Senza agrofarmaci riduzione delle rese e della qualità

Senza l’utilizzo di agrofarmaci si ha riduzione delle rese e della qualità. È quanto emerso dal rapporto Vsafe sul ruolo degli agrofarmaci nell’agroalimentare italiano, presentato in un convegno di Agrofarma a Bari.
Presentato in un convegno di Agrofarma a Bari il rapporto Vsafe sul ruolo indispensabile degli agrofarmaci nell’agroalimentare italiano

Un calo della produzione del 62%. Questo l’effetto sulla produzione olivicola di una ipotetica rinuncia all’utilizzo degli agrofarmaci. È quanto emerge dal rapporto “Il ruolo degli agrofarmaci nell’agroalimentare italiano”, realizzato da Vsafe srl, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza per conto di Agrofarma (Associazione nazionale imprese agrofarmaci, che fa parte di Federchimica). Più in generale dal rapporto scaturisce che l’impiego degli agrofarmaci è essenziale per lo sviluppo sostenibile e l’incremento della produzione agricola e ne migliora anche la qualità. Come è stato ribadito nel convegno “L’oro della Puglia. Il contributo degli agrofarmaci per la sostenibilità della filiera olivicola” organizzato a Bari da Agrofarma.

Canali: «Senza agrofarmaci riduzione delle rese»

«Il rapporto – ha illustrato Gabriele Canali, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha stimato l’effetto in termini di riduzione delle rese tra le modalità produttive che prevedono una difesa dai patogeni, cioè produzione integrata e biologica, e uno scenario senza l’ausilio di agrofarmaci, siano essi di derivazione chimica o naturale. Gli effetti che potrebbero risultare dal totale abbandono di agrofarmaci in agricoltura sono facilmente intuibili, sia in linea generale sia con particolare riferimento allo specifico contesto nazionale».

Gabriele Canali, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

A causa del crollo delle rese produttive, si verificherebbe una sensibile riduzione dell’offerta di prodotti nazionali che porterebbe a due diversi esiti. «In primo luogo si verificherebbe la sostituzione dei prodotti nazionali con prodotti di importazione, anche da Paesi extra-Ue, con un inevitabile forte peggioramento della bilancia commerciale del nostro Paese (meno esportazioni e più importazioni). In secondo luogo la riduzione drammatica delle rese comporterebbe un innalzamento dei costi di produzione per gli agricoltori nazionali, con possibili effetti in termini di aumento dei prezzi al consumo e quindi anche di crescente inaccessibilità dei prodotti nazionali a un numero sempre maggiore di consumatori. Inevitabilmente si creerebbero condizioni che porterebbero non solo a una drammatica riduzione dei redditi per gli agricoltori, ma anche a un impatto fortemente negativo sulle filiere coinvolte, sull’economia locale e su quella nazionale».

Aumento del consumo di prodotti esteri

In ultima analisi la riduzione della produzione nazionale esporrebbe comunque i consumatori italiani al consumo di prodotti di provenienza estera, anche extra-Ue, per i quali l’impiego di agrofarmaci sarebbe, peraltro, più difficile da controllare, con riferimento sia alla tipologia e alla modalità di impiego, sia alle ricadute ambientali nei Paesi di produzione. «Già oggi, anche solo i disciplinari di produzione integrata volontaria sono diversi da Paese a Paese, all’interno dell’Ue: ne sono un esempio le differenze importanti che esistono tra principi attivi ammessi in Spagna e Italia per il pomodoro da industria. Ovviamente tali differenze aumentano in modo particolarmente significativo nel caso il confronto si svolga con le produzioni extra-Ue».

L’emergenza Xylella non si risolve senza insetticidi

Al centro dei lavori del convegno di Bari anche l’emergenza Xylella, che da quasi sei anni sta distruggendo l’olivicoltura del Salento e ora minaccia quella dell’intera Puglia.


Alberto Ancora, presidente di Federchimica – Agrofarma.

«L’utilizzo di insetticidi e l’adozione di buone pratiche agricole sono misure indispensabili per fermare i vettori responsabili della diffusione del batterio e dell’espansione della malattia – ha affermato Alberto Ancora, presidente di Federchimica – Agrofarma, il quale ha poi ribadito che dall’utilizzo degli agrofarmaci non derivano rischi per i consumatori –. Gli agrofarmaci subiscono un doppio processo di registrazione, a livello europeo e a livello italiano, attraverso iter molto rigorosi. Quindi, un agrofarmaco sottoposto a tale doppia registrazione e correttamente utilizzato è un prodotto efficace per le produzioni agricole e sicuro per i consumatori».

Filì: «Produzione integrata sottovalutata»

Uno scenario agricolo senza difesa, nell’attuale contesto produttivo pugliese, è impensabile, ha concordato Sabino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. «Non è un caso se la riduzione degli esemplari di sputacchina sia molto più evidente nella zona cuscinetto e nella zona di contenimento, dove vige l’obbligo dei trattamenti insetticidi contro essa, rispetto alla zona infetta».

Sabino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Vittorio Filì, presidente dell’Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra).

«Questo rapporto, decisamente valido, a mio avviso sarebbe ancora più incisivo se fosse carico di immagini degli esiti disastrosi di una produzione agricola priva di agrofarmaci – ha aggiunto Vittorio Filì, presidente dell’Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra) –. Cruciale è la comunicazione, documentata e diffusa, anche verso il consumatore. È un fatto che oggi la produzione integrata ha poco peso nell’opinione pubblica come fonte di prodotti sani e salubri, perché i concetti di sanità e salubrità ormai sono appannaggio unicamente dell’agricoltura biologica: un dato di fatto che soffoca ogni tentativo serio di spiegare la bontà della produzione integrata».

Senza agrofarmaci riduzione delle rese e della qualità - Ultima modifica: 2019-07-02T11:50:12+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome