Salgono i rischi per le imprese agricole. Non le tutele

Gelate, invasione di insetti alieni, grandinate a tappeto: le aziende agricole sono esposte agli effetti estremi del climate change ma le coperture assicurative sono sempre meno efficaci. Alcune proposte operative

C’è un tema cruciale che interessa tutto il mondo della produzione agricola e che, negli ultimi mesi, è emerso in tutta la sua importanza: quello dei rischi eccezionali e degli strumenti per affrontarli.

Penso ai fondi mutualistici di cui si parla da anni e che non sono mai decollati e alle coperture assicurative, in particolare in caso di danni legati a eventi eccezionali come l’invasione della cimice asiatica nel 2019 e le gelate che hanno falcidiato le produzioni fra la fine di marzo e l’inizio di aprile di quest’anno.

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Mai come oggi riscontriamo un elevatissimo numero di aziende agricole colpite in profondità da eventi che hanno compromesso le produzioni senza poter contare su polizze che tutelino i propri investimenti. Aziende che, prive dei mezzi di sostentamento, sono a concreto rischio di chiusura.

Plafond limitati e coperture cancellate

I motivi di questo boom di “mancate coperture” sono diversi: in primis, naturalmente, c’è l’inatteso lockdown che ha impedito materialmente a molti imprenditori agricoli di incontrare gli agenti per formalizzare le polizze. Tuttavia, sono convinto che il problema abbia radici più profonde da cercarsi nell’atteggiamento sempre più diffuso delle compagnie assicurative che di frequente offrono plafond molto limitati quando, addirittura, non rimuovono dalle polizze la possibilità di assicurarsi contro i danni climatici, gelo in primis.

Il peso del sistema

Ad aggravare il quadro, poi, c’è il non trascurabile problema dell’incidenza del “sistema assicurativo” sul costo della polizza: dai periti agli agenti, queste voci pesano per circa il 30% del prezzo finale. Non è davvero possibile pensare a un sistema diverso, una sorta di “filiera corta assicurativa”?

Il rischio concreto è che la disaffezione che già percepiamo nei confronti del sistema assicurativo si trasformi in abbandono vero e proprio, esponendo la produzione a rischi importanti.

Proposta 1: assicurazioni obbligatorie con costi coperti dalla Pac

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di rendere obbligatoria la copertura assicurativa per tutte le aziende, destinando però i fondi della Pac alla copertura dei costi e rendendola così uno strumento in difesa degli agricoltori dalle calamità naturali.

Proposta 2: riformare la legge 102

Un secondo intervento, questo ormai inderogabile, riguarda invece la legge 102: questo strumento si sta purtroppo dimostrando del tutto inadeguato a causa dei parametri (insostenibili dalla produzione agricola) che vincolano l’accesso ai fondi. Mi riferisco anche agli 80 milioni destinati dal Ministero dell’Agricoltura all’indennizzo dei danni da cimice asiatica: possono sembrare pochi, a fronte di danni quantificati in circa 600 milioni di euro ma, in virtù dei meccanismi della 102, il rischio è che la cifra messa a disposizione dei produttori rimanga inutilizzata.

Un’azienda agricola che può certificare una perdita di fatturato superiore al 30% rispetto alla media degli anni precedenti con buona probabilità è già irrimediabilmente diretta verso il fallimento. Ritengo serva una revisione profonda e in tempi brevi di questo strumento.

Credo, in senso più ampio, che sia inevitabile aprire una riflessione approfondita su questi aspetti.

Il mondo della produzione non può attendere oltre ed è pronto a confrontarsi per trovare soluzioni che garantiscano la sopravvivenza di aziende e di intere filiere.

Editoriale di Terra e Vita n. 21/2020

Davide Vernocchi è

  • presidente di Apo Conerpo
  • e Coordinatore del Settore ortofrutticolo
    dell'Alleanza delle Cooperative Italiane
Salgono i rischi per le imprese agricole. Non le tutele - Ultima modifica: 2020-07-01T19:51:24+02:00 da K4

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