L’azione dei coccinellidi sulle reinfestazioni di afidi

Myzus persicae: come vettore della Sharka è il nemico numero uno

Verde o nero, farinoso o sigaraio: gli afidi per il pesco sono comunque una costante minaccia che richiede un alto livello di attenzione.

Per un loro efficace controllo sono tre i fattori chiave:

  1. tempestività d’azione specialmente sulle infestazioni precoci;
  2. strategie di prevenzione e di gestione attenta della resistenza;
  3. valorizzazione e sfruttamento delle risorse naturali per favorire il controllo naturale.

Se la strategia applicata modula correttamente questi tre fattori, la pericolosità delle infestazioni cala drasticamente e si può contare su risultati ottimali e duraturi.

Occorre, tuttavia, stabilire innanzitutto a quale livello la loro presenza inizia ad essere dannosa, considerando, sempre con attenzione il contesto in cui si opera, ovvero:

-   epoca stagionale;

-   presenza o meno di antagonisti naturali.

I vincoli della sostenibilità

Quest’ultimo aspetto diviene particolarmente di attualità in considerazione dell’attuazione della Dir. 2009/128/CE sull’utilizzo sostenibile degli agrofarmaci che prevede in esplicito di promuovere “l’uso della difesa integrata e di approcci o tecniche alternative, quali le alternative non chimiche ai pesticidi”.

Gli attacchi precoci sono indubbia mente i più pericolosi e possono portare a gravi ripercussioni a carico dei frutti ed anche della pianta. Infatti ne risulta condizionata la corretta “maturazione” del legno dell’anno con conseguenti ripercussioni sulla produzione dell’anno successivo.

L’afide verde del pesco (Myzus persicae), quando si riunisce in colonie numerose, imbratta visibilmente di melata l’organo colpito, favorendo l’instaurarsi di funghi e batteri.

Un’altra specie di afide nota soprattutto per secernere abbondante melata è l’afide farinoso (Hyalopterus amygdali), che compare più sporadicamente. Si distribuisce in modo disomogeneo all’interno del pescheto, imbrattando pesantemente foglie ed ogni altra parte della pianta compresi, ovviamente, i frutti; le fumaggini trovano terreno fertile per svilupparsi in queste condizioni.

Inoltre possono essere presenti, su pesco, anche l’afide sigaraio (Myzus varians) e l’afide nero (Brachycaudus persicae).

Monitoraggio precoce

Le osservazioni di campo alla ricerca dei primi esemplari in attività sui peschi devono iniziare già a bottone rosa per individuare le fondatrici e poter così subito organizzare la difesa.

Le presenza degli afidi possono variare molto da un pescheto e l’altro, perché condizionate in maniera significativa dal tipo di gestione aziendale.

Si può innanzitutto distinguere tra infestazioni precoci (già in prefioritura) e tardive. La tempestività dell’intervento è una premessa vincente: l’intervento su di una popolazione di afidi di dimensioni ridotte fornisce risultati ottimali. Se invece si devono fare i conti con popolazioni “forti” la situazione si complica notevolmente e se gli interventi effettuati in prefioritura, alla comparsa delle fondatrici, possono sembrare risolutivi, va considerato comunque che il rischio della reinfestazione rimane sempre dietro l’angolo.

Questo soprattutto per le nettarine, per evitare che le colonie iniziali di M. persicae, riparate all’interno dei fiori, possano provocare danni ai frutticini appena formati.

A partire dal mese di maggio parte della colonia (costituita da forma alate) migra sulle piante spontanee e i rimanenti individui sul pesco andranno incontro ad un progressivo calo di proliferazione.

Le soglie d’intervento

  1. persicae è considerata una delle specie più dannose per il pesco e quindi maggiormente trattate e, di conseguenza, soggette a resistenza (casi accertati anche in Emilia-Romagna).

Per ritardare la comparsa di popolazioni resistenti è fondamentale evitare un’eccessiva pressione di selezione con sostanze attive che risultano ancora efficaci (le raccomandazioni IRAC e le limitazioni d’uso per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari sono presenti anche nei Disciplinari di produzione integrata).

La soglia dell’afide verde, in produzione integrata, è per le nettarine del 3% di germogli infestati in pre e post fioritura, mentre per pesche e percoche è sempre del 3% di germogli infestati in pre-fioritura e del 10% dopo la fioritura.

