato del 3,7%.

I più colpiti sono stati i vini a denominazione che hanno perso il 4,2% da gennaio a luglio 2020. Tra questi le performance peggiori sono state quelle degli Asti Dop (-11%), hanno come i rossi della Toscana che hanno perso quasi il 7% di valore o  quelli veneti che hanno lasciato sul terreno il 6% delle spedizioni all’estero.

Al contrario, grazie al lockdown  hanno registrato tassi di crescita a doppia cifra, le esportazioni di pasta (23%) e i derivati di pomodoro (10%).

Un trend questo confermato da Costantino Vaia, direttore generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro: «Siamo passati da una domanda di sughi pronti e prodotti ad alto contenuto di servizio a un ritorno, nei mesi dell’emergenza pandemia,  a ingredienti base come polpe e passate da cucinare».

 

Davide Vernocchi, presidente di Apo-Conerpo, ha sottolineato come problemi di deperibilità e di commercializzazione abbiano riguardato anche l’ortofrutta.

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«Abbiamo registrato - ha spiegato Vernocchi - un’esplosione di consumi su prodotti a lunga shelf life o che possono essere manipolati o trasportati agevolmente come patate o mele, ma anche su prodotti con valenze salutari come i kiwi ricchi di vitamina C».

De Castro: oltre al fondo per il Recovery Plan in arrivo le risorse per lo sviluppo rurale

Saranno fondamentali per ripartire, come ha ricordato l'Eurodeputato Paolo De Castro, le risorse che l'Ue metterà a disposizione: «I 750 miliardi del Recovery plan, di cui quasi 209 per l'Italia e un pacchetto da oltre 10 miliardi di euro per lo sviluppo rurale (8 miliardi aggiunti ai 2,5 miliardi già previsti nel quadro pluriennale) che potranno essere utilizzati nel 2021 e nel 2022 per sostenere la transizione ecologica, ossia le attività agroambienali con oltre il 50% dedicato agli investimenti nelle aziende agricole».

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«Di questi fondi per lo sviluppo rurale - ha continuato De Castro - all'Italia spetterà una quota di 1,2 miliardi di euro che con il cofinanziamento arriveranno a 2,4 miliardi. L'aiuto potrà arrivare fino al 75% e per il restante 25% potrà intervenire Unicredit».

Effetto della pandemia anche l’esplosione dell’e-commerce

Sempre la pandemia da Covid-19 è alla base della forte riduzione del Pil prevista per l’anno in corso, è responsabile anche dello sviluppo dell’e-commerce e della diffusione della digitalizzazione. Nielsen ha rilevato che se nei 12 mesi terminanti a febbraio 2020 le vendite on-line di prodotti grocery erano aumentate del 63% rispetto all’anno precedente, nel periodo del lockdown (da febbraio-maggio 2020), e nei 4 mesi successivi (da maggio ad agosto), sono rimbalzate rispettivamente del 185% e del 172%. Il Coronavirus ha quindi spinto sull’e-commerce che poi non è mai stato abbandonato.

Altre sfide di mercato importanti per l’agrolimentare nazionale anche se non legate alla pandemia, come ha sottolineato sempre  lo studio di Nomisma, sono la sostenibilità, la Brexit, e il nodo dei dazi imposti dagli Stati Uniti.

 Collaborazione tra Nomisma e Unicredit

 «In uno scenario di mercato dominato dall’incertezza a livello globale  - ha sottolineato Pantini - la pandemia genera di continuo nuove sfide a cui sono chiamate le nostre imprese. In questo contesto si inserisce la collaborazione tra Nomisma e Unicredit: un’analisi innovativa e una condivisione strategica degli obiettivi tra gli stakeholder delle filiere agroalimentari, potrebbe consentire di combinare meglio risorse private e pubbliche per i progetti di sviluppo necessari a garantire una “competitività sostenibile” al sistema agroalimentare italiano».

Remo Taricani, co-ceo commercial banking Italy di UniCredit  ha spiegato che la partnership con Nomisma cercherà di «identificare le principali aree d’intervento per vincere la sfida e crescere secondo una logica di sviluppo sostenibile.  Grazie anche al posizionamento pan-europeo di UniCredit, ci confronteremo anche con le migliori best practice internazionali per cogliere spunti di miglioramento da condividere con tutti i principali stakeholder del settore e dei nostri territori».

«Abbiamo bisogno - ha sottolineato Francesco Sottile di Slow Food Italia - di politiche sul mondo della piccola scala che non è chiamata così perché rappresenta una minoranza, ma solo perché è costituita dalle migliaia e migliaia di piccole aziende agricole che insieme rappresentano tessere di un mosaico di valore inestimabile per il un ruolo importantissimo che giocano dal punto di vista, oltre che economico, anche agronomico, ecologico e culturale».

 

Pandemia: l’agroalimentare si ridimensiona ma resiste - Ultima modifica: 2020-11-04T20:20:04+01:00 da Francesca Baccino

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