Accordo di Bruxelles, criticità per l’agricoltura

Bruxelles
Giorgio Mercuri

L’accordo maturato nelle scorse settimane al Vertice europeo di Bruxelles, che deve essere ratificato dal Parlamento europeo (al momento recalcitrante soprattutto perché sono state tagliate le risorse destinate a vari programmi europei), comprende sia gli interventi straordinari del cosiddetto Next Eu Generation Fund validi per il triennio 2021-2023 che quelli ordinari del periodo di programmazione 2021-2027 del bilancio Ue.

Si tratta di un passaggio fondamentale per l’agricoltura europea e italiana poiché finalmente si stanno definendo con precisione le risorse che l’Europa renderà disponibili alle nostre imprese nei prossimi anni, con l’auspicio che, dopo l’accordo di Parlamento e Consiglio sul regolamento cosiddetto transitorio, anche l’iter legislativo della riforma della Pac giunga a compimento nei prossimi mesi. È fondamentale infatti che produttori e cooperative agroali-mentari dispongano di certezze giuridiche e finanziarie per programmare le proprie strategie aziendali nei prossimi anni.

Come spesso capita quando si deve valutare l’esito di un lungo e complesso negoziato, la difficoltà principale, insieme alle già ricordate incertezze legate alla posizione del Parlamento e quindi alle cifre definitive, risiede nell’individuare il termine di riferimento più idoneo tra le diverse ipotesi che si sono succedute dopo le proposte approvate dalla Commissione nel 2018. Se guardiamo ad esempio la rubrica 3 del Bilancio e consideriamo l’apporto del Ngeu Next EU Generation Fund, la dotazione per la Pac risulta aumentata del 6% rispetto alle proposte elaborate due anni fa dall’esecutivo comunitario.

D’altro lato, tuttavia, se li confrontiamo con l’attuale periodo di programmazione 2014-2020, le risorse destinate all’agricoltura risultano significativamente inferiori, in particolare per lo sviluppo rurale.

Se a ciò aggiungiamo che i capi di stato e di governo hanno deciso di dimezzare da 15 a 7,5 miliardi di euro la dotazione finanziaria destinata proprio allo sviluppo rurale per accompagnare la transizione verso la Green and digital Economy nei prossimi tre anni, il quadro si arricchisce di ulteriori elementi di criticità.

I programmi di sviluppo rurale costituiscono infatti per le cooperative agroalimentari il principale strumento per accompagnare gli investimenti destinati ad accrescere la competitività sui mercati.

Il rammarico per questa contrazione delle risorse destinate al secondo pilastro, si aggiunge a quello per il probabile taglio di quelle straordinarie previste inizialmente dal Ngeu proprio per lo sviluppo rurale e volte a garantire il contributo del comparto agroalimentare al raggiungimento degli obiettivi di carattere generale individuati dalla Commissione europea.

Va poi fatta un’ulteriore considerazione in merito alla definizione di quegli obiettivi molto ambiziosi che si profilano all’orizzonte, tratteggiati nella strategia Farm To Fork o in quella sulla biodiversità. Tutti elementi che contribuiscono a delineare uno scenario di incertezza e di preoccupazione.

Positiva invece, anche se rischia potenzialmente di creare distorsioni all’interno del territorio dell’Ue, la decisione di mantenere il plafonamento degli aiuti (meglio noto come Capping) a livello volontario per gli Stati membri: si tratta a nostro avviso di uno strumento concettualmente inadeguato e che rischia di penalizzare le imprese, anche cooperative, maggiormente competitive e che in alcune circostanze costituiscono la sommatoria di tanti piccoli agricoltori.

Presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari

Accordo di Bruxelles, criticità per l’agricoltura - Ultima modifica: 2020-08-05T11:57:32+02:00 da K4

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