Nutrizione sostenibile del pomodoro da industria

Pomodoro da industria: nutrizione equilibrata per la massima qualità e resa

Indice dei contenuti

  1. L’importanza della filiera italiana del pomodoro da industria
  2. Esigenze fisionutrizionali del pomodoro da industria: le funzioni degli elementi nutritivi
    1. Macroelementi
    2. Mesoelementi
    3. Microelementi
  3. Pomodoro da industria: adattare gli apporti alle fasi fenologiche
    1. Trapianto e crescita vegetativa
    2. Fioritura e allegagione
    3. Sviluppo e maturazione sana delle bacche
    4. Raccolta e post-raccolta pomodoro da industria: garantire un prodotto ottimale per la trasformazione
  4. Fertilizzanti e biostimolanti: nutrizione sostenibile del pomodoro da industria
    1. Fertilizzanti minerali
    2. Fertilizzanti organo-minerali
    3. Fertilizzanti organici: migliorare la salute del suolo e la fertilità
    4. Biostimolanti pomodoro da industria: migliorare l’assorbimento dei nutrienti e la tolleranza allo stress
  5. Nutrizione di precisione pomodoro da industria
    1. Tempi e modalità di applicazione al suolo
    2. Fertilizzazione localizzata per massimizzare l’assorbimento nella zona radicale
    3. Fertirrigazione: integrare acqua e nutrienti per la massima efficienza
  6. Monitoraggio dello stato nutrizionale: interpretare i risultati delle analisi del suolo prendere per decisioni informate
  7. Pratiche sostenibili complementari per pomodoro da industria
    1. I benefici delle cover crop: migliorare la salute del suolo e il ciclo dei nutrienti
    2. Rotazione delle colture: migliorare la fertilità del suolo e ridurre la pressione dei patogeni
    3. L’importanza dei microrganismi del suolo
    4. Utilizzo di ammendanti organici e sottoprodotti
  8. L’impronta della nutrizione sulla qualità del pomodoro: Brix, acidità, colore, consistenza
    1. Rafforzare le “difese naturali” della pianta attraverso una nutrizione adeguata
  9. Irrigazione e fertirrigazione nel pomodoro da industria
    1. Corrispondenza tra le esigenze idriche e le diverse fasi di crescita del pomodoro da industria
    2. Ottimizzare le pratiche di irrigazione per un assorbimento e un utilizzo efficienti dei nutrienti
  10. Concimazione fogliare pomodoro da industria
    1. Quando i trattamenti fogliari possono essere utili
    2. Quando applicare i trattamenti fogliari
    3. Fertilizzanti fogliari comunemente usati e loro specifiche applicazioni
  11. Filiera italiana del pomodoro da industria: nutrizione integrata e ragionata

Nutrizione sostenibile del pomodoro da industria

Pomodoro da industria: nutrizione equilibrata per la massima qualità e resa

1. L’importanza della filiera italiana del pomodoro da industria

L’Italia svolge un ruolo fondamentale nella produzione mondiale di pomodoro da industria. Il nostro Paese vanta una porzione significativa della produzione mondiale. Con circa 75.000 ettari dedicati a questa coltura nel 2024 (Ismea), infatti, l’Italia è il terzo produttore al mondo di pomodoro da industria, con oltre 5 milioni di tonnellate. Il 55% degli ettari coltivati è nel Nord Italia e il 45% nel Centro-Sud. Tuttavia, a fronte di un aumento delle superfici (+10,80%), il settore sta assistendo a una consistente riduzione delle rese, stimata in -12% tra il 2023 e il 2024. Questo quadro richiama due aspetti fondamentali:

  • l’importanza economica del pomodoro da industria per l’agricoltura italiana
  • la necessità di una guida completa volta a ottimizzare la sua produzione, data la complicazione del processo colturale dovuta ai cambiamenti climatici e alla necessità (volontaria o meno) di ridurre gli input in campo.

Nell’agricoltura moderna, l’imperativo di una gestione sostenibile dei nutrienti si è fatto sempre più forte. Questo approccio non è guidato solo da preoccupazioni ambientali, ma anche da considerazioni economiche, tra cui le preferenze dei consumatori, l’evoluzione delle normative e la salute e la produttività a lungo termine dei terreni agricoli.

La crescente adozione di fertilizzanti organici e biostimolanti nell’ambito delle strategie di fertilizzazione integrata riflette questo importante cambiamento. Inoltre, alcuni metodi di fertilizzazione offrono vantaggi ambientali, come il ridotto rischio di lisciviazione associato a prodotti specifici. La redditività a lungo termine della produzione di pomodoro da industria in Italia dipende dall’adozione di pratiche che siano al tempo stesso produttive e responsabili dal punto di vista ambientale, garantendo la salute della terra per le generazioni future.

Questa guida si propone di colmare il divario tra la comprensione scientifica della nutrizione delle piante e la sua applicazione pratica in campo. Traducendo principi nutrizionali complessi in raccomandazioni chiare e attuabili, cerca di mettere gli agricoltori e i tecnici agricoli italiani in condizione di ottimizzare la nutrizione delle loro colture di pomodoro da industria. L’obiettivo finale è quello di ottenere rese elevate e di qualità superiore, aderendo al contempo a pratiche sostenibili che salvaguardino sia l’ambiente sia il futuro economico di questo settore.

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FERTIRRIGAZIONE
Concimi di massima purezza assimilati attraverso il sistema di irrigazione, che agiscono precisamente nell’area in cui l’attività radicale è più intensiva.
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NUTRIZIONE A CESSIONE CONTROLLATA
Una sola applicazione basta per prendersi cura delle esigenze nutrizionali della pianta durante tutte le fasi di crescita.
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NUTRIZIONE FOGLIARE
Ideale in condizioni in cui l’assorbimento da terreno è inefficiente o per trattare carenze nutrizionali.
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45-60 gg post trapianto
Da trapianto ad allegagione
Sviluppo pianta ed apparato radicale
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20-30 gg
Da allegagione a completo sviluppo bacche verdi
Richiesta maggiore acqua e nutrienti del ciclo
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20-30 gg
Da bacche verdi a 40-70% bacche da rosa a rosso
Fase di progressiva maturazione
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10-20 gg
Conclusione invaiatura e maturazione
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Indice dei contenuti

  1. L’importanza della filiera italiana del pomodoro da industria
  2. Esigenze fisionutrizionali del pomodoro da industria: le funzioni degli elementi nutritivi
    1. Macroelementi
    2. Mesoelementi
    3. Microelementi
  3. Pomodoro da industria: adattare gli apporti alle fasi fenologiche
    1. Trapianto e crescita vegetativa
    2. Fioritura e allegagione
    3. Sviluppo e maturazione sana delle bacche
    4. Raccolta e post-raccolta pomodoro da industria: garantire un prodotto ottimale per la trasformazione
  4. Fertilizzanti e biostimolanti: nutrizione sostenibile del pomodoro da industria
    1. Fertilizzanti minerali
    2. Fertilizzanti organo-minerali
    3. Fertilizzanti organici: migliorare la salute del suolo e la fertilità
    4. Biostimolanti pomodoro da industria: migliorare l’assorbimento dei nutrienti e la tolleranza allo stress
  5. Nutrizione di precisione pomodoro da industria
    1. Tempi e modalità di applicazione al suolo
    2. Fertilizzazione localizzata per massimizzare l’assorbimento nella zona radicale
    3. Fertirrigazione: integrare acqua e nutrienti per la massima efficienza
  6. Monitoraggio dello stato nutrizionale: interpretare i risultati delle analisi del suolo prendere per decisioni informate
  7. Pratiche sostenibili complementari per pomodoro da industria
    1. I benefici delle cover crop: migliorare la salute del suolo e il ciclo dei nutrienti
    2. Rotazione delle colture: migliorare la fertilità del suolo e ridurre la pressione dei patogeni
    3. L’importanza dei microrganismi del suolo
    4. Utilizzo di ammendanti organici e sottoprodotti
  8. L’impronta della nutrizione sulla qualità del pomodoro: Brix, acidità, colore, consistenza
    1. Rafforzare le “difese naturali” della pianta attraverso una nutrizione adeguata
  9. Irrigazione e fertirrigazione nel pomodoro da industria
    1. Corrispondenza tra le esigenze idriche e le diverse fasi di crescita del pomodoro da industria
    2. Ottimizzare le pratiche di irrigazione per un assorbimento e un utilizzo efficienti dei nutrienti
  10. Concimazione fogliare pomodoro da industria
    1. Quando i trattamenti fogliari possono essere utili
    2. Quando applicare i trattamenti fogliari
    3. Fertilizzanti fogliari comunemente usati e loro specifiche applicazioni
  11. Filiera italiana del pomodoro da industria: nutrizione integrata e ragionata

