Le nuove norme si intrecciano con certificazioni e sicurezza sul lavoro

Agrofarmaci. Sovrastimare il rischio chimico rischia di ingessare le imprese

Il tempo è denaro. Il nuovo Reg. 1107/09 sull’immissione in commercio degli agrofarmaci andrà inesorabilmente in vigore il prossimo 11 giugno 2011 e per le nuove registrazioni si preannuncia un tour de force per evitare le forche caudine dei criteri di esclusione (cut-off) e della valutazione comparativa degli agrofarmaci. La nuova disciplina non è infatti indolore: le limitazioni dovrebbero riguardare circa il 20% delle sostanze attive incluse in Annex I.

Il tempo è denaro. Il nuovo Reg. 1107/09 sull’immissione in commercio degli agrofarmaci andrà inesorabilmente in vigore il prossimo 11 giugno 2011 e per le nuove registrazioni si preannuncia un tour de force per evitare le forche caudine dei criteri di esclusione (cut-off) e della valutazione comparativa degli agrofarmaci.

La nuova disciplina non è infatti indolore: le limitazioni dovrebbero riguardare circa il 20% delle sostanze attive incluse in Annex I. «Dipenderà anche - ha detto Daniela Bazzoni, specialista nella registrazione degli agrofarmaci, durante il recente V Convegno nazionale organizzato da Gowan Italia a Cervia (Ra) - da come saranno definiti gli interferenti endocrini (una delle 8 classi di rischio soggette ai cut-off)». Ulteriori riduzioni che si sommeranno al già elevato numero di revoche innescato dalla precedente Dir. 91/414 (il 67% di quelle registrate nel 2004, si veda Fig.2). Meno agrofarmaci, ma non minori necessità di difesa, visto il continuo arrivo di nuovi patogeni “alieni”. L’effetto sui prezzi dei mezzi tecnici non sarà neutro. «Un provvedimento borbonico applicato con rigidità austroungarica». Il commento di alcuni produttori presenti in sala a Cervia è caustico. Il Reg.1107 cala infatti da Bruxelles senza tener conto del momento storico: la crisi di redditività che sta caratterizzando molte colture, l’età media avanzata dei conduttori delle aziende agricole, le incertezze sul futuro della Pac.

I tempi per l’entrata in vigore sono però inesorabili.
I rinnovi delle autorizzazioni saranno di 5 anni per le sostanze attive in regime di deroga ai cut-off. Massimo 7 per le sostanze candidate alla sostituzione. Periodi di tolleranza per lo smaltimento delle scorte verranno concessi solo nel caso in cui il mancato rinnovo non sia legato a ragioni “di sicurezza”: in questo caso il prodotto decade subito. Sembra che la novità della valutazione comparativa degli agrofarmaci sia stata introdotta su sollecitazione svedese. Il suo effetto sulla macchina burocratica italiana, pesante e un po’ sguarnita, potrebbe essere paralizzante. Il rischio è quello di vedere accumularsi sui tavoli ministeriali i dossier dei formulati più innovativi, con un ulteriore allungamento dei tempi di registrazione. Anche perchè con il nuovo Regolamento l’autorizzazione nazionale provvisoria sarà possibile solo se la valutazione a livello comunitario della sostanza attiva non è stata completata entro 2 anni e mezzo (ora basta un anno).

QUADERNI DI CAMPAGNA IN CASA PER 5 ANNI
Appesantiti anche gli adempimenti, con l’allungamento dell’obbligo di conservare registri e quaderni di campagna fino a 5 anni. Più che la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente, l’obiettivo del nuovo regolamento sembra il semplice disincentivo all’utilizzo della chimica (che, senza alternative, si tramuta solo in un ulteriore disincentivo a produrre). Più condivisibile l’obiettivo della Direttiva sull’uso sostenibile (Dir 128/2009), ovvero la responsabilizzazione dei produttori nell’utilizzo di questi mezzi tecnici. In questo caso, però, oltre al tempo, il fattore limitante è il denaro. Soprattutto la formazione degli utilizzatori e dei distributori e la consulenza sono obiettivi che richiederanno stanziamenti pubblici. Così anche lo sviluppo di supporti per la difesa integrata obbligatoria e l’allestimento di un adeguato numero di centri per la taratura e l’ispezione di atomizzatori ed irroratori. Per non parlare della sperimentazione.

A Cervia Floriano Mazzini, del Servizio fitosanitario dell’Emilia-Romagna ha proposto di coprire queste necessità con le risorse finanziarie della cosidetta ecotassa. Ovvero il contributo del 2% sul fatturato dei prodotti fitosanitari etichettati con alcune frasi di rischio (ammesso che ci saranno ancora questi prodotti, dopo l’applicazione del Reg. 1107). Al riguardo occorre anche ricordare che il Piano d’azione italiano per gli usi sostenibili, per cui la prima consultazione è giusto terminata il 30 gennaio, dovrà anche stabilire il livello delle sanzioni (domanda: non sarebbe oltremodo penalizzante se fossero solo i produttori, con le sanzioni o indirettamente attraverso l’ecotassa, a farsi carico di una riforma complessa come quella degli usi sostenibili?). Anche in questo caso i tempi dettati da Bruxelles per l’adozione della direttiva sono stringenti: recepimento entro fine 2011. Piano d’azione entro fine 2012 (si vuole evitare l’esperienza della Dir. 91/414, che ha prodotto i suoi primi effetti ben oltre i 10 anni dalla pubblicazione). Una rigidità che rischia di mal conciliarsi con la “fantasia” italiana. Maria Venturelli, del Centro di trasferimento tecnologico dell’Istituto agrario di San Michele all’adige (Tn) ha ricordato come già nel recepimento della Dir. 91/414 una mano ignota avesse aggiunto solo in Italia, tra gli obblighi derivanti dalla sua applicazione, la taratura obbligatoria delle irroratrici. Dieci anni fa nessuna regione si era attrezzata per sostenere tale compito, ma qualche multa è scattata lo stesso per i produttori. «L’auspicio - dice Venturelli - è che nella formulazione nel Piano italiano non vengano introdotti vincoli fantasiosi, ma si tenga conto di quanto fatto finora in termini di lotta integrata, formazione per il rilascio dei patentini, standard certificativi internazionali come GlobalGap, ecc». E anche in conformità con quanto sta comportando l’entrata in vigore del Dlgs 81/2008, che ha esteso anche all’agricoltura gli obblighi sulla sicurezza del lavoro. L’Istituto di San Michele ha effettuato un monitoraggio sui rischi legati all’attività agricola in provincia di Trento. Mostrando come il rischio meccanico sia decisamente preponderante rispetto al rischio chimico.

LA SELEZIONE DELL’ISPETTORE

La sua prevenzione dovrebbe essere basata su quanto è affermato nelle “schede di sicurezza”. «Si sta invece affermando  - testimonia la ricercatrice da parte di alcuni ispettori del Lavoro, una sorta di riesame del prodotto fitosanitario in termini di caratteristiche tossicologiche, da cui consegue l’individuazione dei prodotti che possono essere o non essere utilizzati». Il tutto senza tenere conto degli elementi che caratterizzano la gestione della difesa. È ora che gli imprenditori agricoli si riapproprino della propria professionalità. E della titolarità a gestire mezzi tecnici come gli agrofarmaci.

Agrofarmaci. Sovrastimare il rischio chimico rischia di ingessare le imprese - Ultima modifica: 2010-02-06T17:02:37+01:00 da Redazione Terra e Vita

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