Trentino, cooperazione agricola tra luci e ombre

Trentino
Positivi i dati del 2021 rispetto al 2020 ma le prospettive per il futuro non sono rassicuranti a causa del rincaro delle materie prime e della chiusura di alcuni mercati

Per l’intero Trentino, e non solo per l’agricoltura, la cooperazione rappresenta un segmento centrale per la valorizzazione dei prodotti, oltre che una importante fonte di occupazione. L’annuale convegno delle cooperative di settore aderenti alla Federazione trentina della cooperazione è pertanto un momento molto importante per capire lo stato del comparto in un momento turbolento come quello attuale. Il quadro emerso dagli interventi dei vertici è di soddisfazione e per i bilanci relativi al 2021 ma di forte preoccupazione per l’anno in corso. n previsione dell’assemblea annuale della Federazione di inizio giugno.

Confrontando i dati tra 2020 e 2021 si registra un incremento a doppia cifra, pari al 13,3%, che ha portato il valore della produzione a un miliardo e 348 milioni di euro. La preoccupazione, evidente, è per le difficoltà presenti e future che si legano all’aumento dei costi di energia e materie prime i cui effetti stanno già segnando pesantemente alcuni comparti del mondo agricolo.

Il presidente della cooperazione trentina Roberto Simoni nel suo saluto iniziale ha preso atto delle difficoltà ma ha anche invitato a guardare avanti e non perdere la rotta: «L'importante è marciare insieme, ogni crisi è seguita da un periodo di rilancio e prosperità».

Puntare su qualità e sostenibilità

Michele Odorizzi, vicepresidente della Federazione per il settore agricolo, nella sua relazione, ha parlato di un passaggio dedicato per le difficoltà del momento che, inevitabilmente, si ripercuoteranno sul futuro. «Collegato all’aumento dei prezzi delle materie prime – ha osservato – tutte le filiere agricole stanno riscontrando aumenti impressionanti nell’energia, nei trasporti, nei materiali di confezionamento, e non solo questo, perché si stanno verificando anche seri ritardi nelle consegne da parte dei fornitori, rischiando di vanificare tutti gli sforzi fatti in campagna e nelle attività di allevamento per assicurare un reddito dignitoso ai soci produttori. È evidente che l’esplosione dei costi si sta facendo sentire sui bilanci delle aziende con conseguenze anche sulle liquidazioni dei soci e sulla possibilità di fare investimenti».

«Il Trentino agricolo deve puntare su qualità e salubrità che si coordina benissimo con i concetti di sostenibilità, attenzione all’ambiente, eccellenza delle produzioni – ha ribadito Odorizzi –. Uno dei punti più qualificanti per la cooperazione è il tema della sostenibilità, che ci vede protagonisti. Da oltre 30 anni il mondo agricolo trentino ha saputo darsi regole e metodi di gestione degli interventi in campagna grazie ai Protocolli d’intesa che tanti risultati positivi hanno assicurato alla nostra agricoltura garantendo la salubrità ai nostri prodotti. Grande attenzione riserviamo al tema Psr affinché favorisca investimenti innovativi nelle aziende garantendo quegli spazi di manovra fondamentali per lo sviluppo ed il rafforzamento delle nostre realtà».

Infine, ha ricordato Odorizzi, «l’agricoltura cooperativa rappresenta il principale fattore produttivo in tutti i settori e il volano per l’export trentino, come confermano costantemente i dati della Cciaa di Trento.

Michele Odorizzi e Roberto Simoni

Prospettive fosche per l'ortofrutta

Rodolfo Brochetti ha parlato a nome di Apot: «Per il settore frutticolo le prospettive sono nere. Peseranno sulla prossima campagna di commercializzazione la chiusura o la forte limitazione nei mercati dell’area di guerra. E questo si aggiunge all’aumento dei costi di produzione che possono arrivare fino a 10 centesimi al chilo».

