Carciofo Romanesco, un piano per rilanciare l’Igp del Lazio e smascherare i falsi

    carciofo romanesco
    L’obiettivo è realizzare un’efficace attività di comunicazione, per informare il più possibile i consumatori sui tratti peculiari del prodotto. L'Op Agrinsieme produce il 90% dell'Igp

    Un piano di rilancio del Carciofo Romanesco del Lazio Igp attraverso un'azione diretta sul consumatore. Questo prevede un'iniziativa che vede impegnato il consorzio di tutela per il prodotto riconosciuto Igp nel 2002. Il Consorzio si occupa di identificare e tutelare tutte quelle aziende che producono e commercializzano il vero Carciofo Romanesco del Lazio Igp e di smascherare le altre. Compito arduo, perché anche le etichette del prodotto esposto nella Gdo non sempre hanno diciture chiare.

    Carciofo Romanesco Igp: i tratti distintivi

    L’obiettivo è quindi quello di realizzare un’efficace attività di comunicazione, per informare il più possibile il consumatore sui tratti peculiari di questo carciofo, che lo rendono unico e diverso da tutti gli altri.

    Primo tra tutti, la provenienza geografica. Il Carciofo Romanesco del Lazio Igp si coltiva nei territori di una serie di comuni ben identificati: Montalto di Castro, Canino, Tarquinia (provincia di Viterbo); Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Santa Marinella, Campagnano, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Lariano (provincia di Roma); Sezze, Priverno, Sermoneta, Pontinia (provincia di Latina). È il microclima di questi territori, unito alla composizione ferrosa dei suoi terreni, a conferire ai carciofi il loro distintivo sapore e la loro tenerezza.

    Poi, l’aspetto: questo carciofo si riconosce per la forma sferoidale e compatta, la dimensione notevole e il colore che vira dal verde al violetto. Dulcis in fundo: rispetto ad altre varietà, nel Carciofo Romanesco del Lazio Igp lo scarto è minimo, perché anche le brattee più esterne, salvo le prime, si possono mangiare, grazie alla quasi totale assenza delle spine. Il periodo di raccolta va da fine gennaio fino ad aprile inoltrato, anche se quest’anno la campagna è stata penalizzata dalle gelate di metà febbraio, che hanno danneggiato o ritardato il carciofo precoce.

    A volte sono i produttori a creare confusione nei consumatori

    «Non sono pochi i produttori che assegnano ai loro carciofi terminologie che possono creare confusione nel consumatore, che rischia così di non distinguere con facilità i carciofi a marchio Igp dagli altri – ha detto il presidente della Cooperativa Agricola Agorà Giovanni Ricci –. Il Consorzio è fondamentale per creare nuova consapevolezza tra i consumatori. Vogliamo raccontare il prodotto direttamente al consumatore, anche se la pandemia sta rendendo difficile questa azione – ha precisato Ricci –. Per il 2021 erano stati programmati vari eventi in Gdo, workshop e show cooking, ma purtroppo sono stati annullati. Noi comunque non demordiamo: nell’attesa che la situazione migliori, ci stiamo inventando altre soluzioni, trovando altre strade».

    La cooperativa Agorà aderisce all’Op Agrinsieme, Organizzazione di Produttori tra le più importanti d'Italia, guidata dalla volontà di valorizzare i prodotti e le vocazioni regionali. L’Op Agrinsieme produce circa il 90% del Carciofo Romanesco del Lazio Igp: solo nel 2020 ha prodotto circa 1.300.000 carciofi certificati.

    «È grazie all'Op Agrinsieme che la cooperativa Agorà ha avuto l’opportunità di arrivare alla Gdo – conclude Ricci – . Oggi i nostri carciofi, raggruppati in mazzi da 3 o 5 unità e circondati da una fascia con logo che ne identifica con chiarezza la certificazione a marchio Igp, sono presenti nei punti vendita delle principali catene della grande distribuzione non solo nel Lazio, ma anche in Abruzzo, Toscana ed Emilia-Romagna».

    Carciofo Romanesco, un piano per rilanciare l’Igp del Lazio e smascherare i falsi - Ultima modifica: 2021-03-17T17:49:02+01:00 da Redazione Terra e Vita

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