Quanto pesa l’inflazione al 14,5%?

Forum CDO a Milano Marittima (Ra): Filiera a confronto per evitare un’insostenibile erosione dei consumi. L’agroalimentare è il comparto dove il boom dei prezzi incide di più

Galoppa l’inflazione, soprattutto nel comparto agroalimentare.

Quanto incide questo peso sui consumi, sui rapporti di filiera e sulla redditività della produzione primaria? Domande queste al centro del confronto tra imprenditori, analisti e manager al Forum Cdo Agroalimentare del 27 e 28 gennaio a Milano Marittima (Ra).

Angelo Frascarelli durante la moderazione

«L'inflazione va considerata un fenomeno nuovo –rimarca Angelo Frascarelli, coordinatore del Comitato tecnico e scientifico di Edagricole e moderatore del Forum –, perché da trent'anni non si verificava con l'intensità di oggi. È un dato a cui non eravamo abituati anche perché tra il 2015 e il 2020 l’agricoltura ha vissuto invece anni di deflazione». Servono quindi strumenti nuovi per tutelare la produzione di cibo?

Più trasparenza e coesione

Claudio Mazzini

«L'inflazione produce già – avverte Claudio Mazzini, responsabile freschissimi Coop Italia - uno schiacciamento delle vendite che avrà pesanti effetti su tutti gli anelli della filiera».

«Nel consuntivo del 2022 – continua - rischiamo di registrare 300mila t. in meno nei consumi di ortofrutta nazionale e questi si sommano alle 600mila perse negli ultimi quindici anni». «Il 2023 si è aperto con un'ulteriore contrazione. Servono relazioni di filiera più trasparenti e coese per ridurre i costi intermedi e combattere le speculazioni: non è in gioco il futuro di singole aziende, ma di intere generazioni di produttori».

Attilio Zanetti, presidente e amministratore delegato di Zanetti Spa, ricorda come il prezzo dei formaggi sia aumentato notevolmente dopo la pandemia. «Operiamo soprattutto su Parmigiano Reggiano e Grana Padano, generando l'81% di fatturato dai formaggi Dop». «Due prodotti – commenta - che fanno parte della fascia alta del mercato, dove l'erosione degli acquisti è decisamente inferiore: parliamo di circa l'1%».

«I prezzi al caseificio sono aumentati, così come i costi di energia e trasporto, ripercuotendosi sui prezzi al consumo. Il 2023 è partito in salita, perché ci sono segnali di pressioni per il contenimento dei prezzi del lattiero caseario. Abbiamo inventari costruiti a costi più alti, in questo momento non abbiamo bisogno di svalutazioni ma di difendere i valori dei prodotti e della filiera».

Dai formaggi ai salumi, con Pietro D'Angeli, direttore generale Clai. «I consumi di salumi sono in lievissimo calo a livello nazionale. Il consumatore deve spendere meno e si sta rivolgendo a prodotti di qualità inferiore, stanno infatti aumentando molto i discount». «Come azienda abbiamo un must: la qualità non può peggiorare. Lavoriamo 100% italiano, producendo salumi da suini nati e allevati in Italia. I nostri costi nel 2022 sono aumentati del 25% e in vendita siamo riusciti a contenerli al 15%, una differenza che in questo settore è importante».

E il consumatore come reagisce? «L'inflazione non è l'unico elemento che limita le scelte di acquisto–ricorda Stefano Galli di NielsenIQ- ci sono tanti altri fattori che impattano sulle decisioni: ambiente, economia e tecnologia».

«Gli incrementi nei prezzi non sono però finiti e gli alimentari e le bevande sono i comparti più impattati dagli aumenti. Se nel 2022 la variazione dei prezzi medi è del 13,4% nel totale del largo consumo, per gli alimentari è del 14,5%».


Strategie salva spesa

Il consumatore italiano mette a segno un cocktail di strategie per contenere la spesa. Secondo NielsenIQ:

  • il 34% sceglie il prodotto più conveniente tra una selezione di marche;
  • il 31% compra qualunque brand si trovi in promozione, il 28% sceglie il prodotto più conveniente a prescindere dalla marca,
  • il 26% sceglie la Marca del distributore e il 20% controlla l'ammontare totale del carrello rispetto a un budget predefinito.

«E quest'ultimo è un elemento nuovo rispetto al passato – ha evidenziato Stefano Galli di NielsenIQ - che rende più razionale e meno istintivo il comportamento di spesa».


Agricoltori nel mirino

Paolo De Castro con Camillo Gardini

Crescono i prezzi e i produttori tornano nel mirino dell’opinione pubblica. «L’agricoltura deve fare percepire il proprio valore alla società e trasformare il proprio rapporto con l’opinione pubblica: ne va del futuro del settore».

Questo il monito dell’eurodeputato e relatore del Regolamento sulle Indicazioni Geografiche, Paolo De Castro. «La figura dell’agricoltore non è mai stata osteggiata come oggi: uno scenario frutto, in parte, anche di un’inedita pressione sulle istituzioni europee da parte del mondo ambientalista e animalista che distorce la percezione che la popolazione ha del settore primario».

Spazio anche al nuovo Regolamento europeo sulle Indicazioni Geografiche. “Uno strumento essenziale, che dovrebbe essere approvato entro ottobre, per un comparto che vale 80 miliardi in Europa e 20 in Italia e che ha permesso la rinascita di territori che, nel recente passato, erano in fase di progressivo abbandono – ha concluso De Castro - basti pensare alla zootecnia da latte nelle colline emiliane grazie al Parmigiano Reggiano”.

Quanto pesa l’inflazione al 14,5%? - Ultima modifica: 2023-01-30T15:59:06+01:00 da Lorenzo Tosi

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