Meglio giocare d’anticipo in vista delle messe a dimora autunnali

Oliveto, doppia lavorazione in vista dei nuovi impianti

Da evitare lo scasso localizzato che va a discapito della migliore distribuzione delle radici

Il periodo luglio-agosto è caratterizzato dalle fasi di indurimento del nocciolo e iniziale ingrossamento del frutto; inizia il processo di inolizione, che procede in modo graduale con un andamento legato alla varietà. L’attività vegetativa è ridotta, la domanda evapotraspiratoria è elevata, ma il deficit idrico è sostenibile. Qualora si abbia disponibilità di acqua limitata, al fine di aumentare l’efficienza della stessa, è importantemodulare gli apporti idrici in base all’esame delle esigenze idriche nei differenti periodi.
In estate si può assistere inoltre alla cascola dei frutti, dovuta amancata fecondazione delle ovocellule e/o stato di insufficiente nutrizione della pianta e/o scarsa disponibilità di acqua; il distacco dei frutticini è preceduto dal loro raggrinzimento e dal progressivo annerimento a iniziare dalla porzione apicale.
 

 

In vista di nuovi oliveti
Durante l’estate, quando le condizioni di clima e umidità del suolo sono favorevoli, è possibile avviare i lavori di preparazione e sistemazione superficiale del terreno per i nuovi impianti, finalizzate a preparare un’adeguata base agronomica mediante ripristino della fertilità del suolo e miglioramento delle condizioni fisiche dello strato esplorato dall’apparato radicale più attivo.
Le operazioni di preparazione vanno eseguite con largo anticipo e su terreno asciutto, su tutta la superficie interessata all’impianto. Sono da evitare interventi di scasso localizzato poiché la giovane pianta tende a utilizzare solamente la porzione di terreno in cui è stato eseguito l’intervento, a discapito della migliore distribuzione delle radici e della ottimale utilizzazione delle risorse. Sono da evitare anche i rinfittimenti in impianti a sesto relativamente largo, per l’impossibilità di praticare uno scasso generalizzato o su vasta porzione di terreno, e per la competizione esercitata dalle piante adulte per la luce e l’utilizzo delle risorse.
È molto importante mantenere lo strato più fertile in superficie, dove si sviluppa la gran parte delle radici, ed evitare ristagni idrici che, oltre a dare problemi di asfissia, possono favorire l’attacco di agenti dei marciumi del colletto e della verticilliosi e, causando una generale debilitazione, anche l’aggressione da parte di altri patogeni e fitofagi. È bene inoltre non impiantare l’olivo in terreni in cui precedentemente sono state coltivate solanacee (es. pomodori,melanzane ecc.) o cucurbitacee (es. meloni, cetrioli ecc.) che, essendo ospiti della verticillosi, possono determinare la presenza di fonti di inoculo.
In caso di reimpianto, la nuova piantagione può essere effettuata subito dopo l’espianto del vecchio oliveto, in quanto l’olivo non è sensibile alla stanchezza del terreno. Il dicioccamento serve quindi a eliminare le ceppaie, oltre che ogni consistente tipo di residuo organico derivante dalla precedente presenza di altre specie arboree, operazione fondamentale da un punto di vista sanitario, in quanto tali materiali organici potrebbero favorire la diffusione di patogeni. Eventuali arbusti possono essere tagliati e trinciati per apportare sostanza organica.
Le operazioni di decespugliamento e spietramento si rendono necessarie solo nel caso di messa a coltura di terreni abbandonati dove si è sviluppata una vegetazione cespugliosa spontanea o di terre incolte. Si utilizzanomacchine di grossa potenza dotate di lama per rimuovere la vegetazione, cercando di operare a una profondità non superiore ai 20 cm, al fine di evitare di asportare la parte più fertile del terreno. Se il suolo presenta scheletro grossolano, la macchina dovrà essere dotata anche di ripuntatore.
Se la superficie del terreno è irregolare, il livellamento del terreno è necessario per facilitare la movimentazione delle macchine, regolare il flusso delle acque superficiali per evitare ristagni idrici o problemi di erosione. Si possono utilizzare ruspe e livellatrici per recuperare alla coltivazione zone inutilizzate di terreno e ricondurre lo stesso a pendenze compatibili con le esigenze delle macchine (15-18%). In situazioni di elevate pendenze, di particolare pregio qualitativo e di particolare interesse commerciale, si ricorre al terrazzamento per consentire la coltivazione anche a pendenze superiori.
 

