Tecnologia e digitale, da qua passa il futuro della frutticoltura

Strumenti tecnologici per una frutticoltura di precisione e capacità del frutticoltore di impiegare le apparecchiature digitali anche per programmare le necessità aziendali sono le strade da percorrere per innovare nell'ottica della sostenibilità

Ci sono almeno due buoni motivi per sostenere l’iniziativa di Edagricole/New Business Media “Nova agricoltura in frutticoltura” (appuntamento a Copparo di Ferrara il 28 giugno prossimo). La prima è che sono ormai tante le innovazioni tecniche proposte per la frutticoltura dal sistema di ricerca e dall’industria (meccanica, ingegneristica, informatica e di precisione) che il vederle all’opera assieme aiuta a valutarne portata e trasferibilità. La seconda è che il superamento dell’attuale fase critica dell’agricoltura non dipende solo dall’introduzione di input tecnologici aziendali (vedi binomio meccanizzazione ed automazione), ma dal concorso di innovazioni di processo e di prodotto proprie dell’economia moderna e della internazionalizzazione dei mercati.

Se nel secolo scorso la “rivoluzione verde” fu attribuita per metà alle conquiste del miglioramento genetico delle varie specie (tanto che furono moltiplicate le rese produttive ed alzata e diversificata enormemente la qualità dei prodotti) e, per l’altra metà, alla razionalizzazione e alle innovazioni delle tecniche di coltivazione (difesa, fertilizzazione, scienza del suolo, biologia e fisiologia dell’albero e del frutto), in questo inizio secolo si sta voltando pagina, Non perché siano venuti meno i precedenti fattori propulsivi, ma perché ne sono entrati altri nuovi, connessi al progresso delle scienze applicate (per esempio, biotecnologie agrarie e breeding molecolare, ingegneria elettronica e robotica, bio-fisica e sensoristica), nonché agli apporti disciplinari dell’interazione fra ambiente e clima, suolo e pianta. Il tutto proiettato verso sistemi di produzione integrati e capaci di lanciare l’agricoltura verso un futuro sostenibile, anche sul piano economico.

Oggi è difficile immaginare un giovane e capace frutticoltore che, oltre al suo necessario “background” professionale, non disponga anche di collegamenti in rete per qualsiasi scelta o decisione relativa alle programmazioni aziendali (impianti e semine), utilizzo di sistemi irrigui o di protezione degli alberi, gestione dei rapporti con l’esterno come per esempio gruppi di assistenza, servizi pubblici, incentivazioni), rispetto dei vincoli dei disciplinari di produzione, verifiche dello stato delle colture, monitoraggi registrati o in remoto. Il tutto nell’ottica dei principi stringenti della sostenibilità e, quindi, dell’etica produttiva, del rispetto dell’ambiente e della salute degli operatori e dei consumatori. Ma è evidente che dietro questa carta dei doveri devono essere considerati anche i diritti di chi fa impresa, che non può prescindere dalla redditività delle singole colture, per quanto siano evidenti le benemerenze degli agricoltori per le molteplici funzioni rivolte anche al presidio del territorio, dell’ecosistema e del paesaggio.

Il frutticoltore, più degli altri agricoltori, rischia per i maggiori investimenti di capitali richiesti, per le complessità delle avversità meteoriche/sanitarie, per i pressanti aggiornamenti tecnologici richiesti, a fronte di una forte aleatorietà e criticità dei mercati, non certo bilanciati dal modesto e limitatissimo ombrello protettivo offerto dall’Ue con l’OCM e con qualche altro incentivo politico regionale nazionale od europeo.

