Cereali, dieci anni di contratti

Emilio Ferrari di Barilla.
Emilio Ferrari (Barilla): «Più rese e più scorte: si riduce lo spread tra grano duro e tenero»

Campi bagnati dalle piogge, mietitrebbie ancora parcheggiate, ma borse merci già condizionate dalle stime sui raccolti. Che campagna sarà per il grano duro? Quest’anno le schermaglie tra domanda e offerta sono partite decisamente in anticipo. Colpa di un prezzo calato notevolmente negli ultimi mesi. L’entusiasmo seguito alle buone quotazioni dei raccolti 2015 ha infatti incoraggiato la crescita delle superfici a duro in tutte le regioni vocate, sia al sud (+5-10%) che al nord (+20%). Dopo le semine sono però arrivati otto mesi di flessioni dei listini. E le notizie dall’estero non spingono all’ottimismo. Anche per le semine oltreoceano si parla infatti di record e secondo gli ultimi dati Usda le scorte mondiali di frumento (tenero e duro) sono previste a fine annata agraria 2016/17 pari al livello record di circa 257,3 milioni di tonnellate.

«Calerà sicuramente – commenta Emilio Ferrari, responsabile acquisti di Barilla – lo spread tra grano duro e tenero».

Come mai?

«Si tratta della commodity che nell’ultimo anno ha dato più soddisfazione ai produttori, assicurando un differenziale di prezzo che ha superato i 70 €/t rispetto al tenero. Quest’ultimo, assieme al mais, ha però già toccato il fondo e dai mercati arrivano segnali di consolidamento. Per il duro invece veniamo da un’annata “anomala” con prezzi record sotto trebbia e fenomeni inediti come l’export verso il Nord Africa: è lecito aspettarsi un riavvicinamento dei listini».

Un’altalena che danneggia soprattutto la produzione.

«La volatilità penalizza tutti, compresa la trasformazione. E lo strumento per proteggere il grano italiano è solo uno: quello degli accordi di filiera».

Barilla ha un’esperienza consolidata.

«Questo è in effetti il decimo anno dell’accordo per la fornitura di grano duro alta qualità dell’Emilia-Romagna per la pasta Barilla. Un’esperienza che ci ha permesso di consolidare questa coltura in un territorio che fino a poco tempo fa veniva considerato poco vocato e che invece ha contribuito alla crescita della qualità della produzione italiana. Un esempio che ci ha consentito di attivare altre esperienze simili anche al Centro e al Sud, nei territori dove sono attivi i nostri molini».

 

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Cereali, dieci anni di contratti - Ultima modifica: 2016-05-18T18:04:53+02:00 da Sandra Osti

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