Potassio, il numero uno

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Conoscendo le esigenze nutrizionali del melone si formula un buon piano di fertirrigazione

La coltivazione del melone è diffusa praticamente su tutto il territorio nazionale e, quindi, la gestione tecnica della pianta varia molto in funzione dei luoghi di produzione.

Gaetano Caliendo, anni 56, di Pomigliano D’Arco (Na), agronomo libero professionista, lavora da 25 anni nella produzione di melone in Sicilia, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia (Mantova), Toscana (Venturina).

«I trapianti, ad esempio – spiega Caliendo – vanno da dicembre in coltura protetta, per la regione Sicilia, fino a giugno-luglio inoltrato per il pieno campo nel centro-nord d’Italia».

Il panorama che ci si trova di fronte è quanto di più vario ci si possa immaginare e non sempre caratterizzato da conoscenze precise e predisporre corretti piani di fertirrigazione diventa un rebus complesso da risolvere.

«Quello che realmente sorprende nel settore agricolo è la conoscenza relativa che si ha di ciò che si produce a differenza degli altri settori produttivi - continua Caliendo –. Inoltre capita a volte di non poter disporre delle analisi del terreno (perché non sono state fatte o sono parziali) indispensabili a riempire i sempre più voluminosi faldoni delle certificazioni di processo, ma di fatto poco utili nella valutazione del terreno. Eppure senza la conoscenza delle reali esigenze nutrizionali della pianta e delle caratteristiche fisico-chimico-biologiche del suolo, la formulazione di un piano di fertirrigazione può essere complessa».

«Le esigenze nutrizionali delle piante sono elementi chiave e ogni pianta ha le proprie – dichiara Caliendo –. Gli elementi della nutrizione (zolfo, azoto, ecc.) sono importanti non solo per la pianta, ma indispensabili allo sviluppo della microflora.

Nella difficile situazione economica attuale, è difficile ipotizzare il ritorno a sistemi di coltivazione, in particolare nelle colture protette, che tendano alla conservazione della fertilità biologica del suolo. La fertirrigazione può diventare un mezzo molto importante per ridurre o tamponare i danni alla fertilità del terreno».

Per ogni elemento nutritivo occorre uno studio approfondito delle reali necessità in un equilibrio tra apporti, asporti e dotazione del terreno che bisogna conoscere molto bene. Altra valutazione precisa deve essere fatta sulle relazioni tra i vari elementi, ovvero su come interagiscono tra di loro.

Leggi l'articolo completo di Carmine Lanaro su Terra e Vita n. 21/2015

Potassio, il numero uno - Ultima modifica: 2015-05-29T09:00:36+02:00 da Sandra Osti

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