È a questo frutticoltore che è dedicata la giornata in campo “Progettiamo il frutteto per il futuro”. Cioè, come si fa a combinare il vecchio col nuovo, ad innestare nell’attuale sistema produttivo le tecnologie che fioriscono in tutti i comparti, o meglio come si fa ad usufruirne, traendone beneficio non solo per l’azienda (vedi ad esempio l’automazione degli impianti di microirrigazione), ma per l’intera filiera produttiva, fino a creare anche valore aggiunto. Si veda l’esempio delle nuove varietà quando sono più apprezzate dai mercati. Poi, rimane sempre e comunque la tagliola dei prezzi, perché in frutticoltura si può sbagliare anche facendo bene il produttore.

 

I settori del cambiamento

I settori della coltivazione che sono maggiormente interessati hanno degli ottimi riscontri in questo fascicolo della Rivista di Frutticoltura con un intero dossier dedicato. Segnaliamo anzitutto la Fruttetogrande disponibilità di materiale genetico innovativo (varietà e portinnesti), che con l’attuale intensità creativa dei “breeder”, in tutto il mondo (sempre all’inseguimento delle mode e delle tendenze dei consumatori e dei grandi mercati), sono potenzialmente in grado di produrre nuove tipologie di frutta, di tutte le specie, introducendo nuovi caratteri, soprattutto resistenze dell’albero a fitopatie ed avversità ambientali (oggi prioritariamente importanti non soltanto per il biologico). Non si può prescindere però dal miglioramento della qualità del frutto sul piano estetico e sensoriale-gustativo, nonché dell’attitudine alla conservazione e alla “shelf-life”.

Dopo i kiwi verdi sono venuti quelli gialli e rossi bicolore. Pesche nettarine ed albicocche sono ormai totalmente di colore rosso fiammeggiante e non più deliquescenti come in passato. Per le mele e pere prevalgono ancora le varietà tradizionali, ma con cloni migliorativi più colorati ed appariscenti. Ma attenzione: fra le decine e decine di nuove varietà che sono introdotte ogni anno (quasi tutte in esclusiva, con diritto di “royalty” per l’editore) sono pochissime quelle che “sfondano” e, in genere, guarda caso, sono quelle che dispongono di supporto finanziario, cioè di investimenti a rischio da parte dei detentori dei diritti. Occorre dare merito al sistema vivaistico italiano rappresentato da Civi Italia, che assieme alle strutture di controllo ministeriali e regionali si è da tempo impegnato a raggiungere vari livelli di garanzie, dalla qualità alla sanità delle piante prodotte. Purtroppo l’Europa non ha assecondato l’evoluzione italiana, imponendo, recentemente, un sistema di certificazione internazionale che offre meno garanzie di quello italiano preesistente che era frutto di decenni di esperienze applicative e di intensa collaborazione con le strutture sanitarie regionali.

Di grande interesse sono le novità nel campo delle tecnologie di protezione delle piante, sia per quanto riguarda le macchine irroratrici presenti in campo, sia per gli aggiornamenti degli schemi fitoiatrici e dei dispositivi applicativi che, sottoposti a profonde innovazioni costruttive, devono essere progressivamente aggiornati non solo per le restrizioni del numero di molecole ammesse per la lotta antiparassitaria, ma anche per le normative vigenti sulle limitazioni residuali dei prodotti utilizzati e per gli adeguamenti suggeriti dalle modificazioni dell’andamento climatico.

Le nuove regole vengono ormai calibrate su sistemi di monitoraggio e studi dei cicli biologici dei patogeni in modo che i trattamenti raggiungano il bersaglio nel momento di maggiore efficacia generando nel contempo il minimo inquinamento. È ovvio che il punto di riferimento è stabilito ogni anno sulla base delle nuove acquisizioni della ricerca e l’obiettivo principale, oltre ai monitoraggi interattivi, è quello di far uso, soprattutto, di presidi sanitari organici (es. biocidi). Poi, quando vanno bene, fare in modo che questi vengano trasferiti ai disciplinari di produzione integrata per farli propri; questa, infatti, è destinata a rimanere anche in futuro per qualificare sempre più la stragrande maggioranza della produzione ortofrutticola italiana. Pulita, salubre, di grande qualità. Tutto insieme!

