Assegnati i premi PefMed ai progetti under 40 più eco-innovativi

I ragazzi premiati
I lavori vincitori del progetto coordinato da Enea si sono distinti per eco-innovazione, riduzione dell’impatto ambientale e capacità di trasferimento tecnologico all’industria agroalimentare.

Un innovativo packaging flessibile e riciclabile in polietilene; una farina ricca di proteine e fibre dagli scarti dell’industria birraia; un calcestruzzo green da sottoprodotti di mais e riso. Sono i tre vincitori dei premi “Green Poster”, selezionati tra i migliori progetti di ricerca di studenti, spinoff o startup che si sono distinti per eco-innovazione, riduzione dell’impronta ambientale e capacità di trasferimento tecnologico all’industria agroalimentare.

Il premio è stato istituito nell’ambito del progetto europeo PEFMED, coordinato da Enea, che ha coinvolto oltre 200 imprese europee in attività volte a ridurre l’impatto ambientale delle filiere di olio d’oliva, vino, acqua in bottiglia, mangimi, salumi e formaggio.

Tutti i progetti partecipanti al premio hanno presentato soluzioni eterogenee, applicabili nel settore agroalimentare, incentrate nell’efficientare l’uso degli input produttivi, diminuire il consumo di risorse primarie, riutilizzare e valorizzare gli scarti lungo la filiera, innovare i modi di produrre, trasformare e confezionare, contribuendo ad aumentare la sostenibilità ambientale complessiva delle diverse filiere.

I progetti vincitori

Premiazione del progetto “Ecodesign per un packaging sostenibile per il settore alimentare”.

La commissione scientifica del premio Green Poster, composta da esperti di Enea, Federalimentare e AgroCamera (Azienda Speciale della camera di Commercio di Roma), ha assegnato il 1° premio al progetto “Ecodesign per un packaging sostenibile per il settore alimentare” realizzato dagli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza che hanno ideato un imballaggio flessibile e richiudibile completamente in polietilene, quindi riciclabile e riutilizzabile, dotato di una banda laterale che permette il controllo del dosaggio del prodotto. Rispetto a bottiglie rigide multimateriale non riciclabili o a cartoni per bevande, l’innovazione si distingue anche per l’aspetto logistico grazie a un migliore rapporto peso prodotto/volume confezione.

Premiazione del progetto “Strategie di recupero e utilizzo degli scarti della birrificazione: la farina di trebbie di birra”.

2°premio al progetto “Strategie di recupero e utilizzo degli scarti della birrificazione: la farina di trebbie di birra” realizzato dagli studenti dell’Università Campus Bio-Medico di Roma che hanno ideato un processo per la valorizzazione degli scarti derivanti dal processo di macerazione del malto d’orzo utilizzato per la birrificazione (per ogni 100 litri di birra si scartano 20 kg di trebbie). In Italia la produzione di trebbie si stima sia di 188mila tonnellate/anno, delle quali solo il 30% viene riutilizzato, prevalentemente nel settore zootecnico. I processi di smaltimento e trasformazione delle trebbie grava pesantemente sulle aziende produttrici, sia dal punto di vista economico che ambientale, soprattutto a causa della loro elevata umidità (fino all’82%), che ne riduce drasticamente la conservabilità.

Inoltre, il sistema di recupero innovativo, tramite un processo di essiccazione sostenibile delle trebbie, permette di ottenere una farina ricca di proteine e fibre (arabinoxilani e ß-glucani) utile per la realizzazione di snack e prodotti da forno ma anche in ambito farmaceutico, nella cosmesi, nel pet food, nell’industria cartaria e nella produzione di pellet.

Premiazione del progetto “Ecoffi: dai residui agricoli agli aggregati per calcestruzzi”.

3° premio a “Ecoffi: dai residui agricoli agli aggregati per calcestruzzi” ideato dagli studenti del Politecnico di Torino che hanno realizzato dei campioni di calcestruzzo arricchito con scarti di mais e paglia di riso, dimostrando la sostenibilità del processo, attraverso la metodologia Life Cycle Assessment (LCA), sia per l’aspetto “carbon free” che per la quota superiore alla media di energia rinnovabile utilizzata. I risultati della ricerca dimostrano la fattibilità tecnica di estendere il ciclo di vita dei residui agricoli, valorizzandoli tramite processi di upcycling, nonché i vantaggi ambientali che tali processi comportano.

Premiazione del progetto “pOsti - xfarm”: il binomio cibo e tecnologia”.

Menzione speciale al progetto “pOsti - xfarm”: il binomio cibo e tecnologia” nato dalla partnership di due startup che hanno sviluppato un sistema di certificazione e tracciabilità della filiera agroalimentare, basato su tecnologia blockchain, utile per valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano e implementare l’uso delle tecnologie in ambito agroalimentare. L’innovazione si distingue per un software valido per il controllo delle coltivazioni con registro di trattamenti, mappe catastali e database dei fitosanitari. Vari sono i mezzi utilizzati per comunicare queste informazioni al cliente, uno di questi è il QR code. In questo modo il consumatore finale, sempre più attento alla sostenibilità ambientale e a un acquisto consapevole, ha la possibilità di scegliere se comprare un prodotto con una maggiore o minore impronta ecologica.

I riconoscimenti sono stati consegnati nel corso della conferenza finale del progetto PEFMED (“Product Environmental Footprint: un’opportunità per rafforzare l’economia circolare nel settore agroalimentare”), svoltasi a Roma, alla quale hanno partecipato oltre 120 rappresentanti italiani e europei della comunità scientifica, istituzionale e accademica.

Il progetto PEFMED

Finanziato con circa 2mln di euro dalla Commissione europea, il progetto PEFMED ha coinvolto in Italia anche il Ministero dell’Ambiente e Federalimentare che ha coordinato le iniziative di trasferimento tecnologico delle maggiori federazioni agroindustriali degli altri paesi coinvolti (Grecia, Francia, Portogallo, Slovenia e Spagna). Le iniziative nei sei Paesi hanno riguardato complessivamente nuove filiere agroindustriali sulle quali è stata testata una metodologia comune per la valutazione dell’impronta ambientale dei prodotti nel loro ciclo di vita, secondo il metodo europeo PEF (Product Environmental Footprint), per individuare le maggiori criticità ambientali ma anche per promuovere la produzione di prodotti a basso impatto ambientale nel mercato europeo e la competitività delle aziende.

Caterina Rinaldi

«Il metodo e gli strumenti utilizzati nel progetto hanno dimostrato di essere efficaci per aziende e filiere e potrebbero servire a rispondere adeguatamente ai bisogni dei consumatori, soprattutto se associati ad uno schema di certificazione, come ad esempio il marchio nazionale ‘Made Green in Italy’ del Ministero dell’Ambiente», dichiara Caterina Rinaldi, ricercatrice Enea e coordinatrice del progetto.

Assegnati i premi PefMed ai progetti under 40 più eco-innovativi - Ultima modifica: 2019-06-03T12:30:07+02:00 da Laura Saggio

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