Farm to Fork, la sicurezza alimentare parte dagli agricoltori

Nell'editoriale del n. 34 di Terra e Vita l'europarlamentare Paolo De Castro spiega l'importanza della Farm to Fork e il ruolo degli agricoltori per realizzarla

’Dal campo alla tavola’ non è solo uno slogan, è una battaglia che abbiamo affrontato e – per ora – vinto in nome e per conto degli agricoltori. Con il voto a larga maggioranza che nei giorni scorsi abbiamo espresso in seduta plenaria al Parlamento europeo, a Strasburgo, la strategia ‘Farm to Fork’ diventa infatti il vettore di una dimensione sociale ed economica dei nostri sistemi alimentari che auspicavamo da tempo. Anche se la prospettiva di un abbattimento dell’impatto ambientale, nel quadro del Green Deal lanciato dalla Commissione Ue, dovrà essere avallata da una valutazione tecnica sugli effetti determinati, da qui ai prossimi anni, dalle drastiche misure indicate per raggiungere gli obiettivi.

E poi essere tradotta in un impianto legislativo che metta nero su bianco questi target ambiziosi senza compromettere la competitività dei produttori. In altre parole, indicare quali alternative potranno essere adottate per supplire al dimezzamento di fitofarmaci nei campi, antibiotici negli allevamenti e al taglio del 20% di fertilizzanti chimici. Strumenti come le nuove biotecnologie sostenibili per migliorare l’impatto ambientale delle produzioni sono già disponibili e sperimentati su larga scala, ma devono essere implementati a norma di legge.

Editoriale di Terra e Vita 34/2021

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Con la ‘Farm to Fork’, di fatto, estendiamo in tutta Europa a tutti i prodotti agroalimentari un sistema di etichettatura di origine obbligatoria e garantiamo la tracciabilità degli alimenti che porteremo ogni giorno sulle nostre tavole. E questa è una condizione che riteniamo necessaria ai fini di una vera reciprocità degli standard di sicurezza e di qualità per i prodotti importati da paesi extra-Ue. Scongiurando il rischio che la strategia impoverisca il nostro potenziale produttivo e provochi un aumento fuori controllo delle importazioni.

Quello che invece non soddisfa di questa strategia è la natura obbligatoria, richiesta nel testo, dell’etichettatura nutrizionale. Un sistema che pur avendo contrastato nel tempo diversi attacchi alle nostre eccellenze dell’agroalimentare rischia di favorire un meccanismo a semaforo come il Nutriscore, che riteniamo ingannevole per i consumatori.

La sicurezza alimentare e la tutela della salute, lo sappiamo, partono da ciò che i nostri agricoltori producono ogni giorno. Combinati con adeguati e corretti stili di vita, ma anche con un’informazione trasparente che tutti noi, cittadini e consumatori, dovremmo pretendere per non inseguire spot e facili promesse di lunga vita a basso costo. Se la regola deve comunque essere quella di mangiare poco e bene, con un giusto apporto quotidiano di calorie per prevenire scompensi e malattie metaboliche, non dovremo mai perdere di vista l’importanza di una corretta informazione su cibi e bevande che ogni giorno acquistiamo o assimiliamo fuori casa. Il dibattito in corso a livello europeo sui diversi sistemi di etichettatura nutrizionale degli alimenti entra ora nel vivo. Ma la strada per convergere su una proposta di legge equa, che tuteli davvero gli interessi di tutti lungo la catena agroalimentare, è piena di insidie.

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La Commissione Ue ha fatto sapere che presenterà una proposta per armonizzare gli attuali sistemi adottati finora su base volontaria, dal Nutriscore francese, al nostro Nutrinform Battery, fino al Keyhole dei paesi scandinavi.

La vera battaglia è insomma appena all’inizio e anche al Parlamento Ue ci aspetta un periodo di riflessione e di lavoro basato su un confronto tra gli Stati membri che sia finalizzato a trovare una soluzione giuridica equilibrata nell’interesse di tutti i cittadini e consumatori europei.

Farm to Fork, la sicurezza alimentare parte dagli agricoltori - Ultima modifica: 2021-11-12T08:14:29+01:00 da K4

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