Lo vuole naturale, preferibilmente proveniente dalla campagna dietro casa, ma anche pratico, pronto in pochi minuti, e se possibile ogni tanto anche fuori dal comune. Questa la complessa richiesta del consumatore italiano tipo, che non si accontenta più di trovare tra gli scaffali un prodotto a buon mercato e chiama il settore alimentare ad un continuo sforzo di innovazione. Anche quando si tratta di “semplici” patate.
«Oggi – spiega Gabriele Ferri, direttore generale Naturitalia, uno dei principali player del mercato, con una produzione di circa 80 mila tonnellate annue – chi acquista è molto più informato di qualche anno fa, è attento alla provenienza, cerca alimenti naturali e veloci da cucinare. Non raramente si reca a scovare prodotti inusuali, che magari ha conosciuto in uno dei mille programmi tv dedicati alla cucina. Il nostro compito è cercare di rispondere a queste richieste nella maniera più semplice e comoda possibile».
Partiamo dal primo aspetto, la provenienza: «in tutta Europa si percepisce un’attenzione quasi maniacale all’origine del prodotto. La preferenza per l’agricoltura locale è molto forte. Nel settore patata, anche per un retaggio culturale, il territorio è sempre stato centrale ed è importante comunicarlo in maniera adeguata. Per questo abbiamo realizzato confezioni ad hoc per distinguere i diversi areali e cerchiamo di immettere sul mercato prodotti ultra locali. Non è solo comunicazione, è anche strategia logistica».
Sul fronte innovazione le tendenze sono invece essenzialmente due: nuove varietà e soprattutto nuove confezioni. Partiamo dal secondo aspetto: «la tendenza è offrire ai consumatori prodotti derivati che possano semplificare la vita in cucina. Un esempio può essere una confezione che può andare dritta nel microonde. Stiamo inoltre lavorando molto sulla IV gamma, che fino a ieri offrivamo solo nel segmento horeca».
Proprio in questi giorni, ha puntualizzato Gianluca Luchi, commerciale dell’azienda, «abbiamo lanciato un test con i supermercati. Se tutto va bene il consumatore potrebbe trovare la patata IV gamma già nelle prossime settimane. Saremmo la prima azienda ad offrire questo servizio non semplice, che ha richiesto un notevole sforzo in ricerca con l’Università (di Piacenza) per garantire un’adeguata shelf life».
Accanto alla praticità si investe sulle nicchie: insieme alle tradizionali patate a pasta gialla e bianca e a quelle a buccia rossa, l’offerta Naturitalia comprende la produzione novella, nonché le patate a pasta soda e a pasta viola, le due new entry della scuderia aziendale. Ma quanto incidono queste nicchie sulla produzione totale? E soprattutto: il consumatore è disposto a pagare? «Attualmente le produzioni “fuori dall’ordinario” non arrivano al 2% del totale. In Italia, a differenza di molti altri Paesi europei, la segmentazione nel mercato della patata non è arrivata, e forse non arriverà mai a certi livelli di profondità di gamma. Questo non significa che non valga la pena investire, anche perché il consumatore, se ben informato, è disposto a spendere qualche centesimo in più. Lo vediamo con la patata Selenia. Purtroppo offrire e comunicare la qualità non è semplice in un comparto che soffre di competizione estrema».
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