Luca Rigotti, presidente del Gruppo di lavoro vino a livello europeo del Copa-Cogeca, ha fatto presente le minacce al settore portate da alcune iniziative dell’Unione europea prima con le limitazioni imposte dal “Farm to fork” sulla riduzione dei concimi che rischia di portare i vini europei fuori mercato, poi con l’inserimento del consumo - e non più solo abuso - di alcolici, tra cui il vino, tra gli alimenti cancerogeni. «Tutte le sigle del vino a livello europeo hanno trovato una linea comune – ha detto Rigotti – se ci coordiniamo riusciremo a far sentire la nostra voce».

«Teniamo duro – ha affermato il presidente degli allevatori Giacomo Broch – perché in futuro ci sarà sempre bisogno di latte, anche se in questa fase assistiamo ad una diminuzione degli animali. Vista la situazione, non possiamo scaricare i maggiori costi sui consumatori»

Giulia Zanotelli assessora all’Agricoltura, (che ha seguito l’interno convegno in videoconferenza) ha risposto alle preoccupazioni e agli allarmi del settore agricolo, assicurando la vicinanza della Provincia autonoma anche alla luce delle iniziative già messe in campo per sostenere il reddito degli agricoltori.

I numeri più importanti della cooperazione agricola trentina

I dati sono stati presentati da Michele Girardi, referente del settore:

  • 16 le cooperative vitivinicole, 28 nell’ortofrutta, 20 nel lattiero-caseario, 2 nel comparto zootecnico, 20 quelle di servizio.
  • 17.707 soci conferitori
  • 2.894 collaboratori
  • 54.084 gli ettari coltivati
  • 493 milioni di euro il patrimonio complessivo (+6,15% rispetto al 2020, corrispondente a un incremento di 28 milioni di euro)
  • 672 milioni di euro gli investimenti netti

Analisi per settori

Il comparto vitivinicolo e quindi le cantine sociali conta 6.544 viticoltori soci, con 611 collaboratori. Il fatturato consolidato dell’intero settore (comprese le società controllate) è stato di 578 milioni di euro (17,97% rispetto al 2020). L’uva conferita nella vendemmia scorsa ha raggiunto 1,2 milioni di quintali.

Liquidato ai soci:euro 131,79 a quintale per l’uva conferita (+5,57% rispetto allo stesso dato di dodici mesi prima). La resa a ettaro ha raggiunto il valore medio di 17.671 euro: +13,8% rispetto all’esercizio precedente.

Le cooperative dell’ortofrutticolo (5.864 soci e 1.811 collaboratori) hanno fatturato 589 milioni di euro, in aumento dell’11% rispetto all’esercizio precedente.

La quantità conferita di mele è stata di 534 milioni di chilogrammi con una resa ettaro media di euro 29.467 (con un incremento del +21% nel confronto con lo stesso dato dell’esercizio precedente).

A caratterizzare e arricchire l’ortofrutticolo sono anche i piccoli frutti e ciliegie (600 ettari coltivati con 8 milioni di chilogrammi di prodotto), patate (120 ettari coltivati, con 4,5 milioni di chilogrammi prodotti), ortaggi (83 ettari coltivati, con 2 milioni di chilogrammi prodotti), mais/frumento (rispettivamente 320 ettari e 37 ettari coltivati, con rispettivamente 1,3 milioni di chilogrammi prodotti e 0,2 milioni di chilogrammi prodotti), noci del (10 ettari coltivati e 100 quintali prodotti), olio di oliva del Garda (250 ettari coltivati, 39mila kg conferiti).

Il lattiero caseario conta 783 soci e 339 collaboratori. Fatturato: 131 milioni di euro (+4,4% sul 2020). Liquidato soci (media provinciale): il prezzo medio del latte a grana riconosciuto ai soci ha raggiunto 0,607 €/l (rispetto a 0,589 €/l del 2020).

Meritevole di una sottolineatura l’allevamento di bovini (se ne contano 23.816). A questi si aggiungono ovini, caprini, equini, conigli. I soci di questo settore sono 1.115 e aderiscono alla Federazione provinciale allevatori.

Trentino, cooperazione agricola tra luci e ombre - Ultima modifica: 2022-06-01T16:47:38+02:00 da Simone Martarello

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