 

Rompimento del terreno
Una volta modellata la superficie da destinare a oliveto, si può procedere con le operazioni di rompimento del terreno, al fine di facilitare lo sviluppo dell’apparato radicale della pianta e dimigliorare l’aereazione del terreno, nonché la penetrazione dell’acqua negli strati più profondi.
Durante l’estate precedente l’impianto si esegue la lavorazione principale, per consentire lo sgretolamento delle zolle da parte degli agenti atmosferici. In alternativa allo scasso profondo del terreno (80- 100 cm) esteso a tutta la superficie, con grandi aratri monovomeri trainati da trattori di elevata potenza, è preferibile ricorrere alla doppia lavorazione, per evitare di portare in superficie gli strati profondi sterili, con il rovesciamento completo del terreno. A una discissura verticale del terreno, effettuata con 2 interventi incrociati con ripuntatore (ripper) con 1, 2 o 3 elementi discissori, che incidono e sollevano il terreno, segue un’aratura a media profondità (30-40 cm) che consente di interrare i residui organici superficiali e l’eventuale concimazione di fondo. La doppia lavorazione evita fenomeni di erosione da ruscellamento, frequenti nei terreni collinari lavorati con scasso totale a rittochino, evita la formazione della suola di lavorazione e il trasporto in superficie di pietre dalle profondità.
Dopo la preparazione superficiale si deve provvedere alla regimazione idrica, soprattutto nei terreni di pianura poco permeabili, per favorire lo sgrondo dell’acqua e garantire un franco di coltivazione di almeno 50-60 cm, in quanto l’olivo teme i ristagni idrici e soffre di fenomeni di asfissia radicale. Negli ambienti di collina con terreni di medio impasto, sufficientemente dotati di scheletro, si può far ricorso a fognature nei punti di impluvio e a fossi di guardia amonte dell’impianto, per garantire il deflusso superficiale dell’acqua. È invece necessario il drenaggio sotterraneo in presenza di terreni tendenzialmente argillosi, poco permeabili, per raccogliere e allontanare dal terreno l’acqua eccedente la capacità di campo, tramite una rete idraulica costituita da tubi interrati.
 

 

Concimazione di fondo
Ha lo scopo di collocare nel terreno una riserva di elementi minerali dotati di scarsamobilità, per garantire all’olivo una loro adeguata disponibilità per lungo tempo e su tutto lo strato di terreno esplorato dall’apparato radicale. Il concime va somministrato su terreno sodo e interrato con l’aratura profonda o con una aratura superficiale eseguita dopo la rippatura, nel caso di doppia lavorazione.
Considerato che molti terreni sono carenti in sostanza organica, è opportuno eseguire una consistente concimazione organica (40-50 t/ha), con la quale apportare al terreno materiale di varia natura, proveniente da allevamenti zootecnici (letame, liquame), dai residui solidi urbani o da residui vegetali di vario genere che, incorporati nel terreno, subiscono modificazioni profonde che portano alla formazione di humus. Infatti, i processi di umificazione e mineralizzazione della sostanza organica del terreno rendono disponibili per l’assorbimento elementi minerali in modo lento ma continuo, per cui la sostanza organica rappresenta la miglior riserva di nutrienti per la coltura e il miglior concime a lenta cessione. Considerata la frequente indisponibilità di materiale organico per la concimazione di fondo, in alternativa può essere effettuata la concimazione minerale a base di fosforo e potassio. La somministrazione va effettuata sulla base di analisi fisicochimica del terreno dalla quale si desume dotazione e capacità di trattenere gli elementi assimilabili, per evitare retrogradazione e/o insolubilizzazione. Le quantità di fertilizzanti da apportare devono essere stabilite confrontando i valori misurati tramite analisi del terreno con quelli di riferimento.
Alcuni dubbi sono insorti recentemente sull’effettiva utilità della concimazione d’impianto con fertilizzanti minerali, tenuto conto della frequente buona dotazione dei terreni, delle ridotte esigenze della coltura durante i primi anni d’impianto e dei processi di retrogradazione facilmente a carico del fosforo. In particolare, la concimazione di fondo è sconsigliabile nei terreni sabbiosi e/o superficiali e negli oliveti in cui si intende praticare la fertirrigazione.
 