Per evitare tossicità e interferenze con l’attività dei pronubi (api in particolare) in fase di impollinazione, le nuove disposizioni impongono di utilizzare i neonicotinoidi (imidacloprid, thiametoxam e clothianidin) solo dopo la fioritura.

Nell’ambito di strategie di difesa integrata pesco, in pre-fioritura al superamento della soglia, si possono utilizzare prodotti a base di flonicamid (max. 1 intervento all’anno), e acetamiprid (idem). In post-fioritura, in caso di attacchi tardivi o di re-infestazioni, si possono impiegare imidacloprid, thiametoxam, clothianidin (neonicotinoidi al massimo 1 intervento all’anno indipendentemente dall’avversità) e spirotetramat (max. 1 intervento all’anno, efficace anche nei confronti di cocciniglia).

Si rammenta che durante il periodo della fioritura (dalla schiusura alla caduta dei petali) è vietato eseguire trattamenti insetticidi, acaricidi o con presidi sanitari che risultino tossici per le api. Inoltre, nei frutteti inerbiti, è obbligatorio effettuare lo sfalcio delle eventuali essenze spontanee fiorite almeno 48 ore prima del trattamento.

Il ruolo degli antagonisti

Con il prosieguo della stagione ed il sopraggiungere dell’estate, bisogna considerare che aumenta il potenziale di antagonisti naturali presenti in campo ed in grado di interagire efficacemente con lo sviluppo degli afidi; i coccinellidi soprattutto, se opportunamente valorizzati possono giocare un ruolo molto interessante nel circoscrivere le reinfestazioni estive.

In estate ci possiamo trovare davanti a due condizioni:

  1. presenza costante, seppur a basi livelli di afide verde;
  2. forti e improvvise reinfestazioni estive.

In queste condizioni occorre valutare soprattutto se nel pescheto si evidenzia una buona presenza di organismi utili ed in particolare di coccinellidi afidifaghi.

Lo sfruttamento di questo fattore di controllo rappresenta una delle colonne portanti del concetto di Difesa Integrata e ancor di più in agricoltura biologica. Molte specie di coccinellidi vengono annoverate tra i principali limitatori degli afidi. In genere si tratta di predatori attivi con infestazioni medio-alte ed in grado di determinare un rapido abbassamento delle presenze con un effetto simile a quello di un insetticida chimico. Le varie specie si muovono all’interno dell’agroecosistema, passando dalle piante coltivate a quelle spontanee (e viceversa), seguendo le infestazioni e assecondando le proprie caratteristiche biologiche (es. preferenze di habitat). Assume, quindi grande rilievo la presenza nell’agroecosistema di aree o strutture (es siepi naturali o naturalizzate) in grado di aumentarne la biodiversità, come raccomanda il Pan, piano nazionale sugli usi sostenibili.

Su pesco questo fattore è ovviamente vincolato all’impiego di prodotti fitosanitari selettivi nei confronti degli organismi utili. Se la strategia di difesa è attenta a questo elemento, è possibile sfruttare adeguatamente l’azione dei coccinellidi soprattutto sulle reinfestazioni estive, quando sono disponibili popolazioni più consistenti, mentre l’attività dei fitofagi sta scemando.

Uno sfruttamento precoce è invece di solito limitato da basse popolazioni di predatori e dai numerosi trattamenti eseguiti per diversi altri fitofagi. Va comunque sottolineato come si tratti di un fattore di controllo degli afidi che in determinate fasi dell’anno può giocare un ruolo molto importante a favore del frutticoltore; a maggior ragione nei contesti dove vengono applicate strategie di difesa a ridotto impiego di prodotti chimici come ad esempio la confusione sessuale nei confronti di anarsia e cidia.

Nel caso in cui la situazione di campo mostrasse un forte squilibrio (assenza di predatori naturali) ed una presenza importante di afidi è possibile intervenire efficacemente con flonicamid (ammesso solo contro afide verde, 1 intervento all’anno).

Da tenere in considerazione è anche la possibilità di intervenire, in qualsiasi momento della stagione anche con Sali potassici di acidi grassi.

 

*Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli

L’azione dei coccinellidi sulle reinfestazioni di afidi - Ultima modifica: 2015-04-28T15:00:10+02:00 da Sandra Osti

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