Pomodoro da industria, al Centro-Sud industriali e agricoltori su fronti contrapposti

pomodoro da industria
L’Anicav ha proposto un incremento di prezzo maggiore di quello riconosciuto al Nord. Ma la parte agricola sostiene che è comunque irrisorio e propone 140 €/t per il tondo e 150 €/t per il lungo

Sull’accordo per la campagna di trasformazione del pomodoro da industria nel bacino del Centro-Sud ancora nulla di fatto. A metà maggio, quando i trapianti sono già iniziati, solo approcci e schermaglie.

Proposta di Anicav per accordo sul pomodoro da industria

Marco Serafini
Marco Serafini

Per l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav), come si legge in un comunicato stampa, “dopo la definizione dell’accordo di campagna nel bacino del Nord con il riconoscimento di un aumento del prezzo di riferimento che non ha precedenti nella storia della contrattazione del pomodoro da industria, è andato vano l’ulteriore tentativo di chiusura di un accordo al Centro-Sud. La parte industriale si è vista rifiutare una proposta d’incremento di prezzo superiore a quello riconosciuto al Nord anche in considerazione delle migliori rese produttive. Un incremento che deve, altresì, tenere conto della migliore situazione idrica che vive il Centro-Sud in questa stagione rispetto al bacino settentrionale, dove si registra un importante problema di siccità, e degli aumenti già riconosciuti negli anni passati rispetto a situazioni di carattere straordinario e che sono stati mantenuti. Inoltre la parte industriale, proprio per venire incontro alle difficoltà dei produttori agricoli e al maggior rischio nei trapianti tardivi, ha proposto un ulteriore importante incremento di prezzo per le consegne effettuate a partire da metà settembre”.

«La nostra proposta – dichiara il presidente dell’Anicav, Marco Serafini – tiene conto delle difficoltà del mondo agricolo, ma abbiamo dovuto prendere atto, con grande rammarico, di una incomprensibile rigidità della nostra controparte nonostante il prezzo continuerebbe a essere quello più alto pagato al mondo».

Giovanni De Angelis
Giovanni De Angelis

«Le richieste di parte agricola – continua il direttore di Anicav, Giovanni De Angelis non trovano alcuna giustificazione nei reali incrementi dei costi di produzione. Non si comprende come sia possibile che i produttori al Nord riescano a far fonte ai rincari con gli aumenti riconosciuti e, allo stesso tempo, trovare un tale ostruzionismo al Sud considerando che i rincari sui costi sono esattamente gli stessi (carburante, concimi, ecc.)».

Pere Serafini «si rende necessario implementare, in tempi brevi, un’attenta analisi dei costi di produzione agricola nei due bacini produttivi al fine di evitare qualsiasi tipo di speculazione. Ci auguriamo che la parte agricola riveda la propria posizione onde consentire una immediata ripresa del dialogo nell’interesse dell’intera filiera».

Op Apo Foggia: Costi più alti al Centro-Sud

Di tutt’altro avviso è, invece, la parte agricola. Secondo il presidente dell’Op Apo Foggia, Giuseppe Grasso, per mettere la discussione sul futuro prezzo del pomodoro da industria nel bacino del Centro-Sud e in particolare nel Foggiano con i piedi per terra, bisogna partire dall’analisi dell’accordo raggiunto nella trattativa sul prezzo del pomodoro da industria per la campagna Nord Italia 2022.

Giuseppe Grasso
Giuseppe Grasso

«La parte industriale magnifica un prezzo che riguarda solo il pomodoro tondo da passata e concentrato, poiché al Nord non si produce il lungo, ha registrato rispetto a quello del 2021 un aumento del 18%, più un eventuale 2% per il grado Brix, e ammonta in sostanza a 108,50 €/tonnellata! Sembra sia chissà quale incremento, ma in realtà molte Op del Nord si stanno mordendo le mani perché è niente se messo a confronto con l’aumento costante e continuo dei costi di produzione.

C’è stata e c’è molta freddezza nell’accettare tale prezzo da parte dei produttori! L’Anicav può anche ostentare che al Centro-Sud sia stato proposto un prezzo maggiore di quello concordato al Nord, ma rimane il fatto che quello del Nord è un prezzo basso!».

E poi, aggiunge Grasso, i costi di produzione al Centro-Sud sono maggiori di quelli sostenuti al Nord. «I costi sono tutti in crescita, dall’acqua irrigua al gasolio, dall’energia elettrica alle piantine da trapiantare. Ad esempio l’acqua: nel Foggiano circa il 60% dei produttori riceve l’acqua dal Consorzio per la bonifica della Capitanata, mentre il 40% la emunge da pozzi privati. Il Consorzio non ha modificato il prezzo dell’acqua rispetto al 2021, ma, siccome anch’esso sopporta un aumento dei costi, è probabile che a consuntivo della campagna irrigua possa rivedere i prezzi all’insù. Coloro che emungono l’acqua da pozzi, che sono molto profondi, utilizzano motori diesel o energia elettrica, con i relativi costi in crescita. Con costi così variabili definire oggi i prezzi è difficile, ma certo non sono prezzi accettabili quelli proposti da Anicav, con un reale modesto aumento rispetto a quelli da contratto del 2021, che erano 105 €/t per il tondo e 115 €/t per il lungo. Sottolineo “da contratto”, perché poi le riduzioni operate sul cosiddetto scarto di fatto li hanno ridotti, diminuendo i ricavi per gli agricoltori. Inoltre, è vero che sono prezzi più alti di quello pattuito al Nord, ma, ripeto, quello è un prezzo basso e noi sosteniamo costi più alti. Di fronte a tale difficile scenario la parte agricola ha proposto 140 €/t per il tondo e 150 €/t per il lungo. Possono sembrare eccessivi, ma noi partiamo da essi. Trattiamo, ma con i conti alla mano!».

Girasole e mais al posto del pomodoro da industria

Con un costo di produzione di circa 12.000 €/ha, sottolinea Grasso, quelli proposti dalla parte agricola sono prezzi più che giustificati. «D’altra parte, quale agricoltore vuole più impegnarsi, in questa difficile situazione economica, ad anticipare 12.000 €/ha per poi, se gli va bene, andare in pareggio o ricavarci 100 €, mentre, se gli va male, rimetterci molto di più e andare in perdita? Gli agricoltori non sono più neanche attratti dall’irrisorio premio accoppiato alla produzione di pomodoro da industria, di appena 200 €/ha. Molti si stanno orientando alla coltivazione di girasole o di mais. Ad esempio per il girasole, con una resa di 15 q/ha e un prezzo, in crescita, di 100 €/q, otterrebbero una Plv di 1.500 €, con un reddito netto di gran lunga maggiore di quello che ricaverebbero dal pomodoro da industria. Come dar loro torto? E anche i prezzi del mais sono in salita! Infine, è vero che anche le industrie di trasformazione stanno sopportando costi più elevati, però bisogna anche ricordare che nel 2021 hanno pagato agli agricoltori dei prezzi sostanzialmente miseri ma hanno venduto i loro barattoli al doppio rispetto all’anno precedente, perché è aumentata la domanda sul mercato. Se hanno sostenuto costi ordinari e venduto a prezzi straordinari, il loro utile è aumentato di parecchio. Hanno quindi accumulato un plus valore che quest’anno possono investire nel pagare prezzi ben più alti agli agricoltori!».

 

Pomodoro da industria, al Centro-Sud industriali e agricoltori su fronti contrapposti - Ultima modifica: 2022-05-12T11:38:24+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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