Un fertilizzante mal utilizzato è sempre troppo caro anche se a buon mercato

AGRONOMIA: È il momento delle azotature ottimizziamo la distribuzione

Le dosi da impiegare vanno sempre viste in funzione delle aspettative produttive

Puntualmente ogni anno in autunno e alla fine di febbraio ci si pone il problema della fertilizzazione: che tipo di fertilizzante apportare, la quantità, il momento di intervento.
Siamo appunto (per chi scrive) alla fine di febbraio e l’insieme delle considerazioni che si possono fare sulla fertilizzazione delle colture sono scontate: è necessario concimare! L’unica variabile da prendere in considerazione è: «con che cosa concimare?».
In questo momento gli agricoltori stanno acquistando i mezzi tecnici, fertilizzanti compresi, con gli utili ottenuti delle coltivazioni del 2010 e vorrebbero che il prezzo attuale dei concimi fosse proporzionato ai modesti ricavi di gran parte delle derrate raccolte nell’anno passato. Ma non è così: i prezzi dei fertilizzanti sono in aumento e probabilmente aumenteranno ancora.
Le concimazioni che verranno fatte adesso e nel prossimo futuro contribuiranno alla produzione delle colture che si andranno a raccogliere nel corso del 2011. Anche i prezzi dei raccolti si sono mossi e se il trend è quello attuale si dovrebbero poter realizzare degli utili interessanti.
Per poter correttamente organizzare le fertilizzazioni primaverili è necessario tener conto delle necessità delle colture e della dotazione dei terreni. Si tratta di una cosa ovvia, ma spesso non tenuta in debita considerazione.
Quando i fertilizzanti costano molto il risparmio economico non passa solo attraverso una riduzione del loro uso; si può infatti cercare di ottimizzare sia la distribuzione che i tempi di applicazione, e centrando questi due obiettivi si può ottenere sicuramente un buon risultato.
 

 

CEREALI AUTUNNO-VERNINI
Sui cereali autunno-vernini le concimazioni di fondo fosfopotassiche dovrebbero già essere state fatte in autunno. Resta l’applicazione dell’azoto. Normalmente al Nord vengono effettuate due applicazioni frazionate per il grano tenero e una in più per il duro o i teneri di forza.
La quantità da applicare è necessariamente in funzione delle aspettative di produzione, tenendo conto che un grano normale ha bisogno di circa 20 kg di azoto per tonnellata di granella prodotta, mentre un buon grano duro potrebbe aver bisogno di 30 kg di azoto per tonnellata di granella.
La prima applicazione dovrebbe essere fatta entro l’inizio dell’accestimento e la seconda in levata. Quando è prevista le terza applicazione la si deve fare allo stadio di botticella.
Un discorso particolare in questo 2011 va fatto per i grani seminati a fine dicembre e gennaio che stanno nascendo in questi giorni. A questi sarà importante non far mancare nulla perché dovranno compiere il loro ciclo vegetativo con uno sprint che terminerà alla fine di giugno. Per questi ultimi seminati sarà importante frazionare almeno in tre applicazioni il fertilizzante azotato.
Abbiamo parlato di quantità e di periodi per l’applicazione degli azotati, ma la modalità della distribuzione è altrettanto importante.
Un’applicazione corretta permette di evitare sia le sovrapposizioni (e quindi doppie dosi) sia che ci siano zone in cui non arriva il fertilizzante.
Il frazionamento in due o tre applicazioni va fatto con fertilizzanti classici, tipo urea e nitrato d’ammonio; quando invece si usano azotati a lento rilascio o rilascio controllato (i lenta cessione) si può ridurre un intervento. In questo caso non va tralasciata l’applicazione in botticella per i grani di qualità. Tale operazione potrebbe essere fatta con i fertilizzanti normali.
Spesso vengono utilizzati fertilizzanti azotati liquidi che sembrano avere performance migliori rispetto a quelli solidi, a parità di unità applicate. Tali performance sono dovute in gran parte alla modalità di distribuzione (che avviene con un’irroratrice), che garantisce un’elevatissima uniformità. Questo ci dovrebbe stimolare ad aumentare la precisione nella distribuzione dei fertilizzanti classici granulari, che comunque costano meno per unità fertilizzante e quindi risultano di per sè più convenienti.
 

 

COLZA E BIETOLA
Sono pochi gli ettari seminati a colza e bietola rispetto a quelli seminati a cereali autunnovernini e al mais. Abbiamo voluto citare queste due colture assieme perché sono forse le uniche alle quali viene riservato un trattamento particolare. Gli apporti di elementi fertilizzanti vengono fatti secondo le “istruzioni” classiche. L’apporto di fertilizzanti classici viene fatto senza trascurare lo zolfo per il colza. Grande attenzione deve essere prestata alle dosi d’azoto e al periodo d’applicazione per la bietola.
 

 

MAIS
La cosa vale per tutte le colture, ma per il mais è ora d’attualità: non ci dobbiamo concentrare solo sull’azoto, sulla sua quantità e sulla sua forma chimica. Anche se l’azoto rappresenta l’elemento che condiziona più velocemente la produzione, il fosforo e il potassio sono le basi per ottenere il massimo.
Stupisce che l’applicazione di questi due elementi sia spesso fatta in funzione del costo dei fertilizzanti e quindi risulti spesso carente. Al contrario, in base alle conoscenze sulle asportazioni medie, può invece risultare eccessiva.
L’analisi chimica della dotazione dei terreni, integrata con le conoscenze sulle asportazioni e le aspettative di produzione dovrebbe rappresentare la regola di base per una corretta concimazione, ma questo approccio risulta ancora una rarità!
Un’analisi delle dotazioni dei principali macroelementi in un terreno costa qualche decina di euro. Questa va fatta su zone omogenee di terreno che possono arrivare anche alla decina di ettari e può aiutare a centrare l’obiettivo della concimazione.
Come citato sopra, nel mais l’azoto è l’elemento che condiziona più velocemente la produzione.
Se ne usa molto, e quindi è necessario cercare di far coincidere le applicazioni con i periodi di maggior consumo. Anche qui, come per il grano, il frazionamento in un paio di applicazioni sarebbe l’ideale.
 

 

SOIA
La soia à la coltura che normalmente non ha bisogno di fertilizzanti azotati.
Normalmente un buon rapporto con i batteri simbionti le permette di sviluppare e produrre senza concimazioni azotate di sintesi. Tuttavia quando la produttività della colture supera le 4,5-5 tonnellate (non raro nelle aree irrigue del Veneto) le colture che seguono manifestano evidenti sintomi di carenza d’azoto. Di questo si deve tenere conto soprattutto se dopo soia trova posto il grano.
Per la coltura, invece sono importanti fosforo e potassio, che debbono essere applicati in pre semina.

AGRONOMIA: È il momento delle azotature ottimizziamo la distribuzione - Ultima modifica: 2011-03-09T17:30:45+01:00 da Redazione Terra e Vita

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