Veneto, 2021 ok per viticolo e cereali. Male frutta e orticole

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Presentati i numeri dell'annata agraria 2021. Comparto sostenuto in gran parte dall'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli

Un valore della produzione lorda agricola stimato in 6,4 miliardi di euro (+4,1% rispetto al 2020), trainato soprattutto dalla buona performance delle produzioni erbacee (+12,3%) e della zootecnia (+6,1%). Bene i cereali a parte l'orzo, annata positiva per la colza, male soia, girasole e barbabietola da zucchero. Bilancio negativo anche per le orticole, in particolare radicchio, fragole e lattuga. Annus horribilis per la frutticoltura, falcidiata dalle avversità climatiche. Mentre il settore più importante dell'agricoltura veneta, la viticoltura, ha fatto registrare un bilancio positivo, soprattutto per il rialzo del prezzo delle uve. In linea con il 2020 la produzione di latte e carni. Questo il succo del report di Veneto Agricoltura sull'andamento del settore primario regionale nel 2021.

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1. In calo il numero di aziende agricole

Il numero delle imprese agricole attive nel Veneto, nei primi tre trimestri del 2021, risulta pari a 61.138 unità (-0,9%), in linea con l’andamento nazionale (-0,3%). Sono aumentate sia le società di capitali (circa 1.330 imprese, +7,1%) che le società di persone (circa 10.710, +2,6%). Sono calate invece le ditte individuali (48.613 unità, -1,8%), che rappresentano quasi l’80% delle imprese. In calo anche le imprese alimentari, che si attestano a 3.574 unità (-0,3%).

Sempre nei primi tre trimestri del 2021, gli occupati agricoli erano circa 75.650 (dati Istat), in crescita (+1,7%) ma con un tasso inferiore rispetto al livello nazionale (+4,3%); in flessione invece le assunzioni (circa 62.000 unità, -10,4%, fonte: banca dati Silv). Come conseguenza risulta che il saldo occupazionale agricolo viene stimato in forte calo (-26%). La situazione è leggermente migliore nel settore agroalimentare dove le assunzioni sono aumentate (circa 14.000 unità, +3,6%), ma il saldo occupazionale viene comunque stimato in calo di circa il -14% a causa dell’aumento delle cessazioni.

2. Bilancia commerciale, dimezzato l'attivo

Passando alla bilancia commerciale con l’estero dei prodotti agroalimentari veneti, il saldo nei primi nove mesi del 2021 si conferma in attivo con circa 137 milioni di euro, ma risulta praticamente dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2020. Ciò è dovuto ad una maggiore crescita delle importazioni (5,5 miliardi di euro, +10,8%), rispetto alle esportazioni (circa 5,64 miliardi di euro, +7,5%).

I maggiori incrementi delle importazioni hanno riguardato i prodotti di colture agricole non permanenti (1,08 miliardi, +16,1%), la carne e prodotti a base di carne (766 milioni di euro, +16,6%), pescato, crostacei e molluschi (460 milioni di euro, +23%). Le performance migliori dell’export hanno invece interessato il comparto delle bevande (2,03 miliardi di euro, +11,4%), la carne e i prodotti a base di carne (570 milioni di euro, +16,2%). In calo invece l’export di prodotti dell’industria lattiero-casearia (382 milioni di euro, -6,3%).

3. Bene i cereali autunno-vernini

Venendo alle performance delle singole colture, va subito ricordato che l’andamento climatico ha fortemente influito sull’annata agraria 2021, caratterizzata dalle gelate tardive di aprile che hanno danneggiato soprattutto le frutticole. Effetti negativi sono poi arrivati anche dalle alte temperature e i periodi siccitosi dell’estate, con conseguenze soprattutto su mais e soia, oltre che su altre colture orticole. Ma vediamo i risultati raggiunti settore per settore.

Annata molto positiva per i cereali autunno-vernini: fatta eccezione per l’orzo (17.900 ha, -6%), sono cresciuti gli investimenti a frumento tenero (95.000 ha, +12%) e duro (15.000 ha, +42%); in miglioramento anche le rese e di conseguenza la produzione. Annata sfavorevole invece per i cereali a semina primaverile: calano le superfici coltivate a mais (148.000 ettari, -4%) e soprattutto le rese (10 t/ha, -11%). L’aumento dei prezzi (+42%) ha controbilanciato la riduzione della produzione (1,5 milioni di tonnellate, -15%).

Anche per le colture industriali, il 2021 è stato caratterizzato da un incremento generalizzato dei prezzi. Per quanto riguarda la soia, aumentano le superfici coltivate (+3%), molto male invece la resa (3 t/ha, -18%) e di conseguenza la produzione (420 mila tonnellate, -15%). In calo gli investimenti a girasole (3.900 ha, -27%) mentre crescono le superfici coltivate a colza (4.400 ha, +36%). Male per la barbabietola da zucchero: in flessione le superfici (8.800 ha, -2,7%) e soprattutto le rese (-61,3% t/ha, -12%); mentre il tabacco ha registrato una crescita degli investimenti e della produzione.

4. Frutta in ginocchio per colpa delle gelate

Annata in chiaroscuro anche per le colture orticole: in generale gli investimenti sono calati per diversi prodotti, quali la patata (3.500 ha, -7%), il radicchio (4.500 ha, -22%), la lattuga (1.100 ha, -13%) e la fragola (360 ha, -12%), ma anche per carota, cavoli e cavolfiori, fagiolini e piselli. In crescita invece le superfici coltivate ad altre orticole, in particolare aglio (11%) e cocomeri (+21%), mentre altre colture (asparago, zucchine, meloni) hanno avuto incrementi meno rilevanti.

Annata difficile anche per il comparto frutticolo veneto che ha dovuto fare i conti con i danni delle gelate di aprile e altre vicissitudini fitosanitarie (cimice asiatica su tutte). In questo contesto, tutte in discesa le rese ad ettaro, con il conseguente calo delle produzioni di melo (-38,9%), kiwi (-40,8%), ciliegio (-23,8%) e con perdite ancora maggiori per pero (-85,3%) e pesche (-77,3%).

5. Viticoltura sorretta dal prezzo delle uve

Fortunatamente il comparto viticolo veneto continua la sua corsa inarrestabile, che nel 2021 ha visto crescere ancora la superficie vitata (94.151 ha, +1,5%), di cui quasi il 78% Doc/Docg e un altro 18% circa Igt, sinonimo di alta qualità. La vendemmia è stata di 14 milioni di quintali di uva (-0,5%), pari ad una produzione di vino di 11,7 milioni di ettolitri (stabile rispetto al 2020). In netto rialzo, invece, il prezzo delle uve (0,74 €/kg, +27,6%).

6. Latte, annata fotocopia del 2020

La produzione di latte nel 2021 nel Veneto è stata di circa 12 milioni di quintali, in linea con l’anno precedente. Il numero di allevamenti è invece sceso a circa 2.800 unità, proseguendo così il trend degli ultimi anni. Il prezzo medio annuo del latte è stato di 36,5 euro/100 lt (senza Iva e premi), risultando sostanzialmente invariato. Nelle province venete cresce la produzione di formaggio Grana Dop (570mila forme), in leggero calo invece la produzione degli altri formaggi Dop e duri, per la ripresa della richiesta di formaggi freschi e molli. Fatturato stabile stimato a circa 440 milioni di euro. La quotazione del latte alla stalla è stata inferiore ai costi di produzione, soprattutto in conseguenza dell’aumento dei costi alimentari ed energetici.

7. Carni, il comparto tiene

Per la carne bovina la produzione veneta nel 2021 è risultata stabile, con 780mila capi macellati, come pure il numero di allevamenti da carne (fonte: Anagrafe zootecnica) fermo a circa 6mila unità. Persiste la dipendenza dall’estero per ristalli e in parte per materie prime alimentari. Considerando il buon andamento dei prezzi sui mercati, il fatturato viene stimato a circa 425 milioni di euro (+6%).

La produzione di carne suina, concentrata nelle province di Verona e Treviso, vede il Veneto tra le regioni italiane della filiera di qualità Igp/Dop. Nel 2021 la produzione è stata stabile con circa 790mila macellati, di cui 700mila quelli grassi (-6%), circa 8% del totale nazionale. Il numero di allevamenti si attesta a poco meno di 1.600 unità.

La filiera avicola è il comparto zootecnico più sviluppato in Veneto. Si basa su un numero di allevamenti non particolarmente numeroso, ma dalle grandi dimensioni. Nel 2021 (fonte: Anagrafe zootecnica) sono stati macellati poco meno di 200 milioni di polli e galline (35% del totale nazionale) e 26 milioni di tacchini (50%). Il numero di allevamenti è rimasto invariato: quelli di pollo da carne si attesta a circa 760 unità, mentre quelli di tacchini da carne sono poco più di 400 con una fortissima concentrazione nella provincia di Verona. Il fatturato viene stimato in circa 730 milioni di euro (+9%).

8. Caner: «Erogato quasi un miliardo di fondi per sostenere il settore»

«Se il 2020 sarà ricordato come l’anno più difficile a causa della pandemia – ha ricordato l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Federico Caner – il 2021 è stato caratterizzato da chiari segnali di ripartenza. La pandemia ha certamente messo in difficoltà la filiera agricola, sebbene il settore sia stato forse tra i più capaci di reggere ai contraccolpi della crisi. In Veneto siamo ripartiti grazie anche alla grande capacità di resilienza degli addetti ai lavori. La Regione, dal canto suo, ha sostenuto la ripresa mettendo sul tavolo importanti risorse provenienti dal Psr, che non si è mai fermato: dei 1.561 milioni di euro che costituiscono l’intera dotazione finanziaria, l’organismo pagatore regionale ne ha già erogati oltre 963».

«Ciò significa che il 63,77% delle risorse sono già entrate nella disponibilità dei beneficiari e quindi materialmente immesse nel sistema economico – ha continuato Caner –. E lo è anche per tutti quei giovani che hanno deciso di lavorare con la terra. Anche quest’anno per loro la Regione ha messo a disposizione 13 milioni di euro per favorire la costituzione e il primo insediamento di nuove aziende, 20 milioni di euro per incentivarne i relativi investimenti e un ulteriore milione e mezzo per le attività di diversificazione».

Veneto, 2021 ok per viticolo e cereali. Male frutta e orticole - Ultima modifica: 2022-02-08T16:16:15+01:00 da Simone Martarello

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