EMERGENZA SICCITA'

Bruciano mais e soia, allarme deficit

Colpite le produzioni dove l’Italia è più import-dipendente: pesante ipoteca sui prezzi d’autunno
Prima la siccità prolungata,
poi le piogge intense.
Tropicalizzazione
progressiva del clima
italiano o estate eccezionale
dal punto di vista climatico.

Non esiste una risposta certa,
ma di sicuro per l'agricoltura
italiana è stata una delle peggiori
estati degli ultimi anni.

Oltre un miliardo, secondo le
prime stime (ma per qualcuno
è il conto di una sola regione),
i danni. Quel che resta
delle grandi commodity
in Italia messo a dura prova
dalla mancanza di sistemi irrigui
efficienti, che dove esistono
comunque hanno solo limitato
i danni. Per il mais la
stima di un calo produttivo
intorno al 30% appare quasi
ottimistica. La soia invece, di
gran lunga meno importante
sotto il profilo dei numeri,
dovrebbe perdere il 40% del
raccolto preventivato a inizio
semina. Fortunatamente si è
salvato il grano, già tutto raccolto
prima di questa terribile
estate. Per il frumento però
il calcolo del deficit strutturale
era già al 50%, facendo
la media tra grano duro
(40%) e tenero (60%).

Il mais invece era rimasto
forse l'ultimo baluardo tra i
grandi seminativi dove l'Italia
poteva vantare una (quasi)
autosufficienza, con le importazioni
limitate a un quinto
circa del fabbisogno. Ora,
tra prezzi in vertiginosa ascesa
a causa dell'emergenza
globale partita dal Nord America
(si vedano anche gli articoli
a pag. 2) e crollo produttivo
interno, per gli allevamenti
italiani si preannuncia
un autunno caldissimo. Diverso
il discorso per la soia:
anche se si tratta della commodity
che, a livello mondiale,
ha già accusato i rincari
più pesanti, con un deficit
oltre l'80% l'Italia già da
tempo si trova in realtà a fare
i conti dell'elevatissimo costo
del «buco proteico».

Se le aree più danneggiate
sono probabilmente quelle
ad agricoltura intensiva del
Nord Italia, scendendo a Sud
i danni da maltempo toccano
da vicino anche la campagna
di raccolta delle barbabietole,
tutta l'ortofrutta e in particolare
in Puglia il pomodoro da
industria.

Le regioni intanto si stanno
attrezzando e proprio in
questi giorni al ministero delle
Politiche agricole stanno
esaminando i dossier con i
dati tecnici propedeutici alla
dichiarazione dello stato di
calamità naturale. Solo dopo
la dichiarazione formale del
ministro delle Politiche agricole
ci saranno le condizioni
per un intervento di ristoro
dei danni che sarà comunque
condizionato dalle limitate risorse
a disposizione della protezione
civile. Comunque, ci
vorranno mesi. Più probabile
che gli agricoltori possano
prima passare all'incasso dei
premi Pac, il cui anticipo integrale
al 16 ottobre (rispetto
alla scadenza naturale di dicembre)
è già stato autorizzato
da Bruxelles.

Le prospettive di medio
termine però non sono incoraggianti.
Il negoziato sul bilancio
Ue, parallelo a quello
per la riforma Pac, si avvia
verso una nuova stretta ai finanziamenti
che per l'Italia
potrebbe significare un taglio
più profondo rispetto al 18%
già preventivato. Con una lettera
al Governo, il presidente
di Confagricoltura, Mario
Guidi, ha sollecitato nuovi
strumenti di politica agricola,
aiuti anticiclici e maggiori
incentivi alle polizze. Per il
presidente della Coldiretti,
Sergio Marini, i cambiamenti
del clima pongono però anche
l'esigenza di interventi
strutturali per manutenzione,
risparmio, recupero e riciclaggio
delle acque con opere
infrastrutturali, campagne
di informazione ed educazione
e un maggiore impegno per
la diffusione di sistemi di irrigazione
a basso consumo.
Bruciano mais e soia, allarme deficit - Ultima modifica: 2012-09-06T11:44:00+02:00 da Redazione Terra e Vita

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