Radiofrequenze, l’ok dell’Iss aiuta a ridurre il digital divide

Secondo Marco Bussone dell'Uncem il rapporto dell'Istituto superiore di sanità annulla tutte le fake news a proposito della dannosità dell'esposizione a radiofrequenze.  «Lavoriamo - ha detto - per superare il digital divide con istituzioni e imprese». Presto nuovi ripetitori in 120 piccoli comuni rurali e montani

«Finalmente l'Istituto Superiore di Sanità blocca ogni bufala e tutte le fake news su 5G, radiofrequenze, wifi, uso dei cellulari e relativi problemi per la salute. Basta leggere il rapporto pubblicato nelle scorse ore, dal titolo "Esposizione a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche" per avere un quadro chiaro e scientifico. Chi vuole continuare a mettere in giro, in particolare tra i Sindaci e le Amministrazioni, delle assurdità e delle menzogne, faccia pure. Uncem sceglie la scienza e i documenti del più autorevole Istituto del Paese. Perché abbiamo a cuore la salute di tutti, degli uomini, dell'ambiente, degli ecosistemi, della flora e della fanuna. E siamo stufi di dover lottare con seriali creatori di bufale sui temi collegati in diverso modo all'innovazione. Uncem lavora per ridurre il divario digitale e tutti i gap strutturali che impediscono sviluppo, investimenti, adeguatezza dell'offerta economica, generando spopolamento e desertificazione sui territori in particolare alpini e appenninici».

«Si è fatto chiarezza»

Marco Bussone, presidente Uncem

Questo il commento al rapporto dell'Iss di Marco Bussone, Presidente Uncem (Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani), che negli ultimi giorni ha incontrato numerosi Sindaci dei 120 Comuni coinvolti nell'attuazione del Piano nazionale 5G. Per decisione AGCom infatti, oltre alle grandi città, gli operatori dovranno dare il servizio tra il 2019 e il 2020 anche in 120 piccoli Comuni. Tra gli Amministratori sono circolate negli ultimi mesi moltissime notizie false, sui possibili effetti dei nuovi ripetitori ma l'Iss, con il suo ultimo rapporto, dovrebbe sgombra il campo.

Nel rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità si legge che "in base alle evidenze epidemiologiche attuali, l'uso del cellulare non risulta associato all'incidenza di neoplasie nelle aree più esposte alle radiofrequenze durante le chiamate vocali". La meta-analisi dei numerosi studi pubblicati nel periodo 1999-2017 non rileva infatti - è scritto nel report - incrementi dei rischi di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari) in relazione all'uso prolungato dei telefoni mobili.

Intensità dei segnali in calo

Ancora dalla sintesi del Rapporto: "Gli impianti per telecomunicazione sono aumentati nel tempo ma l'intensità dei segnali trasmessi è diminuita con il passaggio dai sistemi analogici a quelli digitali. Gli impianti WiFi hanno basse potenze e cicli di lavoro intermittenti cosicché, nelle case e nelle scuole in cui sono presenti danno luogo a livelli di radiofrequenze molto inferiori ai limiti ambientali vigenti. La maggior parte della dose quotidiana di energia a radiofrequenze deriva dall'uso del cellulare. L'efficienza della rete condiziona l'esposizione degli utenti perché la potenza di emissione del telefonino durante l'uso è tanto minore quanto migliore è la copertura fornita dalla stazione radio base più vicina. Inoltre, la potenza media per chiamata di un cellulare connesso ad una rete 3G o 4G (Umts o Lte) è 100-500 volte inferiore a quella di un dispositivo collegato ad una rete 2G (GSM 900-1800 MHz). Ulteriori drastiche riduzioni dell'esposizione si ottengono con l'uso di auricolari o viva-voce. In modalità stand-by, il telefonino emette segnali di brevissima durata ad intervalli di ore, con un contributo trascurabile all'esposizione personale. Per quanto riguarda le future reti 5G, al momento non è possibile prevedere i livelli ambientali di radiofrequenze associati allo sviluppo dell'Internet delle Cose (Iot). Le emittenti aumenteranno, ma avranno potenze medie inferiori a quelle degli impianti attuali e la rapida variazione temporale dei segnali dovuta all'irradiazione indirizzabile verso l'utente comporterà un'ulteriore riduzione dei livelli medi di campo nelle aree circostanti".

«Basta strumentalizzazioni»

«Dunque non accettiamo strumentalizzazioni e prese in giro dei Sindaci da parte di chi non rappresenta Istituti scientifici autorevoli e riconosciuti dallo Stato e cerca solo visibilità - sottolinea Bussone - Con le imprese e le Istituzioni, Regione e Mise in particolare, con associazioni come Anfov, proseguiamo un attento lavoro attorno a 5G, reti wifi e in fibra ottica grazie al Piano Bul, nuovi servizi per attuare anche nelle aree interne e montane l'Agenda digitale. Il Rapporto Istisan è chiarissimo e per noi è il punto di riferimento unico».
Radiofrequenze, l’ok dell’Iss aiuta a ridurre il digital divide - Ultima modifica: 2019-08-09T09:45:12+02:00 da Alessandro Maresca

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