 

Potatura estiva
La potatura estiva è utile per l’eliminazione di polloni e succhioni che compaiono nella zona del ciocco e lungo tronco e branche principali. Si effettua in luglioagosto, quando la capacità di ributto dei succhioni è rallentata. È necessaria quando la pianta è troppo vigorosa per eccesso di irrigazione o di concimazione azotata o qualora sia stata effettuata una potatura drastica; questa provoca una risposta vegetativa più o meno forte in relazione all’intensità dei tagli, a causa di uno squilibrio tra apparato radicale, che diviene esuberante, e chioma residua che non riesce a smaltire la disponibilità di nutrienti.
Nel caso di piante danneggiate dal gelo, polloni e succhioni possono essere utili per ricostituire la struttura della pianta a partire da legno sano.
La potatura estiva è utile anche nella fase di allevamento per selezionare i germogli che formeranno le branche principali.
 

 

I fitofagi d’estate
Durante l’accrescimento dei frutti, diversi fitofagi possono visitare l’oliveto.
Tra questi la tignola dell’olivo (Prays oleae): in luglio è molto importante verificare i livelli di infestazione (presenza di uova o larvette in un campione di 100 olive) prima che le larve di seconda generazione concludano il ciclo a carico delle olive; al superamento della soglia di infestazione del 7-15%, possono essere effettuati trattamenti con insetticidi organofosforici.
In luglio è normalmente elevata la presenza di femmine deponenti di cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae). Il trattamento va effettuato in base ai risultati del campionamento effettuato in primavera, valutando la presenza di neanidi su foglie e rametti; nel caso fosse stata superata la soglia di 2-5 neanidi per foglia, l’intervento insetticida va effettuato in luglio quando il 90%delle femmine presenta uova schiuse al di sotto dello scudetto. Particolarmente efficaci risultano gli oli minerali bianchi (alle dosi consigliate in etichetta) che, coprendo le neanidi con una sottile pellicola, ne provocano lamorte per asfissia.
È opportuno iniziare l’attività di monitoraggio delle popolazioni di mosca dell’olivo; la prima generazione infatti inizia la sua attività riproduttiva non appena le olive raggiungono dimensioni tali da consentire la deposizione delle uova e lo sviluppo delle larve. A partire da fine giugnoinizio luglio è utile avviare il monitoraggio, mediante l’istallazione di trappole (2- 3/ha) per valutare l’andamento della popolazione adulta di mosca; è importante distinguere le catture dei maschi da quelle delle femmine (riconoscibili per l’ovopositore) e prelevare periodicamente campioni di olive su cui verificare il livello di infestazione, costituito da uova e giovani larve. Generalmente i livelli di infestazione nel periodo luglio-agosto sono bassi, in quanto l’attività dell’insetto è ostacolata dalle alte temperature; tuttavia in caso di superamento della soglia di danno è necessario eseguire un intervento insetticida.
È inoltre il momento di installare i pannelli innescati con attrattivo alimentare e insetticida nel caso si utilizzi il metodo della cattura massale, consigliabile nelle aree a basso rischio di infestazione e ammesso anche in aziende biologiche. La tecnica ha l’obiettivo di contenere la popolazione adulta dell’insetto. La pratica si basa sull’impiego di dispositivi (sacchetti e cartoncini trappola colorati ecc.) in grado di attrarre gli adulti dellamosca olearia su supporti impregnati di colla o avvelenati e in grado rispettivamente, di catturare o di contaminare con l’eventuale insetticida le mosche che vi si posano. L’attrattivo utilizzato è il feromone sessuale specifico per l’insetto, impiegato da solo o inmiscela con composti ammoniacali come il bicarbonato di ammonio o con attrattivi alimentari come le proteine idrolizzate. Il numero di dispositivi da installare varia da uno per pianta a uno ogni quattro piante, in funzione delle distanze d’impianto adottate nell’oliveto e in relazione alla pressione biologica del parassita. Anche la cattura massale, come tutti i sistemi adottati per contenere e abbattere la popolazione adulta, manifesta unamaggiore efficacia quando è applicata in oliveti isolati o su ampi territori e nelle condizioni in cui la popolazione dell’insetto non è particolarmente elevata. I dispositivi utilizzati per la cattura massale dopo l’impiego devono essere allontanati dall’oliveto e smaltiti correttamente nel rispetto delle normative previste per lo smaltimento dei contenitori dei fitofarmaci.

Oliveto, doppia lavorazione in vista dei nuovi impianti - Ultima modifica: 2011-07-27T14:23:30+02:00 da Redazione Terra e Vita

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