Silviero Sansavini: «Chi valuterà in futuro le novità frutticole?»

Silviero Sansavini
A rischio l'attuale sistema di valutazione delle nuove varietà

In frutticoltura l’accelerazione del ricambio varietale, conseguente all’accresciuta spinta alla propagazione di nuove varietà, ha indotto il ministero dell’agricoltura (ora Mipaaf), a coordinare e gestire un progetto nazionale per la valutazione del comportamento di nuove varietà, nazionali o internazionali, frutto dei programmi di breeding.

É stato costituito uno specifico gruppo di lavoro che ha condotto osservazioni in 16 siti geograficamente distinti, del Nord, Centro e Sud del paese. Per anni sono state valutate oltre 300 varietà. E ogni anno è stata compilata, e pubblicamente discussa, una lista delle varietà consigliate in quattro distinti ambienti, montagna, alta collina, pianura e Meridione.

 

Il progetto nel corso degli anni ha stabilito una correlazione fra la qualità dei frutti e i fattori climatici che hanno maggiormente contribuito, nelle distinte aree climatiche, a esaltare produzione e qualità.

Sono state superate non poche difficoltà, soprattutto quelle poste da alcuni grandi editori, restii ad accettare giudizi indipendenti sulla validità delle proprie varietà, come pure da parte di associazioni di produttori molto influenzate dalle strategie consortili o dalle pressioni di gruppi vivaistici.

È stato fino ad ora un grande servizio reso agli agricoltori. Tanto che in Europa, attraverso la rete Eufrin, opera da qualche anno un gruppo di lavoro analogo, che per ora si limita a scambi di informazioni su novità varietali e a stabilire i limiti di collaborazione fra pubblico e privato, per provare le nuove varietà e stabilirne le modalità di diffusione.

Il gruppo di lavoro italiano ha stretto rapporti di collaborazione con le grandi associazioni vivaistiche internazionali, come Aign, Inn, eccetera, e con alcune grandi associazioni di produttori, al fine di utilizzare comuni informazioni e di contribuire anche alla programmazione degli impianti, per evitare sprechi, fallimenti e rischi di altro tipo, come quelli sanitari.

 

Ora il Ministero ha esaurito la sua funzione iniziale. Potrebbe solo coordinare un nuovo progetto, se sorgerà, di carattere pubblico-privato. Da un lato le Regioni interessate, cui compete il governo territoriale, che potrebbero assecondare un razionale piano di reinvestimenti frutticoli e incentivare la valorizzazione del territorio. E dall’altro i gruppi imprenditoriali di editori e licenziatari delle novità genetiche di cui detengono i brevetti, interessati alla propagazione controllata (ad esempio via contratto di coltivazione).

C’è anche l’opportunità che i destinatari dei risultati delle valutazioni, e cioè le diverse categorie dei produttori, partecipino ai programmi di valutazione a livello territoriale per fare immediatamente proprie le innovazioni, senza duplicazione dei programmi e dei costi.

 

Qualora fosse impossibile trovare un accordo fra pubblico e privato (specialmente per quanto riguarda la condivisione delle spese) si esaminerà anche la possibilità di un piano sussidiario, condotto dall’insieme dei privati, distributori ed esclusivisti delle novità, che non sarebbe però più indipendente, ma che, qualora fosse accreditato dal Ministero o dalle Regioni, dovrebbe mirare a informare l’opinione pubblica in modo equilibrato.

Quest’ultima eventualità capovolgerebbe un modo di gestione della frutticoltura e del vivaismo che per secoli ha condotto scelte autonome, che ora passerebbero ad altri soggetti. La giustificazione sarebbe data dalle «libere scelte di mercato», ma ci si dimentica di aggiungere che a monte ci sarà un piano di investimenti e diffusione del nuovo materiale genetico.

 

di Silviero Sansavini

Docente all’Università di Bologna

silviero.sansavini@unibo.it

Silviero Sansavini: «Chi valuterà in futuro le novità frutticole?» - Ultima modifica: 2017-01-17T17:14:23+01:00 da Sandra Osti

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