Mais, l’alta tensione continuerà per mesi

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Drago GT, il massimo delle testate mais. Premio Novità Tecnica alle più importanti fiere internazionali per “piatti ammortizzati a regolazione automatica e doppio trinciastocchi effetto forbice”
Con l’export ucraino bloccato per molti mesi i prezzi resteranno per molto tempo a questi livelli

Il momento di flessione registrato sulla piazza a termine europea (Euronext-Matif) e il rallentamento dei prezzi sulle nostre mercuriali non devono trarre in inganno. Le quotazioni del mais sono e resteranno a livelli elevati. La tregua nella corsa ai rincari è finita con la conferma del blocco portuale dell’export ucraino per molti mesi e, soprattutto, dall’evidenza che le semine 2022 saranno di molto ostacolate dal perdurare del conflitto: carenza di manodopera, di mezzi tecnici e di carburante. Esce momentaneamente di scena uno dei principali Paesi esportatori di mais “no Ogm”.

Nel breve termine il livello dei 400 €/t, con un incrementato di oltre 100 €/t da inizio campagna 2021/22, non dovrebbe modificarsi anche per il progressivo calare delle scorte vendibili nelle Americhe e per la crescente pressione commerciale dalla domanda bio-energetica e zootecnica. Le odierne condizioni di mercato, stante lo stallo bellico imposto alla logistica ucraina con brusca interruzione dei loro flussi commerciali, rimarranno per settimane o mesi, fino a quando non subentreranno altre origini a colmare quello che, soprattutto per noi europei che abbiamo limitato al massimo l’utilizzo di mais Ogm, è un vero e proprio default.

Italia e Spagna destinate a soffrire

Aspettiamoci quindi un sensibile aumento degli acquisti da aree come Brasile, Argentina e Usa (per le varietà permesse), con maggiore sofferenza per Spagna e Italia, da sempre importatori di ingenti volumi di mais dal Mar Nero.

Mentre a livello comunitario continua la discussione sulla necessità (o meno) di aprire l’import di altre varietà Ogm ad allentare la morsa sui prezzi, sui mercati internazionali già sale la richiesta di mais dalle Americhe, domanda che comunque si scontra con un sistema commerciale che, nelle strategie di copertura, da anni guarda avanti di 9-12 mesi e che oggi è già sold out sia per l’imminente raccolto sudamericano sia per il futuro raccolto 2022 Usa, ancora tutto da confermare a livello di semine. Emblematico che sul vecchio raccolto gli Usa abbiano in poche settimane toccato in volume l’82% dell’export previsto per l’intera campagna 2021/22.

In assenza di novità a livello geopolitico, si va verso un semestre di grosse difficoltà a reperire i volumi, con rischio di razionamenti nell’utilizzo e negli scambi. Nonostante ciò l’Europa ha già oltrepassato i 3,4 mln/t di export, più di quanto uscito nella scorsa annata.

Si prevede che il futuro calo degli scambi con il Mar Nero e dall’Ucraina penalizzerà molti Paesi come Algeria, Camerun, Egitto, Etiopia, Kenya, Libia, Marocco, Mozambico, Sud Africa, Tunisia e Uganda. L’Algeria ha annunciato di avere in magazzino grano sufficiente a coprire il fabbisogno interno fino ad agosto; nel frattempo, e con effetto immediato, il governo locale ha bandito ogni esportazione di alimentari, oli vegetali, pasta, semola e altri derivati della macinazione. In Marocco, la situazione degli approvvigionamenti, dopo l’accelerazione delle importazioni prima che iniziasse il conflitto nel Mar Nero, è relativamente positiva con volumi pubblici sufficienti a coprire la domanda per oltre cinque mesi.

 

Mais, l’alta tensione continuerà per mesi - Ultima modifica: 2022-03-24T06:56:00+01:00 da K4

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