Pomodoro da industria, per Apo Conerpo un 2020 sotto le attese

pomodoro da industria
L'andamento climatico di fine luglio e inizio agosto ha spento l'entusiasmo per una campagna che si preannunciava molto buona anche grazie alla programmazione delle quantità da produrre concordata con l'industria. Per l'Op emiliana danni limitati ma redditività ridotta al lumicino

Clima tropicale e difficoltà logistiche legate al Covid. La campagna 2020 del pomodoro da industria di Apo Conerpo, si avvia a una conclusione al di sotto delle aspettative. Il danno è contenuto, grazie alla capacità organizzativa e gestionale del Gruppo, ma cresce la preoccupazione per la redditività dei produttori che si trovano a dover combattere in maniera sempre più evidente con gli effetti dei cambiamenti climatici.

C'erano i presupposti per un'ottima annata, poi...

«I presupposti per un’ottima campagna per il pomodoro da industria c’erano tutti, soprattutto dopo le difficili annate 2018 e 2019 – spiega il presidente dell'Op emiliana Davide Vernocchi – grande richiesta di mercato, quadro agronomico ideale fin dai trapianti primaverili, una perfetta allegagione dei fiori e, infine, un prodotto eccellente anche dal punto di vista fitosanitario. All’avvio della campagna, anticipato al 20 di luglio per ragioni climatiche, le aziende di trasformazione erano pronte a ricevere i nostri pomodori».

Un quadro ideale per lasciarsi alle spalle il ricordo delle difficoltà della campagna 2019, quando venne a mancare oltre il 20% del prodotto. Ma un inaspettato evento climatico ha rapidamente cambiato le carte in tavola. «I primi giorni di agosto – prosegue Vernocchi – abbiamo assistito a quattro giorni di pioggia consecutivi seguiti da temperature più simili a quelle delle aree tropicali che non al clima tipico dei nostri territori. Questa combinazione di fattori ha causato una rapidissima maturazione dei pomodori nei campi facendo saltare ogni programmazione delle consegne».

Carenza di autotrasportatori causa Covid

A complicare ulteriormente una situazione già difficile ci ha pensato l’onda lunga degli effetti del Covid. «In una situazione di urgenza, proprio quando sarebbe stato necessario incrementare i trasporti in maniera consistente, molte aziende si sono ritrovate a dover affrontare un ulteriore difficoltà. La grave mancanza di autotrasportatori provenienti in buona parte dall’Est Europa e rimasti nei propri Paesi di origine a causa delle limitazioni agli spostamenti e per il rischio di contagio da parte del Coronavirus».

Troppo prodotto tutto insieme, quindi, e meno risorse del necessario per trasportarlo a cui va sommata la difficoltà delle aziende di trasformazione nella lavorazione di una quantità molto maggiore del previsto di materia prima. Una situazione che ha costretto diverse Op a ricorrere alla mancata raccolta autorizzata in via eccezionale dal Ministero. Il danno per Apo Conerpo, su questo fronte, è stato contenuto.

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Davide Vernocchi, presidente Apo Conerpo

Danni limitati e campagna chiusa in anticipo

«Grazie al grande sforzo messo in campo dai nostri partner – prosegue Vernocchi – e all’importante collaborazione che, come Apo Conerpo, abbiamo avviato con una decina di industrie locali, abbiamo raggiunto l’obiettivo di non lasciare superfici non raccolte se non in pochissimi casi. Tuttavia, all’eccessiva disponibilità di pomodoro del mese di agosto ha fatto eco una carenza imprevedibile nel mese di settembre. L’usuale consegna scalare dei pomodori nell’arco di 60 giorni di una normale campagna si è concentrata in poco più di 40. Invece di terminare, come d’abitudine, verso la fine di settembre oggi possiamo già dichiarare finita la campagna con due settimane di anticipo, nonostante una programmazione studiata fin nei minimi dettagli».

Uno scenario complessivo che preoccupa soprattutto in termini di redditività dei produttori. «La coltivazione del pomodoro da industria – spiega Vernocchi – costa diverse migliaia di euro all’ettaro. Ogni quintale di prodotto che rimane in campo, come è accaduto negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici, rappresenta un danno consistente a tutta la filiera. In primis per chi coltiva ma anche per chi trasforma. Occorre l’impegno di tutti gli attori per garantire una giusta redditività a chi produce. La salvaguardia delle aziende di produzione è essenziale per la sopravvivenza di una filiera di eccellenza che garantisce occupazione e rende l’Italia famosa in tutto il mondo».

Pomodoro da industria, per Apo Conerpo un 2020 sotto le attese - Ultima modifica: 2020-09-15T13:03:06+02:00 da Redazione Terra e Vita

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