2. Esigenze fisionutrizionali del pomodoro da industria: le funzioni degli elementi nutritivi

Il pomodoro da industria cresce in quasi tutte le tipologie di terreno, ma preferisce quelli con buon drenaggio, di medio impa­sto o medio-impasto argillosi, con dotazione non scarsa di sostanza organica in relazione in particolare al contenuto di argilla e calcare totale, con pH tra 6,5 e 7,2. Le peggiori condizioni di coltivazione si hanno in terreni eccessivamente argillosi e compatti, anche per le alte percentuali di limo eventual­mente presenti, poco strutturati per carenza di complessi argillo-umici e con pH alcalino (>8,2).

Gli asporti di elementi nutritivi da parte del pomodoro da industria sono ogget­tivamente importanti e con il piano di concimazione dobbiamo gestire il mantenimento o ripristino della fertilità del terreno e indirizza­re lo sviluppo della coltura. In termini generali viene considerata una coltura depauperante per la quantità di elementi nutritivi che aspor­ta.

Indicazione degli asporti medi del pomodoro da industria ipotizzando 33.000÷36.000 pp/Ha e una produzione media di 80÷100 MT/Ha
N P2O5 K2O CaO MgO
asporti unitari per tonnellata di bacche (Kg/MT) * 2,5 1,0 4,0 5,0 0,9
asporti per pianta (gr/pp) * 7,5 3,0 12,0 15,0 2,7
asporti totali (Kg/Ha) * 250 100 400 500 90
* valori che possono oscillare a seconda della densità delle piante (n° pp/Ha) e della produzione (MT/Ha)

Fonte: Schippa, Meazzi, Rivista di Orticoltura 1/2025

2.1. Macroelementi 

2.1.1. Azoto (N): importante per la crescita, sin dalle prime fasi

L’azoto è un nutriente fondamentale per il pomodoro da industria e svolge un ruolo indispensabile fin dalle prime fasi di sviluppo della pianta. La sua funzione principale durante queste fasi iniziali è quella di guidare una robusta crescita vegetativa, gettando le basi per una pianta sana e produttiva. Il fabbisogno di azoto raggiunge il picco subito prima della fioritura. Si raccomanda pertanto di fornire parte dell’azoto fin dal pre-trapianto, usando forme a lento rilascio o ammendanti organici, e di ripartire i restanti apporti lungo la stagione. In particolare, almeno il 50% dell’azoto totale dovrebbe essere disponibile in forma nitrica (NO₃⁻) per garantire efficienza di assorbimento e limitare competizione con altri ioni (NH₄⁺ può inibire l’assorbimento del calcio).

A integrazione sono consigliati per la concimazione di fondo o al trapianto formulati granulari con azoto a cessione controllata, per evitare perdite di nutrienti in caso di primavere piovose e ottenere allo stesso tempo un supporto robusto ed equilibrato per i primi 60-75 giorni del ciclo.

L’azoto si somministra quindi con una o due concimazioni di fondo in pre-impianto (generalmente concimi minerali NPK o a lenta cessione) e integrazioni fertirrigue nelle fasi di sviluppo vegetativo e precoce allegagione. Si suggerisce di somministrare 220–250 kg N/ha per 100 t/ha di resa, frazionati in 2–3 applicazioni.

Un’applicazione eccessiva, soprattutto a fine stagione, può portare a una crescita vegetativa eccessiva, che può influire negativamente sulla qualità dei frutti e ridurre la resistenza della pianta a vari stress biotici e abiotici. Anche l’uso di biosoluzioni che favoriscono l’assorbimento dell’azoto può contribuire a una gestione più efficiente dell’elemento.

Nella pianificazione di interventi di concimazione possiamo avvalerci di forme principali di azoto:

  • Azoto organico, presente all’interno dei polipeptidi e degli aminoacidi la cui attività nutrizionale diretta può essere esplicata solo in seguito alla mineralizzazione dei composti organici che lo contengono da parte dei microrganismi del terreno
  • Azoto ureico (N-NH2)
  • Azoto ammoniacale (N-NH4), una forma di azoto minerale con carica ionica positiva, può essere trasformato in presenza di condizioni ottimali per lo sviluppo della microflora edafica (Temperatura, Ossigenazione, Umidità) in Azoto nitrico grazie all’attività di batteri specifici (Nitrobacter/ Nitrosomonas). Suscettibile a perdite per volatilizzazione in terreni con elevato pH e tenore in Calcare ed in presenza di alte temperature.
  • Azoto nitrico (N-NO3), una forma di azoto minerale con carica ionica negativa, in virtù di ciò non può essere trattenuto da parte dei colloidi del terreno e risulta quindi la forma di Azoto più suscettibile alla lisciviazione.

Gli effetti della medesima dose di Azoto fornita con diversi rapporti tra le sue forme non sono gli stessi; questo poiché le ricadute sulle risposte vegeto produttive delle piante sono da ricondurre non solamente al quantitativo di Azoto apportato bensì anche alla sua forma.

La forma azotata minerale prevalente all’interno dei terreni è quella nitrica mentre a livello di concimi minerali ci si può avvalere anche di quella ammoniacale ed ureica. Le piante possono attivamente assorbire sia la forma nitrica che quella ammoniacale mentre la forma ureica nella maggior parte per essere assorbita deve almeno essere trasformata dai microrganismi in azoto ammoniacale.

La forma azotata più rapidamente assorbita da parte delle piante è quella ammoniacale, è stato infatti dimostrato che a parità di concentrazione tra Azoto nitrico ed ammoniacale quest’ultimo finisce per essere consumato preferenzialmente prima che l’altra forma possa essere assorbita (Marschner et al, 1991); in aggiunta in condizioni di bassa temperatura del terreno mentre si osserva una riduzione importante dell’assorbimento nitrico, il quale cessa sotto i 5°C, quello ammoniacale non viene quasi per niente intaccato.

L’assorbimento di una di queste due forme azotate in prevalenza sull’altra ha anche degli effetti sul pH rizosferico: infatti mentre l’assimilazione di azoto ammoniacale ha come effetto l’efflusso radicale di protoni (H+) con conseguente acidificazione l’assorbimento e organicazione dell’azoto nitrico consuma l’acidità esterna alla radice provocando un fenomeno di alcalinizzazione. Tale differenza di risposta sul pH rizosferico ha tuttavia delle ricadute molto più importanti nelle coltivazioni in fuorisuolo rispetto a quelle su terreno.

In aggiunta mentre l’assorbimento dell’azoto ammoniacale ha un effetto inibente sull’uptake dell’azoto nitrico e stimolativo su quello dei cloruri al contrario l’azoto nitrico non ha capacità inibitrici sull’assorbimento dell’azoto ammoniacale.

Infine, essendo l’azoto ammoniacale un catione (NH4+) occorre ricordare come risulti in competizione per i siti di assorbimento con altri nutrienti essenziali a carica positiva quali Calcio (Ca2+), Magnesio (Mg2+) e soprattutto Potassio (K+). In particolar modo la competizione tra questi elementi e l’azoto ammoniacale risulta critica nelle fasi di fruttificazione dove un bilanciato assorbimento specialmente di Calcio e Potassio risulta fondamentale non solamente per un adeguato processo di maturazione ma anche per prevenire fisiopatie come il marciume apicale. Per quanto concerne la relazione tra assorbimento ammoniacale e potassico è stato inoltre evidenziato come vi sia anche una relazione di regolazione passiva dell’assorbimento del potassio dovuta all’approvvigionamento dell’azoto ammoniacale.