Altro esempio significativo della sostenibilità delle nuove tecniche si ha nel campo della fertirrigazione, al fine di ridurre le quantità somministrata di elementi minerali e di acqua, e con essi l’inquinamento e il costo, migliorando anzi l’efficienza di uso di entrambi. Molti dati sperimentali lo confermano: il regime irriguo cosiddetto “deficit o stress idrico controllato” sta dando risultati positivi sul piano sia economico che ambientale. In alcune specie, come ad esempio il pesco, pur ottenendo un calo delle rese produttive e/o della pezzatura, sono state migliorate le caratteristiche qualitative dei frutti e quindi il valore del prodotto.

Naturalmente una più razionale gestione del frutteto si deve integrare in un sistema di ottimizzazione della crescita del frutto, il cui controllo è oggi reso possibile dall’adozione di sistemi di precisione digitali come, per esempio il fruttometro proposto per uso commerciale dalla start-up “HK Consulting” dell’Università di Bologna. Questo rilevamento, informatizzato e ripetuto nello stadio giovanile del frutto, si può accompagnare a varie strumentazioni per le determinazione degli stadi di maturazione e di vari parametri qualitativi senza la sua distruzione.

Altri campi di innovazione sono oggetto di applicazione di strumentazioni di precisione: sta diventando determinante, al fine del raggiungimento della massima qualità del frutto, l’utilizzo di dispositivi elettronici per la scelta della data di raccolta e per la selezione dei frutti in post-raccolta ai fini della destinazione commerciale (esempio DA Meter). Per decenni i magazzini di lavorazione della frutta erano dotati di automazione limitata alle macchine calibratrici, poi diventate anche selezionatrici per colore e per difetti dei frutti, ma nuove tecnologie basate sulla misurazione delle proprietà fisiche del frutto (riflettanza e trasmittanza) permettono oggi di separare i frutti in linea secondo le caratteristiche qualitative interne. Ciò migliora il conferimento perché porta ad una aumento della segmentazione delle linee di cernita, al fine di conseguire una maggiore omogeneità ed uniformità dei frutti diretti al mercato allo stesso grado di maturazione.

Naturalmente i sistemi di precisione avanzano su vari fronti, dal campo alla distribuzione, per sottrarre all’empirismo molte operazioni che l’intermediazione strumentale rende possibile svolgere meglio, più velocemente, eliminando la quota di imperfezione di qualsiasi lavoro. Si comincia dalla guida assistita e geo-referenziata della trattrice, nonché dalla possibilità di zonare l’azienda e mappare i singoli appezzamenti, rilevandone, fra l’altro, la diversità costitutiva dei suoli e lo stato di ciascuna coltura, anche a livello di singoli alberi (utilizzando sensori spaziali quali GPS ed altri metodi di telerilevamento compreso l’impiego di droni variamente finalizzati), fino all’individuazione e applicazione di modalità differenziate dei trattamenti con fitofarmaci, fertilizzanti, obiettivi questi già realizzati in vigneti di varie regioni. La “precisione strumentale” consente di svolgere al meglio tutte queste come altre operazioni quali anche la gestione del suolo ed il governo degli alberi (esempio diradamento dei frutti, cimature e potatura verde).

In frutticoltura, però, le innovazioni sembrano meno pronte o più difficilmente possibili rispetto alla viticoltura. In ogni caso l’introduzione di sistemi di precisione non è solo una questione di fattibilità tecnica (perché oggi, a differenza del passato, è possibile adattare l’innovazione alla pianta e alla sua architettura e non viceversa), ma deve sempre dimostrarne l’utilità in termini economici-applicativi e qualitativi.

Tecnologia e digitale, da qua passa il futuro della frutticoltura - Ultima modifica: 2017-06-26T11:47:03+02:00 da Roberta Ponci

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome