EMERGENZA MICOTOSSINE

Mais 2013, l’ombra del contaminato

Toccare le soglie sì o no e gestione del prodotto: il convegno del Gruppo 24ore.

La barca è la stessa per tutti, quella pericolosa delle aflatossine, le posizioni, però, restano distinte.

A latere del convegno «Aflatossine mais, meglio prevenire» tenutosi a Rovigo lo scorso 11 febbraio, c’è stata un’animata tavola rotonda. Punto di partenza la laconica risposta fornita dal ministero della Salute in merito alla richiesta di innalzamento dei limiti di legge per le aflatossine nel mais: «un obbiettivo difficilmente perseguibile».

«Considerata la possibilità di percorrere vie alternative – precisava la nota ministeriale – quali la detossificazione del mais o la destinazione delle granaglie contaminate ad altri usi non alimentari, si ritiene che l’innalzamento dei parametri attualmente fissati non è coerente con la salvaguardia della salute pubblica e degli animali».

Le posizioni di Confagricoltura e Aires (tentare l’innalzamento delle soglie chiaramente con l’esclusione degli alimenti umani e per le vacche da latte) si sono contrapposte, una volta di più, a quelle di Coldiretti che mette avanti «la salute del consumatore».

Giangiacomo Bonaldi Gallarati Scotti, presidente di Confagricoltura Veneto, si è detto scettico riguardo il carattere risolutivo degli interventi proposti durante il convegno: «L’emergenza si sarebbe verificata ugualmente la scorsa estate, pure se si fossero applicate tutte le buone pratiche suggerite dai tecnici. Quindi il 2012 è stata senz’altro un’annata molto difficile, ma se ricapiterà anche nel 2013 diventerebbe un problema dirompente. Per questo si impone una reazione che ci proietti verso il futuro».

Oltre a Flavio Furlani, vicepresidente della Cia Veneto («semplicistico legare la salubrità del prodotto soltanto ai quantitativi previsti») è intervenuto anche Pierluigi Guarise, presidente Consorzi Agrari d’Italia. «Per quanto riguarda la partita dello scorso raccolto stiamo cercando di gestire il prodotto al meglio evitando forme speculative facendo una cernita e ripulendo le partite stoccate. Ci stiamo soprattutto preoccupando, però, del raccolto 2013. La nostra proposta è proporre programmi agronomici attuabili per gli imprenditori agricoli volti a ridurre il rischio aflatossine secondo protocolli che si vanno affinando».

UN'ASSICURAZIONE CONTRO LE CALAMITÀ

«È ovvio che andamenti stagionali anomali e non prevedibili impediscono di garantire l’eliminazione del problema - ha continuato Guarise -. Per questo va aggiunta una copertura assicurativa in caso di calamità naturale com’è accaduto lo scorso anno. Devono, però, essere assicurazioni a costi accessibili per gli agricoltori e quindi servirà un sostegno da parte del fondo di solidarietà. Chiaramente, il sostegno dovrebbe essere concesso solo agli agricoltori in difficoltà nonostante abbiano applicato ogni protocollo possibile contro le aflatossine».

E di assicurazione ha parlato anche Giorgio Piazza, presidente Coldiretti Veneto, che sulla possibilità di innalzare i limiti si è detto «cauto, prima la salute dei consumatori, anche perché ricordo che dagli studi emerge l’estrema pericolosità della micotossina, una sola cellula può dare avvio a una formazione neoplastica» ribadendo le note posizioni della sua associazione.

«È fondamentale iniziare ad assumere decisioni chiare, ma spetta agli organismi superiori fornire risposte». Piazza ha poi invocato un’assicurazione multirischio di cui «è fondamentale cominciare a parlare per affrontare serenamente il futuro». Piazza è intervenuto, in seguito, anche per sottolineare come «La capacità di cambiare è nel dna di noi imprenditori. Per questo fare investimenti strutturali nella propria azienda è un obiettivo da perseguire anche se un sostegno deve esserci. Il trend delle semine in Veneto sta calando, ma sono certo non verrà meno».

Al dibattito è intervenuto anche il professor Amedeo Reyneri dell’Università di Torino ricordando come «il mais preserva la fertilità dei suoli ma, allo stesso tempo, è terreno fertile per l’inoculo della tossina. La soluzione, insieme ad altre pratiche, è una coltivazione intensiva, 10-11 piante/metro quadro di terreno, che «soffoca» per così dire lo sviluppo del fungo».

Gianfranco Pizzolato, presidente Aires ha ricordato come «170-180 mm di pioggia in 8 mesi con 90 giorni a 5 gradi sopra la media sono dati climatici che non hanno precedenti. Il problema è stato la strumentalizzazione a fini politici della faccenda e ricordo che l’innalzamento dei limiti legali della contaminazione è una forma di diversificazione delle soglie a seconda della tollerabilità delle diverse specie animali».

LA PULIZIA

Marco Pirani presidente di Progeo ha raccontato, invece, la soluzione concreta adottata per fronteggiare l’emergenza, l’acquisto di una selezionatrice ottica: «Avendo due anime, mangimisti e stoccatori, abbiamo potuto renderci conto del problema fin da subito. La maggior parte dei nostri conferenti sceglie il pagamento a costi e ricavi. Normalmente la stagione di commercializzazione chiude al 30 aprile con pagamenti a giugno. Abbiamo messo a disposizione un acconto pari a 80 €/t. In tutto il prodotto danneggiato arriva a 200mila q: l’anticipo, quindi, è arrivato a circa 1,6 milioni di €, non interamente utilizzato. L’obiettivo era dare un sostegno concreto». Resta da vedere come sarà liquidato il prodotto a maggio-giugno.

Intanto la selezionatrice ottica (costata circa 140-150 mila €) permette di analizzare 110 q/ora di prodotto, 1500 q/giorno. «Il mais va selezionato, pulito, e questo già riduce la contaminazione, poi il prodotto viene passato dalla selezionatrice ottica con uno scarto che va dal 20 al 30% massimo. Scarto e prodotto contaminato sono destinati a fini non alimentari o a biodigestori o a produzione di energia da biomasse. Il prodotto ”ripulito”, invece, viene immesso nel ciclo normale che esclude naturalmente le vacche da latte. Entro giugno avremo completato il lavoro di decontaminazione».

Il CONVITATO DI PIETRA

Andrea Villani, dell’Ager Borsa Merci Bologna, commenta: «Il convegno è stato una buona occasione per fare il punto della situazione ma, di fatto, le associazioni di categoria e le parti in causa hanno ribadito le rispettive posizioni». Convitato di pietra, insomma, è stato il ministero dell’Agricoltura chiamato a gran voce dal mondo agricolo ad esprimersi sul delicato tema delle aflatossine.

A margine è intervenuto, infine, anche Luca Bellotti, membro della Commissione Agricoltura della Camera: «Sono fra quelli che, per primi, hanno segnalato in Parlamento l’emergenza aflatossine con interrogazioni e mozioni già a settembre scorso ma, ad oggi, dal Ministero non è ancora arrivata alcune indicazione. Aggiungo che i limiti sono stati stabiliti dagli uomini, possono essere modificati». 

Mais 2013, l’ombra del contaminato - Ultima modifica: 2013-02-21T15:12:27+01:00 da Redazione Terra e Vita

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