In estrema sintesi mentre nelle fasi iniziali di coltivazione, dal Post Trapianto alla crescita vegetativa prima dell’emissione del primo palco fiorale, possa essere utile fornire l’azoto suddividendolo con una proporzione del 50% ciascuno tra nitrico ed ammonicale (con anche la possibilità d’introdurre dell’Azoto ureico in condizioni di crescita primaverile stentata), nelle fasi successive, da fioritura a tutta la fruttificazione la proporzione ottimale dovrebbe essere 75% Azoto nitrico e 25% Azoto ammoniacale.

2.1.2. Fosforo (P): lo starter per lo sviluppo delle radici

Il fosforo è cruciale nelle prime fasi di accrescimento: stimola la formazione dell’apparato radicale e la precocità di sviluppo, garantendo un buon attecchimento dopo il trapianto. Un apporto di fosforo al trapianto (concime starter ricco di P₂O₅) favorisce radici robuste, utili per un’efficiente captazione di acqua e nutrienti. Il fosforo rimane importante anche durante fioritura e allegagione, in quanto è coinvolto nella sintesi energetica (formazione di ATP, divisione cellulare). Si consiglia quindi di frazionarlo: una parte di P alla semina/trapianto e la restante frazione in copertura all’inizio della fioritura per soddisfare i bisogni energetici dei processi riproduttivi. L’assorbimento totale di P nel pomodoro è moderato (circa 0,3–1,0 kg P/t, ovvero 0,7–2,3 kg P₂O₅/t e dipende dalla dotazione del suolo, da qui l’importanza delle analisi del suolo. In suoli molto calcarei o freddi, l’efficienza di assimilazione può essere ridotta, e in questi casi sono utili fosfati solubili o inoculanti microbici specializzati.

2.1.3. Potassio (K), per la qualità della bacca e la resistenza allo stress

Il potassio è il macronutriente più richiesto dal pomodoro: la pianta lo impiega sin dalle prime fasi (per l’equilibrio ionico e l’assorbimento idrico) fino alla maturazione dei frutti. In particolare, durante l’ingrossamento dei frutti il fabbisogno di K è.

Il K è coinvolto nella sintesi di zuccheri e pigmenti nei frutti (migliorando gusto, colore e solidità) e nella regolazione dell’idratazione delle cellule (tolleranza allo stress idrico e termico). Di conseguenza, le applicazioni di potassio aumentano nelle fasi post-fioritura e maturazione: si consiglia di fornire K frequentemente (ad es. fertirrigazione settimanale) assicurandosi complessivamente circa 300 kg K₂O/ha per coltura (valore confermato da fonti tecniche).

Il Potassio è un elemento che può essere fornito alle piante principalmente tramite l’impiego di tre tipologie di concimi:

Il Nitrato di Potassio (KNO3) – NK 13.0.46

Il Solfato di Potassio (K2SO4) – K 50-53

Il Cloruro di Potassio (KCL) – K 60-61

La forma più indicata per il pomodoro da industria è il nitrato di potassio (KNO₃)  – NK 13.0.46 per il doppio vantaggio di apportare NO₃⁻ e di non introdurre Cl⁻ (il pomodoro non tollera bene i concimi clorurati). In alternativa si usano solfato di potassio (K₂SO₄) K 50-53 e, solo se necessario, anche solfato magnesico potassico. L’uso di KCl K 60-è da lasciare come ultima possibilità, proprio per evitare tossicità da Cloro. Le applicazioni di K possono essere concentrate tra ingrossamento e maturazione, ma è sempre utile mantenere un minimo apporto anche nelle fasi iniziali per supportare radici e crescita vegetativa.

2.2 Mesoelementi

2.2.1. Calcio (Ca)

Il calcio è essenziale per la formazione di pareti cellulari forti e per la resistenza dei frutti (previene il marciume apicale). Una sua carenza nelle fasi di allegagione frutto porta infatti alla comparsa del tipico blossom-end rot” (marciume apicale). Il fabbisogno di Ca cresce dopo la fioritura (circa 1,7 kg CaO/t di bacche). Poiché il calcio è poco mobile nella pianta, è fondamentale garantirne un apporto regolare e ben distribuito nel tempo: si effettuano così applicazioni ripetute di Ca sia al suolo (con concimi granulati come nitrato di calcio) che, quando necessario, fogliari (nebulizzazioni di soluzioni di calcio o Mg-Ca) soprattutto da allegagione a maturazione. Un impiego eccessivo dell’Azoto e specialmente della sua forma ammoniacale può comportare nelle fasi antecedenti la fioritura delle problematiche legate alla nutrizione del Calcio, in particolare per competizione diretta tra ammonio e Calcio e per eccessi di vegetazione che complicano la traslocazione del Calcio ai giovani frutticini, evidenziando l’importanza di una gestione equilibrata dei nutrienti. Per questo motivo si consiglia bilanciare l’N e privilegiare forme nitrato in copertura. Studi recenti dimostrano anche che una buona concimazione col calcio migliora i contenuti in solidi solubili (gradi Brix) della bacca, un parametro fondamentale per l’industria di trasformazione, e contribuisce alla compattezza e conservabilità del frutto in postraccolta.

2.2.2. Magnesio (Mg)

Il magnesio è un componente fondamentale della clorofilla e quindi cruciale per la fotosintesi. Carenze di Mg causano ingiallimenti fogliari e ridotta crescita. Il fabbisogno di Mg è minore (0,3–0,6 kg/t) rispetto ad altri elementi, ma non va trascurato. Si integra il magnesio attraverso concimi a base di solfato di magnesio (MgSO₄) o nitrato di magnesio, spesso in miscela con K e Ca. L’Mg si somministra preferibilmente in copertura, per garantire un buon processo fotosintetico nelle fasi di ingrossamento della bacca.

2.2.3. Zolfo (S)

Lo zolfo è componente di aminoacidi essenziali (metionina, cistina) e pertanto indispensabile per la sintesi proteica.

Il pomodoro accumula circa 0,6 kg S/t (consideriamo quindi circa 0,6 kg SO₃/t), spalmato su tutto il ciclo colturale. Viene apportato mediante concimi solfati (es. solfato di ammonio, solfato di potassio, concimi con MgSO₄) o prodotti a base di zolfo elementare finemente suddiviso. Lo zolfo agisce anche in sinergia con il potassio, migliorando maturazione, sapore e tolleranza a malattie. I concimi complessi che contengono S aiutano a sostenere questi processi e a mantenere elevata qualità dei frutti nelle fasi finali.

2.3. Microelementi 

2.3.1. Ferro (Fe)

Il ferro è fondamentale per la sintesi della clorofilla; con apporto insufficiente compare clorosi internervale (ingiallimenti) soprattutto in terreni alcalini. Poiché il Fe è poco mobile, è utile integrare con concimazioni fogliari di chelati di ferro (Fe-EDDHA o Fe-EDTA) se il pH è alto, per garantire così un rapido recupero della funzionalità fotosintetica.

2.3.2. Manganese (Mn)

Il Mn è cofattore in numerose reazioni enzimatiche legate alla fotosintesi e alla formazione della lignina, componente strutturale che conferisce rigidità ai tessuti vegetali. La carenza si manifesta con clorosi internervale simili a quelle da Fe ma con macchioline necrotiche e interessa maggiormente terreni organici e sabbiosi con pH elevato, specialmente durante periodi freddi e umidi. In caso di necessità, si applicano concimi complessi contenenti Mn (come Mn-EDTA) tramite fertirrigazione o nebulizzazioni fogliari.

2.3.3. Boro (B)

Il boro è cruciale per la divisione cellulare, la formazione delle pareti cellulari e il differenziamento dell’apparato riproduttivo. Nei pomodori è essenziale per garantire il successo di fioritura, impollinazione e allegagione dei frutti. Piccole dosi di B (es. 0,2–0,3 kg B/ha) migliorano resa e qualità: studi dimostrano che applicazioni fogliari di boro in prefioritura incrementano numero e peso dei frutti e riducono spaccature della buccia in postraccolta. Tuttavia, essendo la pianta molto sensibile, occorre dosare con cautela (B in eccesso può bloccare il trasporto del calcio). L’apporto di B si fa di norma mediante fertirrigazione o fogliare ai primi stadi vegetativi.

2.3.4. Zinco (Zn)

Lo zinco è coinvolto nella sintesi degli ormoni della crescita (auxine) e in numerosi enzimi. È importante per lo sviluppo delle gemme e la sintesi proteica. La sua carenza provoca ridotta altezza di crescita e malformazioni fogliari. In genere si aggiunge Zn sotto forma di solfato di zinco o complessi chelati (Zn-EDTA) durante la concimazione di fondo.

2.3.5. Rame (Cu) e Molibdeno (Mo)

Il rame è componente di enzimi coinvolti nel metabolismo dell’azoto e dei carboidrat; il molibdeno è essenziale per gli enzimi della riduzione dei nitrati (nitrato-reduttasi) e della fissazione dell’azoto (nitrogenasi). Le loro esigenze sono molto basse, ma in suoli poveri o dopo ammendamenti ad alto contenuto di materia organica si può considerare l’integrazione attraverso concimi multi-micronutrienti o fertilizzanti specifici se ne insorgono carenze.

Nutriente Funzioni
Azoto (N) Sintesi delle proteine (crescita e resa).
Fosforo (P) Divisione cellulare e formazione di strutture energetiche.
Potassio (K) Trasporto degli zuccheri, controllo degli stomi, cofattore di molti enzimi, riduce la suscettibilità alle malattie.
Calcio (Ca) Costituente principale delle pareti cellulari, riduce la suscettibilità alle malattie.
Zolfo (S) Sintesi degli amminoacidi essenziali cistina e metionina.
Magnesio (Mg) Parte centrale della molecola della clorofilla.
Ferro (Fe) Sintesi della clorofilla.
Manganese (Mn) Necessario nel processo fotosintetico.
Boro (B) Formazione della parete cellulare, germinazione e allungamento del tubo pollinico, coinvolto nel metabolismo e trasporto degli zuccheri.
Zinco (Zn) Sintesi delle auxine.
Rame (Cu) Influenza il metabolismo dell’azoto e dei carboidrati.
Molibdeno (Mo) Componente degli enzimi nitrato-reduttasi e nitrogenasi.

3. Pomodoro da industria: adattare gli apporti alle fasi fenologiche

Il fabbisogno nutritivo del pomodoro da industria varia con le fasi fenologiche, perciò la concimazione deve essere adattata per massimizzare efficienza e resa.

Fasi fenologiche del pomodoro da industria
1 – Attecchimento (dalla semina/trapianto alla allegagione).
In questa fase la pianta sta sviluppando il fusto e apparato radicale; tale fase ha uno sviluppo che può essere definito ESPONENZIALE.
Richiede circa 45÷60 giorni, dipende dalle varietà e dalla zona di coltivazione.
2 – Accrescimento Bacche (dalla allegagione al completo sviluppo delle bacche verdi).
In questa fase la pianta richiede la maggior misura (quantità e modalità) di nutritivi e acqua. Lo sviluppo in tale fase si può definire LINEARE.
Richiede circa 20÷30 giorni.
3 – Maturazione (da bacche verdi a 40÷70 % di bacche dal rosa al rosso)
Per incrementare i gradi °brix e sostanza secca, diminuire gradualmente gli apporti idrici (capacità di campo) quando cambia il colore delle prime bacche. Lo sviluppo entra in una fase di SENESCENZA.
Richiede circa 20÷30 giorni.
4 – Dalla maturazione al raccolto.
Gli ultimi 10÷20 giorni.

Fonte: Schippa, Meazzi, Rivista di Orticoltura 1/2025

3.1. Trapianto e crescita vegetativa

Nelle prime settimane (dalla messa a dimora alla fase di accrescimento vegetativo) si punta alla costituzione di una pianta forte con radici ben sviluppate. In questa fase l’azoto sostiene la formazione di foglie e germogli, mentre il fosforo favorisce la radicazione Anche lo zinco e altri microelementi supportano lo sviluppo precoce delle radici. Per queste esigenze si utilizzano concimi starter al momento del trapianto ricchi in P e in parte in N (spesso N a lento rilascio), garantendo così nutrienti immediatamente disponibili per le giovani piante. Ad esempio, si può applicare parte dell’azoto prima del trapianto (via concimi composti a lenta cessione) e integrare con fertirrigazione di soluzioni bilanciate NPK nelle settimane successive. È importante evitare apporti eccessivi di azoto precoce per non indurre sviluppo fogliare eccessivo a scapito dell’apparato radicale e successiva allegagione. Inoltre, sin dalle primissime fasi vanno bilanciati anche calcio e magnesio, non sottovalutandoli: apporti moderati di solfato di magnesio e nitrato di calcio al suolo (o concimi polifase) contribuiscono a prevenire deficit iniziali (clorosi, stentata crescita) e a promuovere una struttura vegetativa robusta. In condizioni di basse temperature del terreno e sbalzi termici, è utile applicare concimi fogliari ad alto contenuto di azoto proteico (biostimolanti ricchi di aminoacidi) per dare subito vigore alla pianta

Infine, l’uso di biostimolanti specifici al trapianto (es. estratti algali, idrolizzati proteici, micorrize) aiuta a mitigare lo stress da impianto, stimolando lo sviluppo radicale e garantendo un attecchimento più rapido

3.2. Fioritura e allegagione

All’inizio della fase riproduttiva l’attenzione si sposta su nutrienti che favoriscono la formazione dei fiori e la fecondazione: fosforo e potassio diventano prioritari. Si riduce gradualmente l’azoto per concentrare le risorse sulla produzione di fiori sani e sull’allegagione. In particolare, la disponibilità di K dev’essere elevata per assicurare un ampio numero di frutti dalle caratteristiche qualitative desiderate (zuccheri, polpa soda). Anche il calcio è fondamentale in questo stadio: è proprio in questa fase che si stabilisce la capacità dei frutti di accumulare Ca e quindi di resistere al marciume apicale. Si tende pertanto a fornire concimazioni di copertura con nitrato di calcio o solfato di calcio intorno alla fine della fioritura, per consolidare la qualità dei frutti in formazione.

Il magnesio continua a essere richiesto per il supporto fotosintetico necessario a una buona fioritura. Un micronutriente chiave in questa fase è il boro: brevi apporti fogliari di B al momento della fioritura incrementano l’allegagione (favorendo germinazione del polline e crescita del tubetto pollinico) e migliorano l’accestimento dei frutti. L’apporto di B va comunque calibrato per evitare fitotossicità. In sintesi, la concimazione copre così la fase iniziale di allegagione con un fertilizzante NPK a medio contenuto di N, alto P₂O₅ e K₂O, integrato con concimi Ca e solfati con microelementi (Mg, B), preferibilmente tramite fertirrigazione diluita, in modo da fornire nutrienti prontamente disponibili durante tutto il periodo di fioritura.

3.3. Sviluppo e maturazione sana delle bacche

Lo sviluppo dei frutti richiede una forte accelerazione nutrizionale. In questo stadio il potassio diventa il nutriente più critico: è coinvolto nell’accumulo di zuccheri (Brix) e pigmenti rossi dei pomodori, nella consistenza della polpa e nel contenuto di solidi solubili. Pertanto, si intensifica la fertirrigazione di potassio nelle settimane centrali e avanzate del ciclo. Parallelamente, il calcio deve rimanere costantemente disponibile per il frutto in crescita, per mantenere la sua integrità strutturale e prevenire marciumi (per esempio, vengono spesso fatte nebulizzazioni fogliari di Ca e Mg nei periodi caldi pre-raccolta).

Anche boro e zolfo continuano a giocare un ruolo rilevante: il boro favorisce ulteriormente la maturazione cellulare dei frutti, mentre lo zolfo (in sinergia con il K) aiuta ad ottimizzare parametri qualitativi come aroma e colorefile-kr5iebq3wtt36trxftttrw. In questa fase vanno dosati con attenzione gli apporti di azoto (per non ritardare la maturazione e non compromettere il raccolto).

L’uso dei biostimolanti è particolarmente utile a fine ciclo: sostanze come alghe ed estratti proteici applicate in pre-raccolta possono aumentare la dimensione e il Brix dei frutti, promuovere una maturazione più uniforme e migliorare la conservabilità. Ad esempio, applicazioni di biostimolanti organici nel periodo di ingrossamento del frutto hanno dimostrato di aumentare la resa totale fino al 30%, e influenzare positivamente la consistenza e la shelf-life del pomodoro. In sintesi, il piano di concimazione in pre-raccolta dovrebbe prevedere aumenti progressivi di K e microelementi, e talvolta l’ultima frazione di azoto nitrico, per sostenere un ottimo livello qualitativo fino al momento della raccolta.

3.4. Raccolta e post-raccolta pomodoro da industria: garantire un prodotto ottimale per la trasformazione

Sebbene l’obiettivo principale della gestione nutrizionale sia la massimizzazione della resa e della qualità al momento del raccolto, è importante considerare l’impatto della nutrizione sulle caratteristiche post-raccolta del pomodoro da industria. Il calcio, in particolare, svolge un ruolo nella conservabilità dei frutti, contribuendo alla loro compattezza e alla resistenza al deterioramento durante la conservazione e il trasporto. Anche alcuni biostimolanti applicati in periodo pre-raccolta possono anche rallentare i processi ossidativi e mantenere le qualità organolettiche durante lo stoccaggio.

Al di là dell’immediato, le strategie nutrizionali sostenibili impiegate nel ciclo del pomodoro hanno impatti sul lungo termine. L’impiego sistematico di concimi organici (letame, ammendanti, biochar) migliora la fertilità del terreno, aumenta la sostanza organica e stimola la microflora benefica, preparando un terreno più produttivo per la coltura successiva. Prodotti specifici (es. inoculi micorrizici, batteri azotofissatori) possono crescere la popolazione microbica attiva, aumentando la disponibilità di nutrienti naturali e diminuendo la dipendenza dai fertilizzanti chimici nelle annate successive.

4. Fertilizzanti e biostimolanti: nutrizione sostenibile del pomodoro da industria

Nell’ottica di una fertilizzazione sostenibile si utilizzano varie categorie di prodotti, ciascuno con caratteristiche peculiari.

Indice dei contenuti

  1. L’importanza della filiera italiana del pomodoro da industria
  2. Esigenze fisionutrizionali del pomodoro da industria: le funzioni degli elementi nutritivi
    1. Macroelementi
    2. Mesoelementi
    3. Microelementi
  3. Pomodoro da industria: adattare gli apporti alle fasi fenologiche
    1. Trapianto e crescita vegetativa
    2. Fioritura e allegagione
    3. Sviluppo e maturazione sana delle bacche
    4. Raccolta e post-raccolta pomodoro da industria: garantire un prodotto ottimale per la trasformazione
  4. Fertilizzanti e biostimolanti: nutrizione sostenibile del pomodoro da industria
    1. Fertilizzanti minerali
    2. Fertilizzanti organo-minerali
    3. Fertilizzanti organici: migliorare la salute del suolo e la fertilità
    4. Biostimolanti pomodoro da industria: migliorare l’assorbimento dei nutrienti e la tolleranza allo stress
  5. Nutrizione di precisione pomodoro da industria
    1. Tempi e modalità di applicazione al suolo
    2. Fertilizzazione localizzata per massimizzare l’assorbimento nella zona radicale
    3. Fertirrigazione: integrare acqua e nutrienti per la massima efficienza
  6. Monitoraggio dello stato nutrizionale: interpretare i risultati delle analisi del suolo prendere per decisioni informate
  7. Pratiche sostenibili complementari per pomodoro da industria
    1. I benefici delle cover crop: migliorare la salute del suolo e il ciclo dei nutrienti
    2. Rotazione delle colture: migliorare la fertilità del suolo e ridurre la pressione dei patogeni
    3. L’importanza dei microrganismi del suolo
    4. Utilizzo di ammendanti organici e sottoprodotti
  8. L’impronta della nutrizione sulla qualità del pomodoro: Brix, acidità, colore, consistenza
    1. Rafforzare le “difese naturali” della pianta attraverso una nutrizione adeguata
  9. Irrigazione e fertirrigazione nel pomodoro da industria
    1. Corrispondenza tra le esigenze idriche e le diverse fasi di crescita del pomodoro da industria
    2. Ottimizzare le pratiche di irrigazione per un assorbimento e un utilizzo efficienti dei nutrienti
  10. Concimazione fogliare pomodoro da industria
    1. Quando i trattamenti fogliari possono essere utili
    2. Quando applicare i trattamenti fogliari
    3. Fertilizzanti fogliari comunemente usati e loro specifiche applicazioni
  11. Filiera italiana del pomodoro da industria: nutrizione integrata e ragionata

4.1. Fertilizzanti minerali

sono sali inorganici (nitrati, solfati, fosfati) che apportano nutrienti prontamente disponibili. Forniscono alta precisione in fase di copertura: ad esempio, al trapianto si preferiscono concimi granulari a cessione controllata (tipo 12-12-12 a lenta cessione termica) per un apporto base di NPK, mentre in copertura si usano nitrati solubili (nitrato di calcio, nitrato di potassio, nitrato ammmonico) per interventi rapidi sulle carenze di N e K. Questi concimi permettono di colmare carenze puntuali con efficienza. Tuttavia, il loro uso deve essere guidato da analisi del suolo e del fabbisogno della pianta per evitare eccedenze: dosaggi e tempistiche precise riducono le perdite per dilavamento/volatilizzazione. L’innovazione dei concimi a cessione controllata (CRF) è particolarmente rilevante: granuli rivestiti rilasciano gradualmente l’azoto in funzione della temperatura del suolo, allineando la disponibilità nutrizionale con l’assorbimento della pianta. Ciò aumenta l’efficienza d’uso dei nutrienti, permette di ridurre i volumi applicati (fino al 20–50% in meno di input totale mantenendo o migliorando la resa) e minimizza gli impatti ambientali.

4.2. Fertilizzanti organo-minerali

I fertilizzanti organo-minerali uniscono i vantaggi delle frazioni organiche e minerali. Questi fertilizzanti consistono in una componente minerale che fornisce nutrienti prontamente disponibili per l’assorbimento immediato da parte della pianta, insieme a una componente organica, come la sostanza organica umificata, che migliora la struttura del suolo, aumenta la ritenzione dei nutrienti e stimola l’attività microbica.

Esempi di fertilizzanti organo-minerali utilizzati nella coltivazione del pomodoro includono prodotti che contengono nutrienti minerali solubili complessati con acidi umici, che possono migliorare l’efficienza di assorbimento dei nutrienti. Questi fertilizzanti possono anche fornire un rilascio graduale di nutrienti dalla frazione organica, contribuendo a un apporto più sostenuto durante la stagione di crescita.

I fertilizzanti organo-minerali possono essere particolarmente utili per fornire nutrienti essenziali come il magnesio e i microelementi in una forma prontamente disponibile per la pianta, migliorando al contempo la capacità di scambio cationico del suolo. Integrando i benefici della nutrizione minerale e organica, i fertilizzanti organo-minerali possono essere quindi uno strumento prezioso per sviluppare programmi di fertilizzazione sostenibili per il pomodoro da industria.

4.3. Fertilizzanti organici: migliorare la salute del suolo e la fertilità

Migliorano la fertilità del suolo a medio-lungo termine anziché fornire un nutrimento immediato. Esempi tipici sono letame, compost, pollina e digestato: ricchi di sostanza organica, aumentano la tessitura del suolo, la ritenzione idrica e stimolano i microrganismi. La letteratura agronomica conferma che fertilizzazioni organiche, pur apportando nutrienti a rilascio lento, spesso migliorano caratteristiche qualitative dei frutti (colore più intenso, gradi Brix più elevati) rispetto a sole concimazioni minerali. Ad esempio, studi hanno rilevato che l’aggiunta di digestato e biochar come ammendanti aumenta significativamente Brix e viscosità del succo di pomodoro rispetto alla sola concimazione minerale. In ogni caso, occorre considerare la dinamica lenta di questi concimi: i nutrienti vengono rilasciati gradualmente durante la decomposizione nel suolo (influenze di temperatura e attività microbica), per cui la pianificazione deve prevedere coperture tempestive di nutrienti minerali per le fasi critiche del ciclo colturale. Bisogna anche evitare accumuli tardivi di azoto organico (es. concime troppo fresco in periodo di maturazione) che potrebbero alterare la qualità finale del frutto.

4.4. Biostimolanti pomodoro da industria: migliorare l’assorbimento dei nutrienti e la tolleranza allo stress

Sono sostanze o microrganismi che migliorano l’efficienza nutrizionale e la tolleranza agli stress idrici, termici e salini della pianta, ma senza apportare nutrienti significativi. Tra questi troviamo idrolizzati proteici, alghe, acidi umici e fulvici, funghi micorrizici, batteri PGPR (cioè promotori della crescita). I biostimolanti agiscono stimolando processi fisiologici (modulazione ormonale, assorbimento ioni, fotosintesi) sia nella pianta che nel suolo. In pomodoro da industria si utilizzano varie tipologie: ad esempio, formulati umici e algali migliorano lo sviluppo delle radici e la nutrizione generale; inoculi di micorrize e rizobatteri promuovono l’assorbimento di P e di alcuni nutrienti inorganici; estratti proteici e aminoacidici stimolano la germinazione e l’accrescimento precoce; estratti algali potenziano fioritura e allegagione, oltre a innalzare il grado Brix del frutto. Molti biostimolanti sono compatibili con le pratiche di agricoltura biologica e possono essere applicati in momenti mirati (ad esempio al trapianto, pre-fioritura o invaiatura) per massimizzare il loro effetto. In generale, studi hanno dimostrato incrementi produttivi (fino a +30% di resa) e qualitativi (Brix, peso frutto) legati all’uso di biostimolanti specifici sul pomodoro da industria. Complessivamente, i biostimolanti consentono di aumentare l’efficienza d’uso dei fertilizzanti e la resilienza della coltura, aspetto chiave nei sistemi produttivi sostenibili.

5. Nutrizione di precisione pomodoro da industria

La nutrizione di precisione mira a gestire gli apporti nutritivi in modo puntuale, minimizzando sprechi e perdite.

5.1. Tempi e modalità di applicazione al suolo

Il momento dell’applicazione è cruciale: la concimazione di base (concimi polifasici o CRF) va effettuata prima o al trapianto, assicurando un apporto iniziale di macroelementi (NPK, Ca, Mg) sufficiente per la crescita radicolare. Durante la stagione si interviene con coperture localizzate di N e K (nell’interfila o direttamente nelle buche di impianto) in funzione delle curve di assorbimento della pianta. Ad esempio, concimi azotati granulari vengono applicati una prima volta prima della fioritura per sostenere la fase vegetativa (eventualmente con inibitori di nitrificazione) e una seconda volta in post-fioritura, mentre il potassio viene somministrato progressivamente fino a maturazione.

La concimazione tradizionale a spaglio è influenzata dal tipo di suolo e dalla pioggia (rischio dilavamento), perciò è fondamentale gestirne modalità e posizionamento: tecniche come l’iniezione localizzata nel terreno o la concimazione a bande migliorano la precisione. Sempre più si adottano app di supporto agronomico e sensori per calibrare in tempo reale le dosi (es. iniettori fertirrigazione proporzionale al flusso d’acqua).

5.2. Fertilizzazione localizzata per massimizzare l’assorbimento nella zona radicale

Le tecniche di concimazione localizzata rappresentano un approccio più mirato alla somministrazione di nutrienti alle piante di pomodoro da industria, con l’obiettivo di ridurre al minimo gli sprechi e massimizzare l’assorbimento collocando i fertilizzanti direttamente nella zona delle radici. Questo metodo può essere particolarmente vantaggioso per i nutrienti meno mobili come il fosforo. Una tecnica comune di concimazione localizzata è quella a bande, in cui il fertilizzante viene applicato in una striscia stretta sotto o a lato della fila al momento del trapianto. In questo modo si garantisce alle radici in via di sviluppo l’accesso immediato ai nutrienti necessari.

Un’altra forma di concimazione localizzata è l’uso di formulazioni in micropellet, che facilitano una distribuzione precisa e uniforme dei nutrienti direttamente nella zona radicale, migliorando l’efficienza dell’operazione e riducendo sprechi e costi inutili. Anche l’incorporazione di fertilizzanti a livello dell’apparato radicale durante la preparazione del terreno prima del trapianto garantisce la concentrazione dei nutrienti dove le radici li assorbiranno attivamente.

Quando possibile, si raccomanda di integrare la concimazione di base con analisi NIR del terreno o mappe di vigore per modulare le dosi in funzione dell’eterogeneità del campo (dose differenziata).

5.3. Fertirrigazione: integrare acqua e nutrienti per la massima efficienza

La fertirrigazione (applicazione di fertilizzanti solubili con l’acqua di irrigazione) è la tecnica di concimazione più efficiente in coltura di pomodoro. Permette di fornire nutrienti in piccole frazioni frequenti, sincronizzando al meglio l’offerta col fabbisogno della pianta e massimizzando la N-efficiency. Ad esempio, somministrare 10–20 kg N/ha ogni 5–7 giorni dalla fine della fase vegetativa fino all’ingrossamento frutto assicura un costante apporto di nitrati senza accumuli eccessivi nel terreno. Studi (Farneselli 2015, Kumar et al. 2016) confermano che alte frequenze di fertirrigazione aumentano l’assorbimento dell’azoto e la resa complessiva, riducendo al contempo le perdite per percolazione. In condizioni di soleggiamento abbondante, la fertirrigazione ottimizza anche il bilancio idrico della coltura e il trasporto degli zuccheri nei frutti. La fertirrigazione consente inoltre di applicare i nutrienti in forme facilmente assimilabili, migliorando ulteriormente l’assorbimento da parte delle piante. Diversi fertilizzanti idrosolubili, tra cui il nitrato di potassio, il nitrato di ammonio, il fosfato mono e bi-ammonico, l’acido fosforico, il nitrato di magnesio e il solfato di magnesio, sono comunemente utilizzati nei sistemi di fertirrigazione del pomodoro.

Anche soluzioni nutritive specifiche, come quelle contenenti calcio e magnesio o concimi NPK+ME specificatamente formulati per fase fenologica, possono essere somministrate efficacemente attraverso la fertirrigazione, soprattutto durante le fasi critiche della crescita, come la fioritura e lo sviluppo dei frutti. Le ricerche suggeriscono che la fertirrigazione gestita correttamente può aumentare la resa dei pomodori e migliorare la qualità dei frutti, riducendo al contempo la quantità di fertilizzanti azotati necessari.

In tutte queste pratiche, il monitoraggio continuo delle condizioni idriche e nutritive (es. tensiometri, stazioni meteo, analisi fogliari) permette correzioni in tempo reale, rendendo la nutrizione veramente “di precisione”.

6. Monitoraggio dello stato nutrizionale: interpretare i risultati delle analisi del suolo prendere per decisioni informate

Il suolo va analizzato con regolarità (ideale ogni 3–5 anni) per valutare i livelli di macro e microelementi, il pH, la sostanza organica e la salinità. Queste informazioni sono indispensabili per tarare con precisione la concimazione: un terreno con alto contenuto di P o K, ad esempio, non richiede forti apporti di questi elementi in copertura, mentre un basso contenuto organico indicherebbe la necessità di incrementare gli ammendanti.

L’interpretazione dei risultati segue intervalli di riferimento validati per il pomodoro da industria, in base all’obiettivo di resa. Su queste basi si determinano le dosi di concime più appropriate: per esempio, se l’analisi indica carenza di potassio, si programmeranno fertilizzazioni con K (KNO₃, K₂SO₄) per riallineare al range ottimale; se invece il fosforo è già elevato, si ridurrà o ometterà del tutto l’apporto di P₂O₅ per evitare inutili accumuli e impatti dannosi sull’ambiente. Il controllo analitico del suolo consente anche di scegliere il tipo di fertilizzante più adatto (es. concimi senza cloro in suoli alcalini) e la metodologia ottimale (semplice localizzata, fertirrigazione, ecc.), massimizzando l’assorbimento e minimizzando le perdite.

7. Pratiche sostenibili complementari per pomodoro da industria

Oltre alla concimazione, esistono pratiche colturali che favoriscono la sostenibilità della nutrizione del pomodoro.

7.1. I benefici delle cover crop: migliorare la salute del suolo e il ciclo dei nutrienti

Inserire colture intercalate tra i cicli di pomodoro (ad es. sovesci invernali) apporta molti vantaggi: riduce l’erosione e migliora la struttura del suolo, aumenta la sostanza organica ed esercita effetto di soia contro le infestanti. In particolare, le leguminose (veccia, favino, trifoglio) fissano azoto atmosferico nel suolo, arricchendolo naturalmente e riducendo il bisogno di concimi azotati nel ciclo successivo. Alcune cover, grazie alle radici profonde, riportano in superficie nutrienti intercettati in profondità rendendoli disponibili per le colture successive. In generale, i periodi in cui il suolo è coperto con queste colture creano un ecosistema del suolo stesso più resiliente e fertile.

7.2. Rotazione delle colture: migliorare la fertilità del suolo e ridurre la pressione dei patogeni

Ruotare il pomodoro con altre colture (cereali, leguminose, ortaggi diversi) migliora la fertilità del terreno nel medio-lungo periodo e riduce l’incidenza di parassiti specifici. Alternare pomodoro ad altre specie spezza i cicli vitali di patogeni del suolo (nematodi, funghi, virus) e alleggerisce il prelievo di nutrienti. La rotazione ben pianificata, insieme all’uso di cover crop, costituisce una strategia chiave per sistemi produttivi sostenibili che mantengono il terreno produttivo senza eccessivi apporti chimici.

7.3. L’importanza dei microrganismi del suolo

batteri e funghi benefici (PGPR e micorrize arbuscolari) aumentano l’assorbimento nutrizionale e la resilienza del pomodoro. Inoculi di batteri fotosintetici o rizobatteri promotori di crescita possono incrementare la resa commerciale del pomodoro fino al 30–40%, migliorando anche il contenuto di zuccheri e micronutrienti nei frutti. Analogamente, le micorrize arbuscolari ampliano il volume radicale e potenziano l’assorbimento di fosforo e altri elementi, aumentando significativamente la resa rispetto a piante non micorrizate. Un sistema radicale ben colonizzato da micorrize sostiene anche una maggiore resistenza ai patogeni del suolo e agli stress abiotici

7.4. Utilizzo di ammendanti organici e sottoprodotti

il compost, il letame e soprattutto il digestato (residuo della digestione anaerobica) sono fonti preziose di nutrienti e di materia organica a lento rilascio. Il digestato, se gestito correttamente, fornisce macro e micronutrienti essenziali (N, P, K, Ca ecc.) e può essere applicato sia prima del trapianto sia attraverso fertirrigazione durante la stagione. L’uso regolare di questi ammendanti migliora la struttura fisica del suolo, la capacità di ritenzione idrica e l’attività biologica, chiudendo i cicli dei nutrienti secondo i principi dell’economia circolare e salvaguardando la fertilità a lungo termine.

8. L’impronta della nutrizione sulla qualità del pomodoro: Brix, acidità, colore, consistenza

La qualità dei pomodori da industria è determinata da diversi parametri chiave, tra cui Brix (solidi solubili, principalmente zuccheri), acidità, colore e compattezza, tutti influenzati in modo significativo dalla gestione nutrizionale della coltura.

In particolare, la concentrazione di zuccheri solubili (grado Brix) e il colore rosso dipendono soprattutto da potassio e calcio. Il potassio promuove il trasferimento degli zuccheri al frutto e la sintesi di lycopene (colore), mentre il calcio rinforza le pareti cellulari migliorando consistenza e conservabilità del frutto. Studi sperimentali hanno identificato un rapporto ottimale K:Ca nell’ordine di 0,82–0,85 (ottenuto mediamente a circa 200 mmol/kg di K interno) associato a elevate rese, frutti più compatti e maggiori livelli di zuccheri e licopene. Anche lo zolfo contribuisce alla formazione del sapore e a un maturazione equilibrata; una carenza di S o K può aumentare l’acidità indesiderata. Biostimolanti fogliari contenenti aminoacidi o alghe possono anch’essi favorire una lieve crescita degli zuccheri e un migliore equilibrio Brix–acidità nella fase di maturazione. Pre-raccolta, applicazioni specifiche (p. es. una soluzione ricca di potassio a basso N) sono usate in campo per innalzare il grado Brix finale, assicurando un prodotto che rispetti gli standard minimi di +4,5°Brix richiesti dall’industria.

8.1. Rafforzare le “difese naturali” della pianta attraverso una nutrizione adeguata

Una nutrizione corretta ed equilibrata non solo è essenziale per ottenere rese e qualità elevate nel pomodoro da industria, ma svolge anche un ruolo cruciale nel rafforzare le difese naturali della pianta contro vari stress biotici (malattie e parassiti) e abiotici (siccità, temperature estreme). Evitare squilibri nutritivi, in particolare un’applicazione eccessiva di azoto, può prevenire una crescita vegetativa troppo vigorosa che può rendere le piante più suscettibili a malattie e parassiti. Garantire livelli adeguati di nutrienti chiave come il potassio e il calcio è fondamentale per migliorare l’integrità strutturale della pianta e la sua capacità di resistere agli stress.

Il potassio, ad esempio, svolge un ruolo cruciale nella regolazione del bilancio idrico della pianta, particolarmente importante durante i periodi di siccità e le alte temperature. Il calcio contribuisce alla resistenza della parete cellulare, rendendo la pianta più resistenti ai danni fisici e agli attacchi dei patogeni. I fertilizzanti organici possono anche migliorare la resistenza complessiva della pianta agli stress biotici e abiotici.

9. Irrigazione e fertirrigazione nel pomodoro da industria

L’acqua è il vettore principale dei nutrienti e il suo fabbisogno varia nelle diverse fasi di crescita del pomodoro. In condizioni normali di coltivazione irrigua, il volume totale d’acqua richiesto dalla coltura stagionalmente è dell’ordine di 4.000–5.000 m³/ha, a seconda del clima e della stagione. Periodi di rapida crescita vegetativa, fioritura e ingrossamento dei frutti richiedono apporti idrici maggiori. Il mantenimento di un adeguato stato idrico evita che lo stress idrico riduca l’assorbimento radicale dei nutrienti; al contrario, eccessiva umidità prolungata può soffocare le radici e ridurre anch’essa l’assorbimento.

Indice dei contenuti

  1. L’importanza della filiera italiana del pomodoro da industria
  2. Esigenze fisionutrizionali del pomodoro da industria: le funzioni degli elementi nutritivi
    1. Macroelementi
    2. Mesoelementi
    3. Microelementi
  3. Pomodoro da industria: adattare gli apporti alle fasi fenologiche
    1. Trapianto e crescita vegetativa
    2. Fioritura e allegagione
    3. Sviluppo e maturazione sana delle bacche
    4. Raccolta e post-raccolta pomodoro da industria: garantire un prodotto ottimale per la trasformazione
  4. Fertilizzanti e biostimolanti: nutrizione sostenibile del pomodoro da industria
    1. Fertilizzanti minerali
    2. Fertilizzanti organo-minerali
    3. Fertilizzanti organici: migliorare la salute del suolo e la fertilità
    4. Biostimolanti pomodoro da industria: migliorare l’assorbimento dei nutrienti e la tolleranza allo stress
  5. Nutrizione di precisione pomodoro da industria
    1. Tempi e modalità di applicazione al suolo
    2. Fertilizzazione localizzata per massimizzare l’assorbimento nella zona radicale
    3. Fertirrigazione: integrare acqua e nutrienti per la massima efficienza
  6. Monitoraggio dello stato nutrizionale: interpretare i risultati delle analisi del suolo prendere per decisioni informate
  7. Pratiche sostenibili complementari per pomodoro da industria
    1. I benefici delle cover crop: migliorare la salute del suolo e il ciclo dei nutrienti
    2. Rotazione delle colture: migliorare la fertilità del suolo e ridurre la pressione dei patogeni
    3. L’importanza dei microrganismi del suolo
    4. Utilizzo di ammendanti organici e sottoprodotti
  8. L’impronta della nutrizione sulla qualità del pomodoro: Brix, acidità, colore, consistenza
    1. Rafforzare le “difese naturali” della pianta attraverso una nutrizione adeguata
  9. Irrigazione e fertirrigazione nel pomodoro da industria
    1. Corrispondenza tra le esigenze idriche e le diverse fasi di crescita del pomodoro da industria
    2. Ottimizzare le pratiche di irrigazione per un assorbimento e un utilizzo efficienti dei nutrienti
  10. Concimazione fogliare pomodoro da industria
    1. Quando i trattamenti fogliari possono essere utili
    2. Quando applicare i trattamenti fogliari
    3. Fertilizzanti fogliari comunemente usati e loro specifiche applicazioni
  11. Filiera italiana del pomodoro da industria: nutrizione integrata e ragionata

9.1. Corrispondenza tra le esigenze idriche e le diverse fasi di crescita del pomodoro da industria

Per ottenere produzioni massime si consiglia l’irrigazione a goccia con volumi distribuiti mensilmente (ad esempio circa 250 m³/ha a trapianto, 600 in maggio, 1500 in giugno, 1500 in luglio e fino a 1000 in agosto, regolati secondo le condizioni climatiche specifiche dell’areale). Anche con sistemi a pioggia i volumi totali restano simili, ma con irrigazioni meno frequenti (circa ogni dieci giorni). Il pomodoro subisce stress idrici in ogni fase del ciclo: irrigazioni regolari e ben distribuite (ogni 2–4 giorni in piena stagione) sono quindi essenziali.

9.2. Ottimizzare le pratiche di irrigazione per un assorbimento e un utilizzo efficienti dei nutrienti

l’adozione dell’irrigazione a goccia ottimizza l’utilizzo di acqua e nutrienti, poiché la soluzione nutritiva è somministrata direttamente alle radici. La fertirrigazione consente di calibrare con precisione tempi e dosi di concime: ad ogni intervento irriguo si inietta la miscela nutritiva richiesta dalla coltura, garantendo la massima efficienza di assorbimento e minimizzando le perdite per lisciviazione o evaporazione. Questo approccio riduce anche la dose complessiva di fertilizzante necessario e i rischi ambientali (per esempio insolubilità del fosforo o dilavamento dei nitrati). In pratica, si impiegano turni irrigui brevi e frequenti, con fertilizzante distribuito solo quando le piante lo richiedono, monitorando l’umidità del suolo e lo sviluppo colturale.

10. Concimazione fogliare pomodoro da industria

10.1. Quando i trattamenti fogliari possono essere utili

La concimazione fogliare – ovvero l’applicazione liquida di nutrienti direttamente sulla vegetazione – è una strategia di supporto alla nutrizione, mirata soprattutto alle fasi critiche o alle carenze difficilmente correggibili con lenti apporti radicali. Gli interventi fogliari sono particolarmente utili per fornire rapidamente micronutrienti (es. boro, ferro, manganese, zinco) e correttori agronomici (calcio, magnesio) quando gli elementi non sono prontamente assorbibili dal terreno (per esempio suoli freddi, salini o compatti o attacchi di patogeni tellurici). Diversi studi confermano che applicazioni fogliari ben dosate aumentano sensibilmente resa e qualità del pomodoro, a patto di scegliere il nutriente giusto, al momento giusto e in condizioni meteorologiche favorevoli all’assorbimento.

10.2 Quando applicare i trattamenti fogliari

Sono consigliati soprattutto in pre-fioritura e fioritura per garantire l’allegagione; per esempio, spruzzi di boro salino possono migliorare l’impollinazione e l’allegagione dei frutti. Analogamente, carenze di ferro, manganese o zinco possono essere corrette in piena stagione agendo direttamente sulla chioma, specie se le basse temperature o l’eccessiva umidità limitano l’attività radicale. Anche il calcio in forma chelata può essere irrorato per ridurre il rischio di marciume apicale in fase precoce. Si ricorda che è importante basarsi su analisi fogliari e del terreno per individuare gli elementi carenti.

10.3. Fertilizzanti fogliari comunemente usati e loro specifiche applicazioni

Sul mercato sono disponibili varie formulazioni. Per incrementare l’impollinazione, si usa spesso il boro (solfato di boro o acido borico) in fase di fioritura. Per contrastare carenze di microelementi si utilizzano chelati di ferro, zinco, manganese e rame, applicati in nebulizzazione (periodo post-trapianto e pre-fioritura). Inoltre, composti a base di calcio o magnesio possono integrare questi elementi in seguito, quando lo sviluppo dei frutti richiede una maggiore presenza di calcio.

La scelta del prodotto e del momento di applicazione va comunque guidata dall’analisi nutrizionale della coltura e dall’osservazione delle eventuali carenze in campo. In sintesi, la concimazione fogliare integra la concimazione di base, agendo dove e quando la pianta è più ricettiva (tessuti giovani, stomi aperti) per migliorare rapidamente lo stato nutrizionale e il potenziale produttivo.

11. Filiera italiana del pomodoro da industria: nutrizione integrata e ragionata 

Il successo del pomodoro da industria italiano dipende da un approccio integrato e ragionato alla nutrizione: ciò significa bilanciare apporti minerali, organici e l’uso di biostimolanti in funzione delle esigenze fenologiche della coltura e delle caratteristiche aziendali. I macroelementi e i microelementi vanno somministrati in precise dosi fenologicamente differenziate.

L’utilizzo di concimi organici, digestati e cover crop riduce l’impatto ambientale e favorisce la circolarità dei nutrienti, mentre l’uso strategico di biostimolanti (es. estratti di alghe, batteri benefici) può ulteriormente migliorare l’assorbimento e la tolleranza allo stress. Cruciale è la precisione: analisi del terreno e della vegetazione guidano la concimazione (anche fogliare) e la fertirrigazione, in modo da fornire solo ciò che serve realmente alla pianta.

L’applicazione localizzata del fertilizzante, sia a terra (posizionamento nelle zone radicali) sia in fertirrigazione a goccia, assicura che i nutrienti raggiungano le radici nel momento di massima necessità, limitando sprechi. Questo approccio integrato, sostenuto da dati sperimentali recenti sulla sostenibilità agronomica, permette di ottenere produzioni elevate di qualità superiore preservando la salute del suolo e la redditività della filiera nel lungo termine.

Nutrizione sostenibile del pomodoro da industria - Ultima modifica: 2025-07-08T10:29:21+02:00 da Redazione Terra e Vita
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