La pandemia dimezza il valore economico degli agriturismi

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Penalizzati soprattutto gli agriturismi del Nord-est. Ma nel 2020 è cresciuto del 2% il numero delle strutture

La pandemia da Covid-19 e le limitazioni agli spostamenti resesi necessarie per contenerla ha inciso profondamente sulle performance economiche del comparto agrituristico. Nel 2020 il valore economico del settore si è quasi dimezzato rispetto al 2019, con un calo di presenze superiore al 40% rispetto ai dodici mesi precedenti. Nonostante ciò, il numero delle strutture è cresciuto del 2%. A dirlo è l'ultimo report Istat sugli agriturismi in Italia, uscito proprio nei giorni in cui i timori per la variante omicron stanno facendo rinunciare molti italiani a trascorrere il capodanno fuori casa.

Annus horribilis

Nell'anno del lockdown totale di marzo e aprile la produzione agrituristica è stata di poco superiore a 802 milioni di euro (-48,9% rispetto al 2019 e -27% rispetto al 2007). Il valore aggiunto di questo comparto incide per il 2,3% su quello dell'intero settore agricolo (compresa silvicoltura e pesca). Proprio a causa delle restrizioni molti agriturismi sono rimasti chiusi e quelli autorizzati alla ristorazione hanno potuto solo offrire servizio di asporto.

L'indagine dell'istituto nazionale di statistica informa che il 76% del valore economico è stato generato dagli agriturismi del Centro e del Nord-est. Rispetto al 2019 si registra una forte riduzione per tutte le ripartizioni geografiche: dal -47,4% del Centro al -50,5% del Nord-est che è quindi l’area più penalizzata anche per la forte riduzione di agrituristi provenienti dal centro Europa.

Il valore medio della produzione per azienda (valore economico del settore diviso numero agriturismi) è di poco superiore a 32mila euro (63mila euro nel 2019) e sale a poco più di 41mila nel Nord-est e a oltre 34mila nel Centro. Rispetto al 2019 la contrazione più forte, in valore assoluto, è ancora una volta sopportata dalle strutture del Nord-est (-45mila euro).

Strutture in crescita

La crisi sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19 non ha prodotto però effetti negativi sul numero delle aziende agrituristiche in Italia. Gli agriturismi attivi sono 25.060 (+2% rispetto al 2019) con 4.979 comuni che hanno almeno una struttura (+21 rispetto ai dodici mesi precedenti) e che rappresentano il 63% del totale dei comuni italiani (58% nel 2011). Una percentuale che si alza considerevolmente in Toscana e Umbria, arrivando al 97%.

Si conferma in tal modo la crescita che dal 2007 caratterizza questo settore. Negli ultimi 13 anni è stata in media nazionale del 41,4%, con un saldo attivo di 7.340 strutture e raggiunge +61,3% nel Nord-ovest, +45,6% nel Centro, +41,9% nelle Isole, +36,2% nel Sud e +30,2% nel Nord-est. Il tasso medio annuo di crescita tra il 2007 e il 2020 è del 2,5% e sale a 3,5% nel Nord-ovest. Nelle altre ripartizioni varia tra il 2,2% del Sud e il 2,7% del Centro, con il Nord-est attestato a +1,9%.

La dinamica positiva caratterizza questo settore nel medio-lungo termine, oltre che sotto l'aspetto quantitativo anche sotto quello della diffusione. Nel Centro oltre l'84% dei comuni ospita almeno un agriturismo. Seguono i comuni del Nord-est (78,6%), delle Isole (62,6%), del Sud (56,9%) e quelli del Nord-ovest (52,5%). Le regioni a maggior diffusione di comuni con almeno un agriturismo sono la Toscana (97,8%), l'Umbria (96,7%), le Marche (88,2%), il Trentino-Alto Adige (83,7%) e l'Emilia-Romagna (83,5%).

La pandemia dimezza il valore economico degli agriturismi - Ultima modifica: 2021-12-28T15:39:43+01:00 da Simone Martarello

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